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Quando nacque, nel 1850, mancavano ancora 11 anni all’unità d’Italia, eppure Cassa depositi e prestiti era già una realtà operativa, destinata a fungere da baricentro della futura industrializzazione del Paese, prima, e della sua innovazione, poi. Tra esattamente un anno, l’Istituzione finanziaria più importante del Paese compirà 170 anni, ma visto il calibro e il peso specifico del festeggiato, le celebrazioni sono già iniziate. Questa mattina, nella cornice dell’ex Zecca dello Stato, alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, del premier Giuseppe Conte, del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri (il Mef è azionista della Cassa all’83%), del presidente dell’Acri (le fondazioni bancarie detengono il restante capitale), Francesco Profumo e dei vertici di Via Goito, Fabrizio Palermo (ad) e Giovanni Gorno Tempini (presidente) si sono tenute le celebrazioni per i 169 anni della Cassa. Da oggi, quella che a tutti gli effetti è la banca dello Stato che presta denaro al sistema, partecipa al capitale di rischio delle grandi aziende nazionali strategiche, gestendo al contempo 250 miliardi e passa di risparmio postale, entra nel suo 170 esimo anno di attività.

UN PO’ DI STORIA

Istituita dal Parlamento del Regno di Sardegna il 18 novembre 1850 e già utilizzata da Cavour, che ne intuisce le potenzialità, dopo il 1861 la Cassa Depositi e Prestiti porta un contributo sostanziale all’unificazione economica del Paese. La sua sede segue gli spostamenti della capitale, da Torino a Firenze e poi a Roma. La prima sfida è il finanziamento delle infrastrutture (ferrovie, porti, strade, telegrafo), che consente di estendere la formazione del capitale fisso sociale, contribuendo a realizzare l’unificazione del mercato interno e ad aumentare la produttività del sistema economico. La svolta arriva nel 1875, quando alla Cassa viene affidato il compito di raccogliere il risparmio postale per destinarlo alla modernizzazione dell’economia. È un passaggio decisivo. Tra gli impieghi della Cassa prevalgono i finanziamenti ai Comuni per la costruzione di strade, edifici scolastici e opere legate ai sistemi idrici.

Risalgono invece al 1924 i famosi Buoni fruttiferi postali. Si tratta di uno strumento particolarmente adatto alle esigenze dei piccoli investitori, attratti
dall’elevato rendimento e dalla possibilità di convertire i buoni in contanti in qualsiasi momento. Negli anni Venti e Trenta Cdp sostiene la nascita degli enti legati al nome di Alberto Beneduce, tra cui l’Imi e l’Iri, sottoscrivendone il capitale costitutivo. Segue il sostegno della ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale e gli anni del boom fino ad approdare alla riforma del 1983, che concede alla Cassa una maggiore autonomia patrimoniale e contabile. Nel 2003 poi, quando era ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, il grande salto. Cdp diventa spa, grazie alla legge 326 del 2003 trasforma la Cassa in una società per azioni. La Cassa esce quindi dal perimetro della Pubblica amministrazione e si trasforma a tutti gli effetti in un’istituzione pubblica dotata di regole di ingaggio da investitore privato, sostenendo rischi e benefici di ogni operazione. Nel frattempo, la Cassa, trasformatosi in gruppo, intensifica l’acquisto di partecipazioni di grandi aziende controllate dallo Stato, sviluppando una importante funzione di holding. Tra queste, Eni, Poste, Tim, Italgas, Snam, Terna, Ansaldo Energia, Saipem, Open Fiber, Bonifiche Ferraresi, Fincantieri).

I CONTI DEL 2018

L’ultimo bilancio di Cdp si è chiuso con oltre 425 miliardi di euro di attivo, mobilitando oltre 36 miliardi di euro 2 a favore dell’economia, con un patrimonio netto consolidato di circa 37 miliardi e 260 miliardi di raccolta postale di 27 milioni di risparmiatori. Non è tutto. Lo scorso anno la Cassa ha chiuso i conti con un utile netto a 2,5 miliardi di euro, in crescita del 15,3% rispetto a un anno fa, in via principale grazie all’incremento del margine d’intermediazione che si è attestato a 3,8 miliardi di euro (+32,6%). A livello di gruppo sono salite a 36 miliardi le risorse mobilitate mentre gli investimenti in favore delle imprese hanno toccato i 63 miliardi. Nel frattempo è proseguito il rilancio del risparmio postale con un sensibile miglioramento anno su anno della raccolta netta (+3,8 miliardi).

DESTINAZIONE FUTURO

Tornando ai giorni nostri, il futuro della Cassa, le sue sfide e il suo ruolo in un’economia che cambia, è stato delineato dall’ad Palermo. Il quale ha posto a baricentro dell’azione della Cassa l’ambizioso piano industriale che guarda al 2021. Per stessa ammissione di Palermo, manager succeduto a Fabio Gallia al vertice di via Goito, “il piano industriale 2019-2021, lanciato undici mesi fa, rappresenta un cambio di passo, una nuova spinta che vuole fare leva su innovazione, inclusione e sostenibilità con un approccio del tutto nuovo, basato su un rapporto più solido con il territorio, sulla volontà di fare rete e sulle competenze finanziarie e industriali che rendono Cdp un’istituzione unica nel contesto nazionale”. Il numero uno di Cdp ha ricordato come “in questi 170 anni la missione di Cdp è rimasta la stessa, così come i motivi ispiratori che ne hanno guidato l’evoluzione nel corso della storia. Oggi ci troviamo però in uno scenario nazionale, europeo e globale più complesso”.

TRA INVESTIMENTI E INNOVAZIONE

Le indicazioni di Palermo però non si sono esaurite qui. Il manager ha infatti annunciato un’altra importante novità e cioè un nuovo piano di investimenti in equity, il quale sarà presto al vaglio del cda della stessa Cassa. Il piano, ha spiegato Palermo, “guiderà gli investimenti nei prossimi anni” mentre per quanto riguarda i cantieri in corso del piano industriale, il ceo di Cdp ha ricordato l’obiettivo delle 60 mila imprese da sostenere nell’accesso al credito rispetto alle 20 mila attuali. Non può e non deve mancare la spinta sull’innovazione, campo  primo operatore nel venture capital in Italia, con più di 200 startup supportate. Ma non basta, siamo pronti con il Fondo Nazionale Innovazione con una dotazione di ben 1 miliardo di euro”. Sull’innovazione siamo il primo operatore nel venture capital in Italia, con più di 200 startup supportate. Ma non basta, siamo pronti con il Fondo Nazionale Innovazione con una dotazione di ben 1 miliardo di euro”

LA SPINTA DELLE FONDAZIONI

Una spinta importante all’azione della Cassa è arrivata dalle fondazioni bancarie azioniste. “La Cassa depositi e prestiti è un partner strategico per lo sviluppo del Paese”, ha sostenuto il presidente dell’Acri, Francesco Profumo. “L’ingresso delle fondazioni di origine bancaria nel capitale di Cdp è stato il frutto naturale di una comunanza di visioni, soprattutto per quanto riguarda l’importanza di un azionariato paziente, orientato alla redditività di lungo periodo e non alla massimizzazione del profitto”, ha detto Profumo. “Le fondazioni sono enti caratterizzati da un forte radicamento territoriale, e fortemente attive in tutti i microcosmi che compongono l’economia nazionale”, ha aggiunto il presidente di Acri, sottolineando come “questo si sposi molto bene con la rinnovata attenzione di Cdp nei confronti del territorio”.

Nel suo intervento, Profumo ha ribadito l’importanza dell’aspetto sociale della Cdp, aggiungendo che “non può esserci una crescita reale se questa non va a vantaggio di tutti contribuendo a ridurre le disuguaglianze sociali. Proprio per questo, contribuiamo sempre allo sviluppo di nuove iniziative per il contrasto alla povertà e favorire lo sviluppo del Mezzogiorno”, ha detto il presidente di Acri. In conclusione, Profumo ha ribadito il sostegno delle fondazioni all’attività svolta da Cdp, cruciale “per la tutela degli investitori e dei risparmiatori italiani”.

LA PROMOZIONE DI CONTE&GUALTIERI

Il nuovo tandem alla guida della Cassa con il ritorno di Gorno Tempini (che in precedenza era stato ad) in veste di presidente al posto di Massimo Tononi, ha incassato la piena fiducia da parte del governo. Lo stesso Gualtieri ha definito “eccellente” il lavoro fin qui svolto dal ceo Palermo e dal suo staff. Al netto dei ringraziamenti, sia Conte sia Gualtieri hanno tracciato una road map. “Il governo”, chiarito il premier, “non intende guardare a Cassa depositi e prestiti come a un mero strumento per risolvere questioni contingenti e di breve periodo. Vogliamo, al contrario, adottare, con il contributo di Cassa, una prospettiva di ampio respiro, per progettare l’Italia di domani, identificando le direttrici dello sviluppo sulle quali poter costruire nuova occupazione, aprire nuovi mercati, implementare nuove idee per l’innovazione tecnologica e digitale”.

Il titolare del Mef ha invece posto l’accento sulla spinta alle pmi che deve arrivare da Cdp. “Il sostegno della Cassa depositi e prestiti alle piccole e medie imprese, agli enti locali e allo sviluppo delle infrastrutture è fondamentale. Sostenere queste amministrazioni nelle fasi di investimento è importante, ma lo sono ancora di più l’assistenza e l’affiancamento che la Cdp offre alle imprese”, ha detto il ministro, sottolineando quanto sia importante promuovere “un benessere equo e sostenibile”. In conclusione, il ministro ha ribadito la necessità di “definire e attuare una politica industriale moderna e al servizio della competitività del sistema produttivo, dedicando particolare attenzione a principi di sostenibilità e coesione sociale e territoriale”. Un’altra sfida per Cdp.

 

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