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Dopo lo stop dei mesi scorsi, il governo torna sul rafforzamento del Golden Power anche per le reti 5G, con un emendamento che riproduce il decreto sui poteri speciali emanato a luglio dal precedente esecutivo, misura poi decaduta.

L’APPREZZAMENTO USA

La mossa del governo Conte 2 arriva in concomitanza con la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella negli Stati Unti, che proprio ieri ha raccolto l’apprezzamento di Donald Trump per le più recenti iniziative italiane sulla sicurezza informatica (un tema sul quale, ha ricordato più volte Formiche.net, Washington attende risposte certe sull’auspicata esclusione di player cinesi).

LA POSIZIONE ITALIANA

L’Italia, per quanto riguarda il 5G, ha deciso di non escludere a priori le aziende della Repubblica popolare, ma di rafforzare il Golden Power sugli asset strategici (quindi anche sulle reti) e di istituire un Perimetro di sicurezza cibernetica nazionale per elevare i controlli su reti e sistemi particolarmente sensibili in settori strategici o essenziali. Perno di questo sistema sarà il Centro di Valutazione e Certificazione Nazionale (Cvcn) presso il Mise, ovvero il posto dove software e hardware sarà analizzato per verificare possibili vulnerabilità.
Quando una Amministrazione pubblica o una azienda inserita nel Perimetro della sicurezza cibernetica nazionale – al cui interno saranno incluse non solo tutte le Amministrazioni pubbliche, ma anche tutte le aziende che offrono servizi strategici per la vita civile ed economica nazionale (telefonia, trasporti ferroviari, fornitura di elettricità, eccetera), soggetti che saranno identificati da un Decreto della Presidenza del Consiglio, sulla base delle indicazioni del Cisr – intenderà “procedere all’affidamento di forniture di beni, sistemi e servizi Ict destinati a essere impiegati sulle reti, sui sistemi informativi e per l’espletamento dei servizi informatici”, dovrà comunicarlo al Cvcn.

L’EMENDAMENTO DEL GOVERNO

In questo contesto, l’emendamento del governo sul Golden power è ritenuto fondamentale dagli esperti. La proposta, secondo una bozza ottenuta da questa testata, prevede che l’esecutivo potrà applicare i poteri speciali non solo sulle reti 5G, ma anche sulle forniture ad alta intensità tecnologica funzionali alla loro realizzazione. L’emendamento interviene sul decreto 21 del 2012 prevedendo un obbligo di notifica alla presidenza del Consiglio entro 10 giorni dalla conclusione di un contratto o di un accordo di fornitura. Sulla base dell’informativa, il Governo potrà decidere se esercitare il potere di veto o chiedere l’adempimento di specifiche prescrizioni, che dovranno essere comunicate entro 45 giorni (un periodo aumentato per consentire più tempo per i controlli), salvo proroga di altri 30 giorni in caso sia necessario svolgere approfondimenti (la proroga di 30 giorni può essere concessa una seconda volta solo in caso di particolari complessità). Prevista anche la possibilità di richiedere informazioni a soggetti terzi (fino a un termine massimo di 20 giorni). Decorsi i termini senza nessuna decisione da parte della presidenza del Consiglio, i poteri speciali si intendono non esercitati. Tra le scelte che l’esecutivo può fare c’è anche quella di chiedere alla compagnia il ripristino delle condizioni precedenti.

IL PERCORSO

L’esame del testo – che scade il 20 novembre – è ripreso oggi nelle commissioni. Ma, per quanto concerne il suo arrivo in Aula della Camera, si profila uno slittamento. Il provvedimento, infatti, era atteso lunedì a Montecitorio per la discussione generale, con l’avvio delle votazioni dal giorno seguente. Ma è ormai altamente probabile che il approdo in Aula venga spostato di qualche giorno (in ogni caso non prima di mercoledì). La ragione di questo ritardo risiederebbe nel tempo ulteriore necessario per terminare l’esame degli emendamenti. Tanto più dopo la proposta di modifica del Golden power sulla quale sono stati aperti i termini per i sub-emendamenti, da presentare entro venerdì.

5G, il nuovo passo del governo per rafforzare il Golden Power

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