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Il dossier relativo alla costruzione del gasdotto Nord Stream 2 si arricchisce di un’altra vicenda, legata a doppia mandata alla geopolitica e alla nuova strada del gas verso l’Europa. Il player pubblico ucraino del gas, Naftogaz, ha denunciato il colosso russo Gazprom alla Commissione europea. In ballo una “pratica anticoncorrenziale” circa disponibilità di gas per gli acquirenti del vecchio continente e i relativi costi di trasporto.

CAUSA

“Pratiche anticoncorrenziali” per i guadagni dal transito del gas russo: con questa motivazione Naftogaz annuncia di aver presentato una denuncia alla Commissione europea accusando il colosso energetico russo Gazprom in relazione al gasdotto Nord Stream 2 che aggira l’Ucraina. Nello specifico, Naftogaz vuole che la società russa produca gas disponibile per gli acquirenti europei sulle frontiere orientale e occidentale dell’Ucraina ad un prezzo pari a quello offerto ai clienti di Nord Stream 2 adeguati ai relativi costi di trasporto, così come precisato dal direttore esecutivo Yuriy Vitrenko.

Secondo Kiev il gasdotto Nord Stream 2, che è attualmente in costruzione da Gazprom in collaborazione con cinque players europei dell’energia, cambierà de facto la direzione dei flussi di gas, rendendo impossibile “flussi inversi virtuali” attraverso l’Ucraina.

FLUSSI INVERSI

Ma cosa portano in grembo i cosiddetti flussi inversi? La tesi sostenuta da Naftogaz poggia le sue basi su una considerazione di fondo, attorno alla quale si sviluppa l’intero ragionamento che tocca, evidentemente, svariati interessi in campo: i flussi virtuali inversi rappresentano uno schema di consegna di gas che consente all’Ucraina di acquistare il carburante russo dai compratori europei inglobando la propria quota durante il processo di transito. Per cui la cosiddetta seconda fase di Kiev si inserisce all’indomani del suo no agli acquisti di gas dalla Russia, e oggi intende ancora acquistare gas russo destinato ai clienti europei di Gazprom: il problema è che materialmente non li raggiunge.

Ecco perché punta il dito contro Gazprom, rea di voler escludere il sistema ucraino di trasmissione del gas, che sarebbe rimasto “arenato, o almeno significativamente emarginato”.

QUI MOSCA

Nell’ultimo trimestre, con le elezioni ucraine nel mezzo che hanno visto vincere al ballottaggio per le presidenziali l’attore comico Zelenskij, il governo russo ha spinto sull’acceleratore del muro commerciale. Di fatto ha ampliato la lista di prodotti messi al bando per l’importazione dall’Ucraina, come materiali per l’industria nei settori della meccanica e della metallurgia (un interscambio che lo scorso anno toccò i 250 milioni di dollari). La motivazione ufficiale si ritrova nella volontà russa di “proteggere i nostri interessi”, ha specificato il premier Dimitri Medvedev. Fra queste spicca però una misura particolare rispetto alle altre: è quella che contempla dal prossimo 1° giugno un permesso speciale rivolto all’esportazione di petrolio e prodotti raffinati, oltre che di carbone. La materia prima è il massimo comun denominatore negli scambi commerciali proprio tra Russia e quadrante euro-orientale.

I numeri dell’interesse diffuso dimostrano quanto il provvedimento metta in ansia i soggetti coinvolti: Dtek, prima compagnia ucraina di estrazione di carbone, ha stimato che almeno 500.000 tonnellate al mese nelle miniere di sua proprietà nella regione orientale del Donbass, vengono estratte da compagnie russe per poi essere esportate oltre confine. In seguito quel carbone verrebbe piazzato sui mercati dell’Ue contribuendo a costituire un volume di affari significativo. Spulciando i dati del 2017 si apprende che la produzione in Ucraina toccò 34 milioni di tonnellate, circa il 60% in meno rispetto i livelli del 2013.

SCENARI

Russia e Ucraina, dunque, come muteranno i propri rapporti anche alla luce dei possibili ritardi (si vedano le autorizzazioni su suolo danese) nella costruzione di Nord Stream 2? Nonostante la quasi universale opposizione dell’Ue, Gazprom ha fatto significativi passi in avanti nel gasdotto con la Germania. Ma adesso lo scoglio della nuova direttiva sul gas, datato 5 aprile 2019, è un elemento di oggettiva novità: in quella circostanza infatti il Parlamento europeo e la Commissione europea hanno dato vita ad una nuova norma relativa al gas. In sostanza si impone a Gazprom di scindere consegne e produzione.

Al contempo, e proprio per suggellare i progressi tecnici del nuovo gasdotto, la cancelliera Angela Merkel ha preso un impegno con Kiev relativamente alla prosecuzione del flusso di gas russo attraverso suolo ucraino nonostante la “nuova geografia” disegnata da Nord Stream 2. Ma c’è un altro aspetto che va considerato: la concorrenza rappresentata dal gas americano sta influenzando anche le strategie russe di partnership? In questa fase Mosca punta ad accreditarsi sul versante Ue per l’affidabilità delle sue consegne. All’orizzonte la concorrenza nel gas potrebbe dare avvio ad una serie di reazioni a catena, prima fra tutte quella relative alle entrate del gas europeo della Russia.

twitter@FDepalo

 

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