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La chiave di volta per decrittare il futuro prossimo di questo governo non è tanto negli equilibri del Pd, ma nei movimenti ideali e programmatici che interesseranno il M5S. Ne è convinto Piero Ignazi, uno dei più noti politologi italiani, che in questa conversazione con Formiche.net riflette su leader e partiti.

Giuseppe Conte è il leader che manca al Pd?

No. Il Pd rimane un partito che ha le sue strutture, i suoi responsabili e terrà a breve anche un congresso. Conte è una garanzia, per il Pd, di una gestione consensuale abbastanza ordinata del governo.

La sponda di Nicola Zingaretti, che nell’intervista di fine anno a Repubblica ha parlato di ricostruzione di un nuovo, moderno e ambientalmente sostenibile sistema industriale per creare lavoro e benessere, è l’infrastruttura partitica che manca a Conte?

Non credo che Conte intenda andare da solo, ma punterà a restare all’interno del M5S diventandone sempre più il punto di riferimento. Siamo in una fase di transizione in cui il movimento non ha ancora deciso cosa fare con Di Maio: se defenastrarlo o tentare di convincerlo a perdere il suo innamoramento per Salvini.

Il Presidente della Repubblica ha chiesto al Paese una nuova ripartenza: la politica giallorossa ha l’humus per provarci e poi per riuscirci?

Lo si può augurare. Quanto alla capacità di farcela sinceramente non lo so, perché sarebbe tutto un altro discorso. Occorrerà verificare come questa coalizione sarà in grado di ripartire nei fatti, ma bisogna che abbia una prospettiva di lungo periodo e che la componente di maggioranza, ovvero il M5S, sia definitivamente convinta di questo governo e non sia tentata di sognare altri schemi. Per cui il nocciolo della questione non è tanto il Pd, ma il futuro dei Cinque Stelle.

Sarà in grado il M5S di abbracciare una prospettiva diversa da quella attuale?

Nel momento in cui sono entrati nelle liste elettorali certificate da Beppe Grillo, i grillini sono anche entrati nelle istituzioni e hanno iniziato ad essere ben presenti. Non è un caso che all’epoca Grillo abbia scelto Bologna per lanciare il V-Day per la concomitanza con le regionali dove si misurarono i suoi primi candidati con un lavoro tutt’altro che banale. In seguito va osservato come le dinamiche interne al Movimento, se non gestite in un certo modo, possono provocare tensioni, rotture e disgregazioni.

Il quadro politico corre su questa direttrice o potrebbe essere rivoluzionato dall’esito delle regionali in Emilia-Romagna e Calabria?

Dipenderà da quale sarà la tenuta nervosa dei leader politici. Ma non ho mai visto in alcun Paese che un’elezione regionale abbia avuto impatti anche sul governo centrale. Non vedo perché dovrebbe accadere in Italia, se non fosse perché siamo il Paese del melodramma. Non mi risulta che un risultato negativo alle regionali tedesche abbia causato un terremoto nel governo Merkel.

Sala, Nardella e non solo: il cosiddetto partito dei sindaci potrà essere un utile alleato o un ficcante pungolo per la maggioranza?

Mi lasci dire che intanto non c’è un partito dei sindaci in Italia. Ci sono dei sindaci che hanno un grande rilievo nazionale e quindi pesano nei rispettivi partiti, o perché guidano grandi città o perché hanno qualità particolari come dimostrano i casi di Veltroni o Rutelli a Roma. Nulla di più. Ma a Sala e Nardella aggiungerei anche l’ex sindaco di Firenze…

twitter@FDepalo

Conte, il Pd e il M5S di domani. A lezione dal prof. Ignazi

La chiave di volta per decrittare il futuro prossimo di questo governo non è tanto negli equilibri del Pd, ma nei movimenti ideali e programmatici che interesseranno il M5S. Ne è convinto Piero Ignazi, uno dei più noti politologi italiani, che in questa conversazione con Formiche.net riflette su leader e partiti. Giuseppe Conte è il leader che manca al Pd?…

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