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Fabrizio Cicchitto osserva la scena politica italiana dalla prospettiva di navigato esponente di un moderatismo che mai come ora è marginalizzato e marginale.

Eppure, l’analisi dell’intera compagine dei partiti che compongono un centrodestra sempre più magmatico è assolutamente lucida. E parte dalla discutissima manifestazione del due giugno. Evento durante il quale “Salvini ha dato un’ulteriore prova di inseguire e cavalcare la rabbia”. Perché in fondo, dice l’esponente di Riformismo e Libertà, “questa è la cifra di Salvini, ma non del suo partito. Specie sulle posizioni anti europeiste corroborate e portate avanti da suoi caudatari della risma di Borghi e Bagnai”.

Sì perché il leader del Carroccio deve comunque fare i conti con una fetta importante del suo elettorato “che ha continui scambi ad esempio con la Germania. L’esempio è quello dei piccoli e medi imprenditori del nord. La posizione così rigida sul fronte europeo – prosegue – è la sponda, il soccorso verde al governo Conte. Fino a che la Lega avrà questo tipo di idee sul fronte sovranazionale, nessuno potrà pensare di gettare all’aria l’attuale esecutivo”.

L’unica alternativa valida comunque, anche a detta di Cicchitto, rimane quella di un governo “alla cui testa dovrebbe essere messo Mario Draghi che però, giustamente, non si vuole imbarcare “con questi avventurieri”. Però, dice il parlamentare, anche valutando il fronte sovranista occorre fare dei distinguo. “ll partito guidato da Giorgia Meloni – osserva – pur avendo posizioni a tratti estreme e comunque sovraniste è in un certo senso più serio di quello di Salvini. Riconosco una linea di coerenza e serietà”.

E Berlusconi? “Il leader di Forza Italia – spiega ancora Cicchitto – ha commesso un grave errore a mandare i suoi alla manifestazione del 2 giugno. Specie perché mai una formazione come quella fondata da Silvio Berlusconi ha espresso posizioni così critiche nei confronti dell’Europa. Anzi, la destra liberale si è sempre contraddistinta da una forte connotazione europeista”. Questo errore, secondo il parlamentare di ReL può costare molto caro. “C’è una parte di elettorato moderato che rischia di andare perduto. Forza Italia non è come la Lega”.

Ma anche al centro non mancano i mal di pancia. “C’è uno spazio elettorale grandissimo che andrebbe valorizzato e tenuto in forte considerazione – prosegue – e che, a conti fatti, potrebbe valere circa il 12%. Ed è la compagine in cui si muovono a vario titolo politici come Matteo Renzi, Carlo Calenda ed Emma Bonino. Il problema del centro – centrodestra e centrosinistra – è che manca una figura carismatica in grado di intercettare questo bacino di elettori”.

E qui si allunga l’ombra dell’avvocato degli italiani, come ama definirsi il premier Conte. “Conte potrebbe essere individuato come leader di questa parte di elettorato moderato. Potrebbe schiacciare tutti gli altri e diventare il nuovo capo dei moderati. Anche se, c’è il rischio, di ripetere l’operazione non di grande successo per la verità, che fece Monti dopo il suo mandato da primo ministro”.

A complicare ulteriormente il quadro politico “c’è la difficile partita dell’elezione del Presidente della Repubblica”. In più, in questi giorni si sta via via affermando una linea tutto sommato insolita per quanto riguarda Confindustria. Cicchitto dice a chiare lettere che Bonomi “potrebbe essere un estremista. Capisco le critiche all’esecutivo, ma non mi sembra un governo ideologicamente contro le imprese. Dire che il governo fa più danni del virus, è molto rischioso. Una battuta davvero infelice. Se Bonomi ha in testa una linea alla Trump e Johnson rischia di spaccare le fabbriche”.

Bonomi, Conte e gli errori di Berlusconi nel centrodestra. Parla Cicchitto

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