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“Le elezioni, oggi, sono l’ultimo dei pensieri”. Un anno fa Gian Marco Centinaio, allora ministro dell’Agricoltura del governo gialloverde, era il primo a evocare le urne, stanco del continuo stallo con i Cinque Stelle. Oggi, senatore della Lega vicinissimo (di seggio, e di cuore) al leader Matteo Salvini, ricorda che ci sono altre priorità. Agricoltura, turismo, alimentare. Sono i settori che pagano il prezzo più salato della crisi, ma il governo “pensa a  regolarizzare gli immigrati clandestini”. La Lega farà le barricate per evitarlo, promette. E lo farà compatta, nonostante le voci di faide interne: “Zaia? Vuole fare il presidente, ma della regione Veneto”.

Centinaio, i sondaggi danno la Lega al 24%, il Pd è al 22%. Che succede?

Che quando sei al governo puoi far passare con più facilità il tuo messaggio, all’opposizione un po’ meno. Comunque mai creduto granché ai sondaggi, neanche quando ci davano quasi al 40%. È un momento particolare della vita del Paese. Anche Churchill aveva sondaggi stellari durante la guerra, poi sappiamo come è andata a finire…

Magari funziona meglio l’“opposizione responsabile” di Silvio Berlusconi…

O sono io che non capisco, o sono gli altri. A me sembra che la nostra sia un’opposizione molto responsabile. Ci siamo messi a disposizione del governo, che a quanto pare non vuole ragionare di nulla con noi. Chiedo allora agli italiani: cosa dovrebbe fare la Lega? Se facciamo i responsabili non va bene, se diciamo di mandarli a casa neanche.

Anche perché, ora, mandare a casa il governo non è facile.

Il ritorno al voto in questo momento non è una priorità. La priorità è far uscire il Paese da questa crisi. Nei mesi verranno fuori tutte le loro differenze, e si potrà parlarne. Oggi le elezioni sono l’ultimo dei pensieri.

Roberto Maroni vede in Zaia il prossimo premier. E lei?

Lo vedo come un gran presidente, della regione Veneto (ride, ndr), è quello che vuole fare.

Quindi niente duello Zaia-Salvini?

No, anzi. Il dialogo è, al solito, scambiato per malcontento. In tutta onestà posso dire di non avere sentore di fronde interne alla Lega o di personaggi che vogliano mettere in dubbio la leadership di Salvini. È un movimento democratico: quando la segreteria di Matteo scade chi vuole può candidarsi.

Centinaio, le trattative con l’Ue proseguono. Si va verso un sì al Mes?

Rientrerà dalla finestra. Vedo grande confusione. Europa ed europeisti devono dimostrare alla Lega che è in torto, che non è vero che l’Ue è lontana dai cittadini. Vorrei davvero potermi ricredere, ma vedo tutt’altro. Una Germania che pensa solo a tutelare se stessa, un’Europa senza una linea politica ed economica, ogni Stato membro che va per la sua.

Cosa vi aspettate dal Movimento Cinque Stelle?

Ci aspettiamo che sia coerente con se stesso e gli italiani. E che voti contro. Anche se ormai il M5S ci ha abituati a deludere i suoi elettori.

Se l’Europa non sarà solidale, ci penserà la Cina, dice qualcuno di loro..

Dalla Cina non possiamo aspettarci granché. Ricordo che la pandemia è partita da lì, e che da Pechino non c’è stata trasparenza e correttezza. Non basta qualche milione di mascherine e una manciata di medici cinesi arrivati in Italia in tour, come delle rockstar, per farci dimenticare queste responsabilità. Il paradosso, ed è un timore fondato, è che ora gli investitori cinesi vengano a fare shopping in Italia. Stanno iniziando dai caffè a Venezia, fin dove possono arrivare?

Intanto il morso della crisi si fa sentire, soprattutto in settori che conosce bene. Turismo, agroalimentare…

Non abbiamo ancora capito cosa voglia fare la Bellanova. Tutto il comparto sta pagando un prezzo altissimo, alcune filiere in particolare, carne suina, latte, florovivaismo, agriturismi, vino. Abbiamo proposto di elargire fondi, e di difendere il made in Italy mettendo tutto l’agroalimentare intorno a un tavolo. Produttori, aziende di trasformazione, distributori. Altri Paesi, penso a Francia e Spagna, si sono già mossi.

La Bellanova è impegnata nella sua battaglia: la regolarizzazione dei lavoratori agricoli.

Degli immigrati clandestini, semmai. Col lavoro agricolo c’entra poco, perché nel migliore dei casi saranno regolarizzati a fine ottobre, quando il raccolto sarà finito. La lotta al caporalato è un’altra cosa, ma quando criticavo l’efficienza della legge sul caporalato la Bellanova mi dava contro. Ora ci troviamo a parti inverse. Nel giro di ventiquattrore è arrivato un sonoro no dalle associazioni di categoria, dai sindacati dei lavoratori agricoli, perfino da un suo sottosegretario e dal ministero dell’Interno.

Lei dice che ci sono italiani pronti a fare quel lavoro. È davvero così?

Ho ascoltato tutti i nostri assessori all’agricoltura, le associazioni di categoria. Hanno tutti aperto piattaforme online di ricerca di personale: in Piemonte in due giorni ci sono state mille adesioni, in Veneto la Coldiretti ne ha raccolte 1500. Se sono retribuiti in modo onesto gli italiani possono e vogliono lavorare nell’agricoltura. Lo diciamo in coro con le tutte le associazioni, ma la Bellanova si occupa di lavoro, di ordine interno. Un pluriministro.

Su una cosa però andate d’accordo: la mozione di sfiducia al ministro della Giustizia Bonafede. Renzi è con voi?

Sono come San Tommaso, credo solo a quello che vedo. E a Renzi non credo quasi mai.

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“Le elezioni, oggi, sono l’ultimo dei pensieri”. Un anno fa Gian Marco Centinaio, allora ministro dell’Agricoltura del governo gialloverde, era il primo a evocare le urne, stanco del continuo stallo con i Cinque Stelle. Oggi, senatore della Lega vicinissimo (di seggio, e di cuore) al leader Matteo Salvini, ricorda che ci sono altre priorità. Agricoltura, turismo, alimentare. Sono i settori…

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