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Sono cinquecento gli uomini e le donne delle Forze armate impegnate nell’emergenza coronavirus, mentre oltre cinquemila posti letto sono stati resi disponibili in infrastrutture militari in tutto il Paese per eventuali misure di sorveglianza sanitaria.

LA STRUTTURA DI COMANDO

A coordinare il contributo della Difesa c’è il Comando operativo di vertice interforze, guidato dal generale Luciano Portolano, che ha da subito implementato una sala operativa (24 ore al giorno) dedicata all’emergenza. Da lì sono stati coordinati tutti i trasferimenti dei connazionali dall’estero e lì vengono gestite e condivise le informazioni di interesse con gli altri dicasteri. Il Coi è infatti identificato dal capo di Stato maggiore Enzo Vecciarelli quale referente unico delle Forze armate per la gestione dell’emergenza sanitaria. Il tutto avviene in coordinamento con le altre istituzioni coinvolte, a partire dalla Protezione civile, Farnesina e ministero della Salute. Guida l’impegno della Difesa il ministro Lorenzo Guerini, che già lo scorso sabato si dirigeva nel lodigiano per verificare di persona la situazione. È originario proprio di lì, già sindaco di Lodi e presidente della provincia.

LE RISORSE DISPONIBILI

Al momento, fa sapere lo Stato maggiore della Difesa, sono impegnati e coinvolti nelle misure di contrasto dell’emergenza sanitaria circa 500 uomini delle Forze armate. Operano “in supporto alla popolazione in attuazione di una attività inter-dicasteriale di condivisione delle informazioni e collaborazione il cui obiettivo è dare una unica risposta efficace del sistema Paese”. Nelle aree interessate a casi di contagio, “verranno impiegati, ove possibile, militari già in servizio presso le citate aree ed equipaggiati con gli opportuni dispositivi di protezione individuale”.

LE DISPOSIZIONI NAZIONALI

Su tutto il territorio nazionale, sono stati limitati “all’essenziale” gli eventi a carattere non operativo. Tutti gli enti e comandi implementeranno il decalogo pubblicato dal ministero della Salute. In parallelo prosegue l’identificazione di strutture per eventuale sorveglianza sanitaria. In tutta la penisola, da nord a sud, sono state rese disponibili infrastrutture militari con oltre cinque mila posti letto.

I MILITARI ALL’ESTERO

Ci sono poi da considerare gli oltre 7.300 militari italiani impegnati al di fuori dei confini nazionali. Il Coi “monitora la situazione” e sta impartendo “a tutela del personale specifiche misure precauzionali”. Al momento saranno limitati al minimo indispensabile i movimenti in ambito nazionale e da e per i teatri operativi. Il linea con il decreto legge dello scorso venerdì, eventuale personale che dovrà essere impiegato in missione, sarà sottoposto a capillare controllo sanitario.

LE CAPACITÀ NEL TRASPORTO

Sul contributo al Paese, le capacità delle Forze armate sono state tra le prime a manifestarsi nell’emergenza coronavirus. I connazionali bloccati a Wuhan dall’epidemia sono tornati in Italia grazie al velivolo da trasporto KC767 dell’Aeronautica militare, appositamente predisposto grazie all’esperienza maturata dalla forza armata già con l’Ebola. Lo stesso è accaduto per Niccolò, il diciassettenne di Grado trasportato in alto bio-contenimento dopo essere stato fermato dalla febbre nei primi tentativi di partenza. In egual modo sono rientrati gli italiani che si trovavano a bordo della nave da crociera Diamond Princess.

L’ACCOGLIENZA

Per riceverli con le giuste misure è stato istituito un dispositivo interforze di accoglimento e sorveglianza sanitaria. Le operazioni sono state condotte in coordinamento con l’Ospedale Spallanzani, con gli specialisti del ministero della Salute, il policlinico militare del Celio e le strutture dell’Aeronautica militare. La successiva permanenza in osservazione è stata garantita presso il Centro olimpico dell’Esercito alla città militare della Cecchignola, che ha ospitato prima i 52 connazionali rientrati da Wuhan e successivamente i 19 rientrati dal Giappone.

Coronavirus, ecco le risorse a disposizione della Difesa

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