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Iraq, Libia e Sahel. Sono questi i teatri su cui Italia e Francia cercano convergenze, superando gli scetticismi del passato e provando a definire una linea comune nel Vecchio continente. È quanto emerge dal colloquio telefonico del ministro Lorenzo Guerini con l’omologa francese Florence Parly, conversazione che segue simili contatti con il capo del Pentagono Mark Esper e la tedesca Annegret Kramp-Karrenbauer. I contatti con gli alleati si sono fatti particolarmente intensi dopo l’uccisione di Qassem Soleimani, con la crisi tra Iran e Stati Uniti a cui si aggiungevano le complicazioni del dossier libico, tutt’altro che risolte.

IL DOSSIER IRAQ

Alla collega transalpina il ministro Guerini ha chiarito prima di tutto le priorità italiane per l’Iraq: “Il comune impegno per la stabilità del Paese e per la lotta a Isis”. L’Italia vuole preservare i risultati raggiunti nella guerra contro lo Stato islamico, ma anche evitare che l’Iraq diventi terreno di un nuovo confronto regionale. Mentre le proteste continuano a imperversare nel Paese, la Penisola ha mosso le proprie pedine, anche con l’obiettivo di tutelare gli importanti interessi energetici. Oggi il presidente iracheno Barham Salih è a Roma per incontrare Sergio Mattarella e Giuseppe Conte (domani vedrà Papa Francesco). Pochi giorni fa, Guerini è tornato dopo meno di un mese in Iraq, incontrando il premier Adel Abdul Mahdi, e il ministro dell’Interno Yasser Al Yasri. Nessun altro Paese ha avuto un’attività così intensa dopo l’uccisione di Soleimani, a testimonia della rilevanza del dossier per l’Italia, anche alla luce dei 900 militari presenti nel Paese.

LA SPONDA USA

L’iniziativa nazionale potrebbe però non bastare, ed è per questo che il ministro della Difesa e gli altri esponenti del governo hanno trattato il dossier iracheno con i principali parnter della Coalizione internazionale anti-Daesh. Serve soprattutto la sponda americana, confermata con la telefonata tra Guerini e Mark Esper quale primo contatto ufficiale tra i due governi dopo il raid contro il leader iraniano. Serve poi l’intesa anche con Germania e Francia. Per abbassare la tensione mediorientale, ha detto Guerini alla Parly, “è essenziale, in questo frangente, mantenere uno stretto contatto fra noi”.

VERSO LA CONVERGENZA PER IL SAHEL…

Altro punto caldo dei contatti con i francesi è il Sahel. Negli ultimi mesi, da Parigi si sono fatte sempre più pressanti le richieste di supporto per la missione Barkhane, operativa in un’area grande quanto l’intera Europa con 4.500 militari francesi, a fronte di una crescente attività di gruppi terroristici e traffici criminali. La prossima settimana la Parly sarà a Washington per incontrare Esper, e pare che presenterà all’americano la richiesta di sostegno all’operazione. Nel giro di qualche giorno dovrebbe invece arrivare l’annuncio sull’avvio di “Tabuka”, un’unità internazionali di forze speciali annunciata dal ministro francese lo scorso novembre, durante una visita al continente in Mali.

…CON GLI INTERESSI ITALIANI

Oggi, nel corso della telefonata, Guerini ha espresso “convergenza di vedute” in merito al Sahel e all’esigenza di rafforzare il quadro di sicurezza. La scorsa settimana, alle Commissioni Difesa di Camera e Senato il ministro spiegava l’intenzione di “incrementare la nostra presenza in Sahel, dove si assiste a una recrudescenza del terrorismo di matrice confessionale” con “effetti interconnessi fortemente allo scenario libico”. D’altra parte, aggiungeva, “l’area è fondamentale” anche per l’Italia, una consapevolezza già esplicitata nelle linee programmatiche del dicastero insieme alla connessa esigenza di collaborazione con la Francia. “Immaginare di intervenire prescindendo da uno stretto coordinamento sarebbe fortemente temerario”, ha notato Guerini.

LA MISSIONE NELLO STRETTO DI HORMUZ

La nuova intesa tra Roma e Parigi arriva comunque fino allo Stretto di Hormuz. Dal Consiglio dell’Unione europea dello scorso lunedì è arrivato l’annuncio su “Emasoh”, la missione europea nelle acque che stanno risentendo da mesi dell’assertività di Teheran. Nasce dall’iniziativa di Parigi, comunque in linea con le richieste pervenute da tempo dagli Stati Uniti per un supporto al monitoraggio dello Stretto. Tra i sette Paesi che hanno dato il loro consenso politico alla proposta francese c’è anche l’Italia (anche questo era stato anticipato da Guerini già nel dibattito sulle linee programmatiche). Quelle acque, notava Guerini, “rappresentano un interesse strategico per la nostra economia”.

LA PARTITA LIBICA

C’è poi il fattore di scambio. Rispondere alla richieste francesi su alcuni dossier (come il Sahel) darebbe la possibilità all’Italia di chiedere sostegno ai propri interessi in altri scenari, a partire dalla Libia. Sono note le ambivalenze dell’atteggiamento di Parigi sul complesso scenario libico. Trovare una convergenza complessiva su Sahel e nord Africa, potrebbe consentire di individuare quel “ruolo dell’Europa” da tutti invocato. A tal proposito Guerini e Parly hanno parlato oggi anche di Libia: “La Difesa italiana continua a essere fortemente impegnata nel teatro libico e il nostro contingente, dislocato a Tripoli e a Misurata, è rimasto schierato”, spiega palazzo Baracchini. Di più: “In linea con gli esiti della conferenza di Berlino, l’unica soluzione perseguibile resta quella incentrata sull’avvio di un concreto dialogo politico, in un quadro di cessazione delle ostilità e di implementazione dell’embargo di armi”.

Sponda francese per Libia e Sahel? Il colloquio tra Guerini e Parly

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