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Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha incontrato nel quartier generale dell’alleanza a Bruxelles il rappresentante speciale della Nazioni Unite per la crisi in Libia, Ghassan Salamé, cui ha “espresso la profonda preoccupazione” per la situazione in Libia e “ha sottolineato che continuerà a sollecitare tutte le parti a porre fine ai combattimenti e a unirsi nuovamente al processo politico”, come richiesto dall’Onu.

Secondo la nota ufficiale diffusa dalla Nato, “l’attuale conflitto sta aumentando la sofferenza del popolo libico e sta mettendo a rischio la vita dei civili”. Stoltenberg ha chiarito che “non esiste una soluzione militare alla situazione in Libia”, una posizione ripetuta da più parti della Comunità internazionale, che però per il momento non ha avuto esiti efficaci nell’aggressione lanciata oltre un mese fa dal signore della guerra dell’Est libico, Khalifa Haftar, contro Tripoli dove è insediato il Governo di accordo nazionale promosso dall’Onu (il Gna guidato da Fayez Serraj).

LO STALLO SUL CAMPO DI BATTAGLIA

I combattimenti procedono tra lo stallo sostanziale, perché Haftar prometteva successi che non ha mai raggiunto, e a questo punto le milizie misuratine e tripoline intervenute per difendere la capitale – e più o meno direttamente Serraj e l’Onu – vogliono finire il lavoro e non accettano la possibilità che le forze dell’Est restino in qualche modo in Tripolitania.

Salamé ha ragguagliato sulla situazione nel paese il North Atlantic Council, l’organo di decisione politica dell’alleanza, che ha avallato la strada seguita dal rappresentante delle Nazioni Unite, mettendo il proprio ruolo a disposizione della costruzione di un ministero della Difesa libica, da fare in partnership con “il governo”, ma soltanto dopo il cessate il fuoco definitivo e la stabilizzazione politica. (Nota: c’è un richiamo a una scelta di campo, seppure velata, perché in Libia “il governo” è il Gna, che è quello che gode del riconoscimento internazionale perché costruito dall’Onu).

ANCHE SERRAJ A BRUXELLES

Oggi a Bruxelles è presente anche Serraj che incontrerà l’Alto rappresentate per le politiche Estere e di Sicurezza dell’Unione europea, Federica Mogherini. Si tratta di un’altra delle tappe diplomatiche che il premier onusiano libico sta toccando per smuovere il consenso di quella Comunità internazionale che formalmente lo assiste ma che si sta muovendo con poca incisività sulla crisi. Mogherini incontrerà Serraj prima di recarsi al Consiglio per gli Affari Esteri, che – dicono fonti dai corridoi Ue – vedrà la “discussione incentrata sui temi della sicurezza in Africa”, alla quale parteciperà anche Salamé.

La visita odierna di Serraj all’Ue non è dunque casuale: il compito che il libico s’è dato è quello di forzare la diplomazia occidentale a condannare Haftar distinguendo aggressore da aggrediti. In questo quadro, la scorsa settimana era a Roma, poi a Parigi, Berlino e Londra, mentre ha fatto arrivare un messaggio diretto a Donald Trump attraverso un op-ed pubblicato sul Wall Street Journal in cui chiedeva a Washington di prendere una posizione netta contro l’uomo dell’Est, le cui forze aeree tra l’altro hanno ucciso tre civili a Zawiya, sud di Tripoli, anche ieri.

MACRON SMENTISCE LA VISITA DI HAFTAR

Oggi intanto l’Eliseo ha smentito ad Agenzia Nova le notizie diffuse da alcuni media libici a proposito di una visita di Haftar a Parigi, programmata per il 15 maggio. Se n’era parlato anche su queste colonne, sottolineando come quelle indiscrezioni arrivavano insieme ad altre che era stato possibile smentire attraverso fonti dal campo.

Tuttavia, secondo il Figaro, sabato 11 maggio il presidente Emmanuel Macron avrebbe incontrato in forma “discreta” Abdulhadi Ibrahim Iahweej, messo diplomatico della Cirenaica haftariana, che avrebbe fatto presente al francese che le forze dell’Est non intendono arrestare l’operazione contro Tripoli. Una linea già sostenuta da Haftar durante altri contatti all’estero.

Questi passaggi con la Francia sono interessanti, perché Parigi ufficialmente sostiene il governo Onu – circostanza che ha ribadito anche durante la visita di Serraj di pochi giorni fa – ma ha anche fornito appoggio informale tre anni fa alle missioni condotte da Haftar su Bengasi e Derna, due città dell’Est libico che l’autoproclamato Feldmaresciallo cirenaico ha conquistato con ingenti danni, combattendo contro gruppi islamisti anche collegati alla Tripolitania e alcune spurie terroristiche connesse ad Al Qaeda e Stati islamico. Haftar ha costruito in quel modo la narrazione della lotta al terrorismo, mentre espandeva i propri interessi egemonici sulla Libia.

Serraj a Bruxelles, la Nato vuole fermare la guerra in Libia

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