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La nave turca Fatih impegnata nelle perforazioni illegali nella ZEE cipriota è rimasta senza il necessario supporto tecnico specializzato: le ultime due compagnie internazionali che erano parzialmente a sostegno delle attività turche se ne sono andate. Temono infatti le ripercussioni internazionali oltre che le denunce del tribunale cipriota. Si arricchisce così di un nuovo capitolo la crisi del gas a Cipro, con la consapevolezza che la mossa di Bruxelles ha sortito gli effetti desiderati.

SANZIONI

Le sanzioni Ue, ovvero il blocco dei fondi destinati ai paesi in via di adesione e lo stop agli investimenti della Bei, hanno avuto un ruolo decisivo accanto al mandato di arresto spiccato da un Tribunale cipriota contro chiunque avesse sostenuto la Turchia nelle sue attività illegali. Pertanto le compagnie internazionali coinvolte nel supportare la nave Fatih hanno deciso per la retromarcia.

Pertanto, l’impianto di perforazione turco rimane principalmente presidiato da società e personale turco e kazako. La scorsa settimana il ministro turco dell’energia ha dichiarato di essere alla ricerca di partner di perforazione in Cina e Russia, poiché in tali esercitazioni sono assolutamente necessari i lavori specializzati forniti da poche aziende nel mondo.

QUI NICOSIA

Da settimane Nicosia aveva stilato una black list dei soggetti coinvolti nell’appoggio alla Turchia, i quali sarebbero stati esclusi dalle attività a supporto dei players internazionali che si sono aggiudicati regolarmente i blocchi, ovvero ExxonMobil, Total ed Eni. Inoltre non sarebbero autorizzati a utilizzare porti e sbarchi a Cipro per sostenere le operazioni di idrocarburi in Egitto e Israele che ora sono in un momento topico. Si tratta di Siem, Vroon e PACC Offshore che fino a due settimane fa erano date in modalità “on”: la loro assenza sul campo smonta il cronoprogramma delle attività della Fatih che adesso potrebbe non riuscire a perforare nella zona dove si trova, né a sud di Aprenda con la Yavuz.

QUI ANKARA

La prima reazione turca è stata quella di intensificare i voli di osservazione da parte dell’Aeronautica e della Marina turca sulla parte nord di Cipro, a sud-est di Akrotiri, e nel fazzoletto di acque Apostolou Andreas proprio in prossimità della Yavuz, mentre al contempo si svolgevano anche alcune esercitazioni internazionali congiunte.

È di tutta evidenza come il ruolo ibrido di Ankara, membro della Nato, destinatario del sistema missilisico russo S-400 e protagonista di condotte scorrette contro due stati membri Ue (Cipro e Grecia) rappresenti un elemento di assoluto disordine. Lo dimostra un altro fatto venuto alla luce nelle ultime ore.

PROVOCAZIONE

In Turchia e in Grecia tiene banco la provocazione di un ex alto funzionario del governo erdoganiano, che chiede di invadere l’atollo greco di Antikytera, al largo del Peloponneso. Lo ha proposto dalle colonne del giornale Sozcu Yalim Umit, già segretario generale del Consiglio di sicurezza nazionale della Turchia. Scrive che sarebbe utile creare una base navale turca sull’isola perché la considera di proprietà turca, dal momento che contesta il Trattato di Losanna del 1923. Si tratta di un soggetto sui generis: kemalista e nazionalista, si è guadagnato una certa notorietà in patria perché autore della tesi che 18 isole greche dovrebbero essere riannesse alla Turchia.

A voler andare oltre le sue tesi espansionistiche, va menzionato il fatto che l’atollo in questione è strategico per le rotte marittime e dei gasdotti tra l’Occidente e il Mediterraneo orientale, anche perché da lì dovrebbe transitare il nuovo interconnettore elettrico.

TRATTATIVE

Novità intanto sul fronte trattative per la possibile riunificazione di Cipro, divisa dopo l’invasione turca del 1974. Il Presidente della Repubblica di Cipro, stato membro dell’Ue, Nikos Anastasiades e il leader dell’autoproclamata Repubblica turca di Cipro nord (non riconosciuta dalla comunità internazionale) Mustafa Akinci hanno fissato un vertice per il prossimo 9 agosto con l’obiettivo di organizzare una conferenza informale con la partecipazione di altre parti interessate.

Insieme all’annuncio della riunione, il presidente Anastasiades ha inviato una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite e ai vertici dell’Unione Europea in cui esprime la sua disponibilità per ulteriori aperture nell’ambito di una trattativa sostanziale che evidentemente comprenderà anche il dossier idrocarburi.

twitter@FDepalo

Le sanzioni Ue alla Turchia sbloccano la crisi del gas a Cipro?

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