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Il Partito Democratico è riuscito nell’incredibile: spostare, di nuovo, l’attenzione dalle incoerenze e dai disastri di questa coalizione giallo-verde di Lega e M5S ai suoi problemi interni.
 
L’esercito dei #senzadime ha martellato per un anno il PD prima e poi Nicola Zingaretti, per mezzo stampa e via social media, e mai nelle sedi opportune, gridando allo scandalo di un eventuale dialogo con il M5S. Un leader decaduto, dimissionario, sconfitto alle elezioni con un pugno in pieno volto ha dettato l’agenda politica, spingendo, di fatto, il M5S nelle braccia della Lega.
Fino a letteralmente pochi giorni fa i vari Matteo Renzi, Anna Ascani, Alessia Morani, Luciano Nobili, Davide Faraone e tutto il gruppo degli irriducibili renziani di ferro, hanno gridato all’epurazione, alla censura, all’inciucio col M5S. Hanno messo in croce Franceschini, pubblicamente, mentre in silenzio ne condividevano in toto le idee. Il tempo della politica di basso livello e della visione di cortissimo raggio: eccolo qua!
Senza nessun rispetto, ancora, per le procedure, i tempi, le responsabilità, Renzi lancia la sua idea con un’intervista al Corriere della Sera. Facendo un triplo salto all’indietro con giravolta sulle sue stesse posizioni. Zingaretti viene ora messo in difficoltà, e con lui tutto il partito, poiché la linea indicata dalla Direzione Nazionle è ora messa in discussione da una parte non minoritaria dei gruppi parlamentari, che sappiamo bene essere più espressione di Renzi che del PD.
Girano poi voci di scissione. Dopo un anno di preparativi, con i comitati civici, che erano ovviamente un incubatore di un nuovo partito (come avevo scritto qua tempo fa) forse Renzi è pronto al passo che desiderava fare ormai da tempo: dividersi dal PD e creare un suo partito. Centrista, che prenda i pezzi di Forza Italia magari e una parte di elettorato PD, se il PD va in frantumi.
E sì, questa è secondo me uno degli obiettivi di Renzi: lo ho scritto più volte, ed ogni volta accade qualche cosa che mi rafforza in questa convinzione. Renzi ha bisogno di un PD indebolito se non spappolato se vuole sperare di raccattare un po’ di voti per un eventuale nuovo partito. Se il PD resta forte, coeso o comunque compatto oltre le sue aspettative, non avrebbe nessuna possibilità di imporsi elettoralmente parlando nell’agone politico. Lo sa molto bene. Ecco, così, la carta del governo tecnico. La solita scusa di voler essere “responsabili”, quando invece si tratta solo di strategia spicciola.
Quale miglior modo, se non quello di far agire i gruppi parlamentari in modo diverso dalle posizioni del partito per far esplodere la crisi interna, in questo momento? Zingaretti, eletto col 66% dei voti, in un congresso molto partecipato, ha la maggioranza nel PD, ma non tra elette/eletti. Quelli sono il risultato della oculata selezione operata da Renzi, Rosato and Co. sulle liste nel 2018. Il problema è qui.
Pur di seguire gli interessi propri, o del leader che seguono, i #senzadime sono diventati, a quanto pare, #ancheconme o #senzadimedomani o via dicendo. Uno spettacolo indegno. Politicamente uno scempio. Ed è bene dirselo con chiare parole: è vergognoso. Tutto questo, senza un minimo di pudore, di progetto, di visione politica.
Perché il PD dovrebbe assumersi la responsabilità politica di una manovra finanziaria, l’ennesima devastante, per i disastri di Salvini e Di Maio? No, non è accettabile. Il Governo ha la responsabilità politica e il dovere di trovare una soluzione per i problemi che ha causato. Che questa alleanza non sarebbe durata cinque anni era evidente a tutti. Per me era plausibili una crisi ad ottobre, Salvini ha annusato i rischi prima e ha creato il problema con un po’ di mesi di anticipo. Ma non cambia la situazione: c’è da prepararsi a un autunno difficile.
Renzi and Co. hanno consegnato letteralmente questo paese nelle mani di Salvini. Per rancori personali e ripicche. Hanno impedito anche solo un confronto con il M5S. Oggi, la situazione poteva essere molto diversa, invece, ci troviamo davanti a uno scenario devastante per il Paese. Grazie ai #senzadime. Grazie a Renzi. Ovviamente. L’eminenza grigia. E così, finiti i pop-corn ora fingono di voler essere responsabili. Gettando il PD nel caos. Delegittimando Zingaretti e mettendo il Paese in difficoltà.
Il tutto senza il minimo rispetto delle procedure che devono essere seguite. Salvini non ha titolo per aprire una crisi di governo. Ridicola la sua mozione di sfiducia a Conte, Premier del governo di cui ancora fa parte coi suoi ministri. Una scelta tatticamente subdola. Un gioco pericoloso sulla pelle del paese: ne dovrà pagare lui le conseguenze, non il PD. Un accordo di governo per pochi mesi è una sciocchezza. Sarebbe l’ennesimo regalo alle destre. Ripeto: a Renzi farà anche comodo, al PD no, e soprattutto non al Paese.

Per questo, sono convinto che prima di tutto si debba attendere che Conte riferisca in Aula. Che sia il Parlamento ad ufficializzare una crisi se la Lega lascia il governo (i suoi ministri devono dimettersi) e poi sarà il Capo dello Stato a fare ciò che la Costituzione prevede. E solo in quel momento dovrebbe aprirsi nel PD, come negli altri partiti, una seria e ragionata discussione sul da farsi: coinvolgendo Assemblea e Direzione Nazionale. Con una posizione vincolante per i suoi eletti in Parlamento. E chi vorrà seguire altre strade, come dare vita a un gruppo/partito come quello che le indiscrezioni giornalistiche definiscono “Azione Civica”, lo faccia assumendosene la resposabilità davanti ad elettrici ed elettori.
Basta con i giochi di potere sulla pelle delle persone. Basta con l’uso del potere per propri tornaconti personali. Serve chiarezza definitiva. Non è più accettabile questa discussione interna tra tifoserie contrapposte. La credibilità del PD è in discussione, come la sua stessa esistenza. E questo significa negare un’alternativa politica alle elettrici ed elettori. Non possiamo permetterlo.
Quando il Presidente della Repubblica darà un mandato, eventualmente, a qualcuno per trovare una nuova maggioranza, dovranno essere fatte le riflessioni del caso. E questo non può avvenire se il M5S in primis non cambia radicalmente pagina rispetto all’esperienza di Di Maio, e soprattutto, non può avvenire con il solo scopo di fare un intervento di bilancio e votare una riduzione indiscriminata di rappresentanti in Parlamento, l’ennesima azione populista inconsistente.
Servirebbero serietà, competenza e buona volontà per affrontare questa situazione. Vedo, invece, solo il solito teatrino. Il gioco delle parti per difendere i propri interessi. Meritiamo tutti di meglio.

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