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Ora l’allarme non è più solo mediatico. In Europa, anche in politica, c’è chi vuole “vedere” le carte della Cina e capire se dietro la mastodontica campagna diplomatica e gli aiuti umanitari per affrontare l’emergenza del Covid-19 c’è altro. Dall’Italia alla Spagna, dalla Francia alla Germania e all’Europa dell’Est, le linee aeree sono ormai intasate di voli dall’ex Celeste Impero che portano rifornimenti, mascherine, equipe di medici, anche di alcune centinaia di unità.

Lo Stivale è stato il primo Paese interessato dalle nuove rotte. Paga il prezzo più alto per quello che a Washington DC il presidente americano Donald Trump, con un pizzico di provocazione, chiama ormai “virus cinese”. Quasi duemila morti negli ultimi quattro giorni, che vanno di pari passo con una quarantena ferrea e un’economia avviata verso una caduta forse più rovinosa di quella di altri Paesi europei, aggravata dall’esposizione sui mercati finanziari delle più grandi aziende italiane.

Da Pechino non si è fatto attendere un braccio teso in aiuto. Donazioni, accordi con la Croce Rossa Italiana, sì. Ma anche attenzioni che promettono di trasformarsi nell’anticamera di una collaborazione più strutturata, notano ormai in coro molti giornali internazionali, non solo negli Usa. Dopotutto, è stato lo stesso premier Giuseppe Conte a discuterne con il presidente Xi Jinping in un recente colloquio telefonico, da cui sarebbe emersa la volontà di lanciare una nuova “Via della Salute”. Una riedizione della Via della Seta siglata dal governo Conte I un anno fa, ma nel campo sanitario.

Dietro la patina di ringraziamenti e gratitudine, un campanello d’allarme inizia a risuonare fra alcune cancellerie europee, complice il forte pressing diplomatico dell’amministrazione Trump, che sia formalmente, sia informalmente, attraverso frecciatine rilanciate da media vicini all’attuale Casa Bianca come Fox News, sta facendo trapelare di seguire attentamente la propaganda cinese in Europa e di prender nota di chi spalanca le porte senza farsi troppe domande.

A Bruxelles per ora prevale la cautela. Eppure c’è chi ha letto dietro il “grazie” ufficiale della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e della cancelliera tedesca Angela Merkel un primo, discreto segnale. La prima ha tenuto a specificare che “la Cina non ha dimenticato che a gennaio, quando la Cina era l’epicentro del virus, l’Ue l’ha aiutata”. Merkel ha fatto lo stesso: “Quel che vediamo qui è reciprocità”, ha sottolineato. Come a sgombrare il campo da un primo equivoco: gli aiuti cinesi non sono semplice beneficienza.

In Italia, Paese che più di tutti è divenuto campo di conquista della campagna del Partito comunista cinese (Pcc), qualcuno si spinge oltre, e mette in dubbio la stessa gratuità degli aiuti. C’è o no una contropartita dietro gli aerei cargo che fanno la spola fra Roma e Pechino? Se lo chiedono autorevoli membri dell’opposizione come il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani e il vicepresidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) in quota Fratelli d’Italia Adolfo Urso, o ancora il deputato leghista Paolo Formentini e il senatore del Pd Alessandro Alfieri, che intervistati da Formiche.net hanno rispettivamente acceso i riflettori sul cloud sanitario e i dati dei pazienti in esso contenuti, e sulla partita del 5G che fa gola, fra gli altri, anche ad aziende cinesi come Huawei e Zte considerate dall’intelligence e il governo americani colpevoli di spionaggio.

Ora due europarlamentari italiane, le leghiste Cinzia Bonfrisco e Susanna Ceccardi, sono pronte a portare il caso italiano nell’emiciclo di Strasburgo, con un’interrogazione parlamentare per la Commissione Ue. Primo obiettivo: fare chiarezza su cosa sia la “Via della Salute”, chiedendo ai commissari di “avviare una valutazione circa la rilevanza strategica e la gestione dei dati sanitari dei cittadini europei nei vari Stati membri, attese la loro qualifica di dati personali rilevanti per la protezione dei diritti fondamentali dei cittadini, anche alla luce della connotazione di “infrastruttura critica”. Poi, recita il testo, chiedere conto al premier italiano invitandolo a “riferire sul contenuto dei suddetti accordi con la Cina”. Infine un passaggio sull’altra partita sotterranea, quella per la banda ultralarga. Le eurodeputate del Carroccio chiedono a Bruxelles se “se l’accordo italiano tiene conto delle indicazioni contenute nella Raccomandazione del 26 marzo 2019 sulla sicurezza del 5G e nel Toolbox del 29 gennaio 2020 e della necessità di garantire e preservare la sovranità e l’autonomia nazionale ed europea rispetto a possibili ingerenze straniere”.

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