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Il primo ministro inglese, Boris Johnson, ha dato semaforo verde alla pubblicazione di un rapporto di intelligence su come la Russia ha lavorato per alterare l’esito del referendum su Brexit. Il report sarebbe stato bloccato prima delle elezioni generali per evitare che la diffusione dei contenuti potesse influenzare il voto degli elettori. Chiaramente le accuse contro Johnson, brexiter convinto, dicono che avrebbe fatto tutto a proprio vantaggio elettorale.

Se gli inglesi si fossero resi conto che il referendum più importante della loro storia aveva subito una campagna di manipolazione — del tutto simile a quella che le intelligence americane hanno rintracciato dietro alle presidenziali dello stesso anno — forse cinque giorni fa avrebbero votato differentemente? È la domanda degli sconfitti.

L’ufficio del primo ministro ha sempre detto che prima delle elezioni non c’era tempo per la procedura di verifica e firma sul report. A novembre, parlando davanti al parlamento, Dominic Grieve, presidente dell’ISC, l’Intelligence e Security Committee (che ha redatto il report) ed ex deputato dei Tory, ha però affermato che le ragioni addotte per il ritardo “senza precedenti” sulla pubblicazione del report erano “fasulle”.

Resta inteso che l’ISC, ha preso in mano prove dai servizi di intelligence che incolpano il Cremlino quanto meno di aver tentato di influenzare il voto tre anni fa, e di averci provato anche con le elezioni generali dell’anno successivo. C’è un margine sulla riuscita del piano, perché è questione talmente grossa che mette a rischio la tenuta democratica del Paese — alle prese con un periodo complicato. E soprattutto c’è il voto popolare.

Il rapporto è stato consegnato a Downing Street prima delle elezioni generali, e ieri il portavoce del premier ha confermato che sarà pubblicato dal nuovo ISC quando sarà convocato a anno nuovo. Ha detto: “Il primo ministro ha esaminato attentamente il rapporto presentatogli il mese scorso dal Comitato uscente. [Ritenendo] che la sua pubblicazione completa non pregiudicherebbe le funzioni di quegli organismi che salvaguardano la nostra sicurezza nazionale”, ma farlo uscire “sarà una questione del nuovo ISC a tempo debito”.

È già argomento per le opposizioni, e lo sarà ancora di più non appena verrà diffuso — il Labour, sonoramente sconfitto la scorsa settimana, potrebbe alzare i toni sul peso che quelle interferenze russe hanno avuto sugli ultimi tre anni di storia inglese. Non si tratta solo della campagna di disinformazione a ventaglio vista altrove, attraverso la proliferazione di fake news fatte circolare sui social network tramite profili falsi e bot, ma anche di un supporto diretto al Partito Conservatore, inquadrato come lato principale pro-Brexit.

Secondo il Sunday Times, il report contiene infatti informazioni importanti su nove donatori conservatori di rilievo, tutti russi e nominati per intero, che hanno consegnato milioni al partito e sviluppato relazioni personali con il signor Johnson. Per esempio Alexander Temerko, precedentemente funzionario del ministero della difesa del Cremlino, avrebbe donato più di 1,2 milioni di sterline ai conservatori negli ultimi sette anni: lui e Johnson si chiamano reciprocamente “Sasha”, diminutivo russo per Alexander (vero nome dell’inglese) e soprattutto nomignolo d’uso comune per scambi di battute tra amici.

Temerko è un tipo che pubblicamente s’è descritto contro l’uscita dall’Europa del Regno Unito, ma un’inchiesta della Reuters aveva dimostrato quanto aveva fatto privatamente per la Brexit. Lui stesso s’è poi vantato di aver aiutato lo scorso anno un gruppo di deputati conservatori hardline e molto euroscettici — l’European Research Group — a far fuori dal partito l’allora premier Theresa May, che stava traccheggiando molto sulle modalità effettive della Brexit.

Circolano indiscrezioni anche sul conto di Lubov Chernukhin, moglie dell’ex alleato del presidente Putin Vladimir Chernukhin e tra i maggiori donors dei Tory: anche lei sarebbe inclusa nel rapporto.Chernukin ha finanziato il partito con oltre 450mila sterline negli ultimi 12 mesi e ne ha pagate 160mila durante un evento di raccolta fondi per il Partito Conservatore: il maggiore offerente avrebbe potuto giocare una partita di tennis con Johnson.

Nel Regno Unito da un paio d’anni il tema Russia è tornato importante, dopo che il servizio segreto militare di Mosca, il Gru, ha cercato di assassinare un ex agente considerato scomodo dal Cremlino: Sergei Skripal. Il tentato omicidio è avvenuto a Salisbury il 4 marzo 2018, la spia (che aveva disertato anni fa e passato informazioni ai colleghi inglesi) era stata avvelenata con sua figlia; un’altra donna inglese che era entrata in contatto con l’agente nervino utilizzato dai sicari del Gru, il Novichok, era morta. Londra ha reagito con sdegno contro la Russia.

La Russia e la Brexit. Pronto il report sulla mano lunga del Cremlino in UK

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