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Affinché l’interculturalità possa costruirsi come prospettiva è necessario che ogni cultura, al suo interno, svolga processi di profondo (ri)pensamento. Ciò appare decisivo ai fini dell’apertura a ogni cultura “altra”.

(Ri)pensamento non significa stravolgimento ma capacità di guardarsi dentro per poter percorrere l’oltre. Tale processo intraculturale aiuta le singole culture a de-assolutizzare la propria autoreferenzialità e permette, nella fase interculturale (dunque del dialogo dialogale tra culture), di non pre-giudicare le culture “altre” bensì di giudicarle nella reciproca conoscenza.

Così il giudizio non è giudicante, “dall’alto” di una cultura “al basso” di un’altra cultura giudicata. Il piano è paritario proprio perché il rapporto avviene tra differenti che, in quanto tali, sono chiamati a conoscersi a partire dalla propria autoconoscenza/autocomprensione.

La base di autoconoscenza/autocomprensione diventa fondamento aperto per il dialogo interculturale. Il livello “intra”, in ogni cultura, non può prescindere da un lavoro davvero onesto e di profonda umiltà; è necessario, in esso, calarsi nelle proprie contraddizioni e nei propri limiti, farci i conti anzitutto non negandoli. Perché in ogni cultura (con)vivono apertura e chiusure, bisogni di apertura e paure conseguenti, opportunità di (con)divisione e rischi di (pre)giudizi.

Per dialogare interculturalmente abbiamo bisogno di “relativizzare” ogni cultura, ben consapevoli che l’interculturalità si scontra con un mondo fatto di interessi e di certezze consolidati che mostrano, almeno nella fase storica che stiamo vivendo, ben poca disponibilità a percorrere l’oltre-di-sé. Il lavoro intraculturale, pertanto, richiede non solo onestà e umiltà ma anche pazienza.

Ciò che genericamente chiamiamo “rapporti di forza” (interessi e certezze) riguardano ciascuno di noi, ogni comunità umana, i sistemi valoriali, culturali, economici, politico-istituzionali, giuridici.  Nulla è separato dal resto e, in ogni esperienza, tutte queste dimensioni ne costituiscono la complessità. Si tratta, nel percorso intraculturale, di adottare un pensiero critico e aperto che aiuti a valorizzare le specificità senza assolutizzarle. Se nessun rapporto di forza può essere negato, altrettanto può essere relativizzato in chiave di dialogo interculturale.

(Professore incaricato di Istituzioni negli Stati e tra gli Stati e di History of International Politics, Link Campus University)

 

 

Nel dialogo intraculturale

Affinché l’interculturalità possa costruirsi come prospettiva è necessario che ogni cultura, al suo interno, svolga processi di profondo (ri)pensamento. Ciò appare decisivo ai fini dell’apertura a ogni cultura “altra”. (Ri)pensamento non significa stravolgimento ma capacità di guardarsi dentro per poter percorrere l’oltre. Tale processo intraculturale aiuta le singole culture a de-assolutizzare la propria autoreferenzialità e permette, nella fase interculturale (dunque…

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