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Luigi Di Maio è un orfano del governo giallo-verde ed è più vicino alla Lega di quanto lo sia al Pd con cui non voleva l’accordo di maggioranza. Ne è convinto Emanuele Macaluso, direttore dell’Unità e del Riformista, e uno degli osservatori più acuti della politica italiana, che affida a Formiche.net la sua analisi su lo stato di salute del governo, tra prescrizione e tattiche elettorali.

Esiste una dicotomia Conte-Di Maio che travalica Mes e legge di bilancio?

Non c’è dubbio. Di Maio mantiene un rapporto politico con Salvini, ha una propensione verso la Lega. Lo dimostrano la sua cultura e il suo modo di pensare: è un orfano del governo giallo-verde ed è più vicino alla Lega di quanto lo sia al Pd. Ciò costituisce un problema anche per Conte che ha una visione del tutto opposta soprattutto nel radicalismo del premier contro Salvini.

La prescrizione può essere l’incidente su cui far cadere la maggioranza?

La prescrizione a mio avviso è un problema determinante: riguarda la civiltà giuridica di un Paese e non è un fatto meramente tecnico. Un cittadino innocente o correo non può aspettare vent’anni per essere giudicato: occorre un limite altrimenti il dettato costituzione sarebbe cancellato. È una questione di una gravità senza precedenti, senza dimenticare che questa è una legge fatta dal M5S assieme alla Lega. Quella legge ha la firma di Salvini. Oggi non si dica che è la destra a voler rimettere la prescrizione, ma sia il garantismo nazionale a farlo. E sinceramente penso che la sinistra se non è garantista allora non è più sinistra.

La riforma Bonafede potrebbe paralizzare la giustizia così come prevede l’ex ministro Giulia Bongiorno?

Penso che tutto ciò che sta facendo questo Guardasigilli sia una follia. È un modesto avvocato, giustizialista e con una propensione al personalismo tipico di questa formazione. Cosa dire? Si è macchiato di giustizialismo mentre in passato il ruolo in Italia, bene o male, è stato ricoperto da personalità eminenti, con una certa qualità politica e culturale. È questa la vera tragedia del governo: che nel Conte bis è rimasto lo stesso ministro della Giustizia, un fatto che, da solo, dimostra la mancata discontinuità con il passato che invece aveva chiesto da subito Nicola Zingaretti. Con Bonafede invece c’è una continuità totale e anche più vergognosa.

Dopo la foto Di Maio-Grillo è nato davvero un nuovo inizio (per non votare)?

I problemi permangono tutti nel M5S e Grillo ha una posizione più saggia, anche se non ha capito o non ha la forza di capire il vero nodo di tutto: la politica che dice di voler fare non può certo attuarla con Di Maio. Ecco la grande contraddizione di Grillo: vuole portare avanti l’accordo col Pd con chi è contro quell’accordo, lo subisce e lo sabota.

Di Maio e Di Battista pensa stiano preoccupando il Nazareno con la loro ritrovata sintonia?

In questo modo diventa ancora più pesante l’ipoteca della destra sul governo. Non credo ci sia alcun dubbio.

twitter@FDepalo

Di Maio? Un orfano del governo gialloverde. Le preoccupazioni di Macaluso

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