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Una mostra raccontata come una fiaba, capace di catturare l’attenzione di un pubblico adulto stimolando ricordi di un’infanzia lontana, senza trascurare l’interesse verso i più giovani a cui sono dedicate didascalie realizzate su misura per loro. Si tratta di “Peter and Pan. From Ancient Greece to Neverland”, a cura di Rachel Caine Kreinin, associate curator del dipartimento di Archeologia ellenistica, romana e bizantina dell’Israel Museum Jerusalem. La mostra, ben costruita e molto istruttiva, si basa su uno storytelling che vuole raccontare l’evoluzione della figura archetipica di Pan e come questa si sia trasformata nel corso dei secoli nel fenomeno sociale e culturale che noi tutti conosciamo con il nome di Peter Pan.

Il percorso comincia con la presentazione di numerosi manufatti che rappresentano l’antica divinità greca, alcuni dei quali rinvenuti proprio in Israele, a Beit She’an, Acre, Ashkelon e Banyas, inseriti all’interno di una suggestiva scenografia che ricostruisce le foreste mediterranee di Arcadia, in Grecia, fino ad arrivare ai boschi nebbiosi dell’Isola che non c’è e della Londra vittoriana.

Nella prima sala espositiva, immersa in un’atmosfera in cui il visitatore ha la sensazione di trovarsi nell’antico mondo della Grecia e dell’Olimpo, sono esposti oggetti e sculture provenienti dal Louvre e dal Museo Archeologico Nazionale di Atene rappresentanti le prime immagini di Pan. Qui sarebbe stata bene la testa di Pan datata I-II secolo d.C, trafugata in Italia nel 1968 e recentemente recuperata grazie al lavoro del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, con la collaborazione del Homeland Security Investigations statunitense. Ma torniamo alla mostra. Le statue e i reperti archeologici esposti raffigurano le diverse sfaccettature di Pan, unica divinità del pantheon greco metà uomo e metà animale, nato nella foresta montuosa di Arcadia alla fine del VI secolo a.C. Alcune mostrano il suo temperamento gentile e calmo, mentre altre illustrano il suo lato oscuro e furioso poiché, come la Natura che egli stesso personifica, può diventare da quieto e seducente, insidioso e mortale in un batter d’occhio. Pan ci viene mostrato inoltre nelle sue diverse declinazioni: come un pastore barbuto con gli zoccoli caprini e avvolto in un mantello per proteggersi dal freddo; come maestro pifferaio seduto su una roccia, a rappresentare oltre che la musica e i suoni della natura anche il buonumore che, insieme alla sua vitalità sessuale, assicurava la fertilità dei campi e dei greggi; come un giovane completamente umanizzato indicando la sua evoluzione che lo vede trasformarsi dal periodo ellenistico in poi in una divinità benevola e civilizzata. Costante nell’iconografia di Pan l’immancabile flauto che ritroviamo come fil rouge in tutti i suoi processi di metamorfosi fino all’immagine di Peter Pan, tanto nelle sculture e nei dipinti antichi quanto nelle versioni illustrate contemporanee.

2019_Peter_and_Pan

Nella costante dicotomia tra storia e mito, la mostra ci racconta che Pan dimorasse nelle grotte e per questo nei tempi antichi, si istituì una festa pagana di 48 ore in suo onore che si svolgeva al di fuori delle città, nelle foreste dove gli adoratori si recavano per portargli doni. Anche in Israele, presso Banyas (Cesarea), sono state rinvenute alcune di queste grotte su cui si erigevano i santuari di Pan, in uso fin dal III secolo a.C. dove gli scavi archeologici hanno scoperto prove di rituali, banchetti di culto e offerte che consistevano anche in utensili da cucina, stoviglie e lampade ad olio rinvenuti in questi siti e alcuni dei quali esposti in mostra all’interno di una grande teca.

Pan, II secolo d.C., copia romana di un originale greco,  Museo del Louvre, Parigi.

Dai pavimenti archeologici in pietra, seguendo il percorso espositivo, si passa alla Londra fumosa di fine Ottocento – inizio Novecento, palcoscenico dei radicali cambiamenti che diedero vita alla seconda rivoluzione industriale durante l’epoca edoardiana. Dalle grotte ci spostiamo dunque negli edifici moderni che ospitano libri e illustrazioni del Peter Pan di J. M. Barrie (1860-1937), e le immagini delle attrici che lo hanno interpretato sul palco consacrandolo a star, quasi a voler esprimere nell’occidente ormai tecnologico e urbanizzato una necessità di ricerca e di ritorno alla natura. Quella di Pan divenne infatti una vera e propria tendenza nell’ambito letterario e delle arti figurative, basti pensare al bellissimo dipinto Pan e Psiche del preraffaellita Burne-Jones, tanto che questo fenomeno prenderà il nome di “the Edwardian Pan cult” o “the Edwardian Pan phenomenon”, come ci spiega la curatrice nel catalogo della mostra.

Peter Pan is the fairies’ orchestra, Peter Pan in Kensington Gardens, J. M. Barrie, Illustrated by Arthur Rackham, London Hodder and Stoughton, no date. The Israel Museum, Jerusalem, Youth Wing Illustration Li (1)

Tornando a J.M. Barrie come dicevamo, è nell’Inghilterra edoardiana che dà vita al personaggio che poi diventerà il protagonista del film animato prodotto dalla Walt Disney nel 1952, di cui sono esposti bozzetti e animazioni originali provenienti dalla Walt Disney Family Foundation di San Francisco.

Barrie accenna per la prima volta la figura di Peter Pan nel romanzo del 1902 The Little White Bird per poi debuttare il 27 dicembre 1904 nello spettacolo teatrale Peter Pan, o il ragazzo che non voleva crescere, in cui l’autore riesce a smuovere l’animo del pubblico londinese. È del 1906 la pubblicazione di Peter Pan nei giardini di Kensington, illustrato dall’artista Arthur Rackham (1867-1939) di cui molte tavole sono presenti in mostra. La storia viene poi adattata, ingrandita e trasformata da Barrie nel romanzo Peter Pan, pubblicato nel 1911. Da quel momento il protagonista, insieme agli altri personaggi come Campanellino e le fatine di tradizione britannica, alla natura dietro cui si cela un mondo in miniatura e ai boschi che ospitano piccole e grandi meraviglie tra reale e immaginario, animano da oltre un secolo il magico paesaggio di Neverland.

Veduta della mostra Peter and Pan

Per concludere la mostra ha il merito di contestualizzare il personaggio di Pan tra mito, storia e fantasia creando connessioni inaspettate e indagando anche su temi di forte contemporaneità, come la continua lotta dell’uomo per definire il suo posto nel mondo e il dramma dei cambiamenti ecologici causati dalla sua interferenza sulla natura stessa.

Photo © The Israel Museum, Jerusalem/Eli Posner

 

Peter and Pan. Una mostra tra fiaba, mito e storia

Di Giorgia Calò

Una mostra raccontata come una fiaba, capace di catturare l’attenzione di un pubblico adulto stimolando ricordi di un’infanzia lontana, senza trascurare l’interesse verso i più giovani a cui sono dedicate didascalie realizzate su misura per loro. Si tratta di "Peter and Pan. From Ancient Greece to Neverland", a cura di Rachel Caine Kreinin, associate curator del dipartimento di Archeologia ellenistica,…

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