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Cosa vuole Matteo Salvini? La domanda risuona dalle pagine del Financial Times in un articolo firmato da Wolfgang Münchau che, come in un puzzle, mette assieme le tessere di una situazione potenzialmente esplosiva e che parte dalla questione mini-Bot. “La Camera dei deputati ha votato a favore di una mozione per introdurre in Italia una moneta parallela – i cosiddetti mini-Bot. Si trattava di una mozione non vincolante”, scrive il giornalista, che avanza anche un sospetto, ossia che molti parlamentari non sapessero, di fatto, cosa stavano votando.

“I mini-Bot sembrerebbero soldi veri “, si legge, “i loro tagli sarebbero gli stessi delle banconote in euro. A seconda di come vengono progettati, gli italiani potrebbero anche pagare le tasse con loro”, una proposta che non è piaciuta alle istituzioni europee, una su tutte la Bce che ha fatto sapere dalla voce di Mario Draghi: “I mini-Bot o sono soldi e poi sono illegali, o sono debiti e poi lo stock di debiti sale. Non credo che ci sia una terza possibilità”. Un terza possibilità, però, viene individuata dal giornalista del FT proprio mettendo assieme le tessere di un puzzle più ampio.

“I mini-Bot potrebbero essere entrambe le cose allo stesso tempo – debito con caratteristiche monetarie”, scrive il giornalista. Quello sui mini-Bot, sottolinea, può essere visto e banalizzato come “un voto eccentrico di un Parlamento eccentrico”, ma bisogna inquadrarlo aggiungendo le tessere del contesto politico italiano da una parte del confronto dell’Italia con l’Ue sui conti pubblici.

Salvini non guida il governo, è il vicepremier (assieme a Di Maio), ma il suo partito è al momento al 34% dei consensi, secondo quanto hanno certificato le elezioni europee del 26 maggio scorso. Ipotizzando elezioni generali in Italia, insomma, sarebbe il primo partito e potrebbe ambire a guidare un governo senza i 5 Stelle, ma con un alleato di destra. Se a questa possibilità si accosta il dialogo iniziato tra il governo italiano e la Commissione europea sui conti dell’Italia – e la possibilità di una procedura di infrazione per disavanzo eccessivo – il ragionamento sui mini-Bot acquisisce un senso più ampio.

L’Italia non può lasciare la zona euro in un solo atto drammatico. Qualsiasi politico che avesse tentato di farlo si sarebbe abbattuto da solo. Ma non sappiamo cosa vuole veramente l’onorevole Salvini“. “Vuole davvero che l’Italia lasci la zona euro? – si legge nell’analisi di Münchau – Se è così, i mini-Bot sono quasi un veicolo troppo buono per essere vero. I fondi supplementari gli permetterebbero di tagliare le tasse. E servirebbero come tappa intermedia indispensabile per un’eventuale uscita”. Ma se non è l’uscita dall’Ue l’obiettivo di Salvini, allora il dibattito sui mini-Bot non ha nessun senso.

“Si può sostenere che se la gente usasse i mini-Bot per pagare le tasse, allora sicuramente il futuro gettito fiscale in euro del governo italiano diminuirebbe. Lo stesso dicasi per la capacità del paese di pagare il suo debito, che è denominato in euro. I mini-Bot non permetteranno all’Italia di sottrarsi alla procedura del debito eccessivo. Il loro annuncio potrebbe addirittura precipitare in una crisi finanziaria immediata”.

Né Bruxelles né l’Italia possono permettersi uno scenario simile ed è per questo che l’Unione europea deve procedere con cautela. “C’è un forte motivo per non proseguire con una procedura per disavanzo eccessivo in questo momento e aspettare fino all’autunno. Il pericolo è che più Salvini è politicamente messo in un angolo, più è probabile che ricorra a questo strumento. Quando lo farà, la crisi della zona euro ritornerà. E la Bce potrebbe non essere in grado di venire in soccorso questa volta”.

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