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In settimana, nella sua visita al villaggio contadino della Coldiretti, il vicepremier Luigi Di Maio si è reso protagonista di una dichiarazione che ha fatto discutere: “L’educazione alimentare si deve fare nelle scuole prima di tutto eliminando tutti questi distributori di cibo spazzatura che viene somministrato ai nostri figli. Trovo assurdo – ha detto – che un bambino nel corridoio della sua scuola abbia ancora un distributore di Coca Cola o prodotti non made in Italy. Mettiamoci un bel distributore di succo d’arancia”.

GAFFE COMUNICATIVA

La Coca Cola torna a essere il diavolo, come nelle campagne antimperialiste anni Settanta. Al di là delle considerazioni puramente alimentari, quella del leader dei Cinque Stelle è certamente una gaffe sotto il profilo comunicativo. Coca Cola è uno dei marchi leader mondiali, è molto più di un brand. Accompagna, da sempre, i più grandi eventi sportivi e tutti gli appuntamenti più seguiti. E, ovviamente, gode di grande seguito social. Strano che un movimento nato sul web, che ha fondato parte del proprio successo proprio sulla conoscenza dello strumento Internet, cada in un errore così banale. 

I COMMENTI SU TWITTER

Su Twitter ma anche su altri social come Facebook, Di Maio è stato travolto da commenti ironici sarcastici, qualcuno immancabilmente offensivo. In tanti, hanno associato la sua frase al taglio dei fondi per l’istruzione; qualcuno ha ricordato che proprio vendere le Coca-Cola è stato uno dei lavori dell’attuale vicepremier (quando era steward al San Paolo per le partite del Napoli).

 C’è chi si spinge a considerazioni scientifiche, riportando i dati di zuccheri contenuti nei succhi e in una Coca-Cola. 

Anche Babbo Natale se la prende con Di Maio 

Non dite a Di Maio e ai guru 5S quanto è social la Coca Cola

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