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Come è possibile tenere assieme politiche rigoriste targate “troika”, inziative riformatrici per sviluppo e crescita, con quelle di chiara matrice sociale e orientate alle tutele? Il premier portoghese Antonio Costa ha dimostrato che è possibile, riflette con Formiche.net l’ex Guardasigilli e parlamentare del Pd Piero Fassino, secondo cui dalle elezioni portoghesi giunge una lezione alla socialdemocrazia europea e italiana (con vista Pd e ItaliaViva).

Un patto in stile GroKo per il Portogallo: il comune denominatore è la risposta socialista e riformista alle destre?

Il successo portoghese è netto e inequivoco: il partito socialista sfiora il 37% e tutto lo schieramento progressista arriva al 53. Questo è il frutto del buon governo di Antonio Costa che ha dimostrato con le sue politiche di poter tenere assieme crescita, riduzione del debito, equità e protezione sociale. Per cui credo che non sia solo un fatto positivo per il Portogallo, ma da questa esperienza di governo potrà trarne una utile indicazione l’intera sinistra europea. Si possono sommare austerità e riequilibrio finanziario senza sacrificare crescita ed equità: un fatto straordinariamente positivo.

Primo punto di Costa, il salario minimo. Strada obbligata dopo i sacrifici e l’austerità?

Direi che il Portogallo ha conosciuto una fase di austerità dovuta alla necessità di rientrare da un deficit particolarmente alto. Le politiche di austerità adottate da Costa però non si sono tradotte automaticamente in penalizzazione delle condizioni di reddito e di vita degli strati popolari, ma è accaduto il contrario, mettendo in campo un riequilibrio di bilancio accanto alla tutela sul fronte sociale. E la proposta del salario minimo si colloca esattamente in quest’ottica.

Quale il maggiore merito di Costa, nonostante il risultato sia giunto in un momento di forte sofferenza per l’intera socialdemocrazia europea?

Intanto la sua personalità. Un grande sindaco di Lisbona, con un prestigio ed un autorevolezza indiscussa. Ed è un riformista vero, che unisce alla visione ideale una capacità pragmatica di governare le cose, individuando il giusto mix tra politiche di rigore e di equità. Un passaggio importante perché troppo spesso negli ultimi anni abbiamo assistito a politiche di austerità che hanno sacrificato la crescita e l’equità sociale.

Che lezione arriva dal Portogallo anche per l’Italia?

Il modello portoghese deve valere per l’Europa e per l’Italia, in un momento in cui siamo alle prese con un’azione di governo, certamente non facile, ma che potrebbe trarre giovamento da una bussola di questo tipo. Il Pd oggi è una grande forza riformista, che crede in una sinistra di governo capace di tenere assieme le responsabilità di chi amministra con politiche di tutele e ridistribuzione, per cui certamente l’esempio portoghese ci conforta e può offrirci utili indicazioni.

Da queste colonne l’ex ministro Fioroni ha detto che a sinistra qualcuno vuole uccidere il centro. Che ne pensa?

Penso che non sia vero. Il Pd è nato esattamente con l’obiettivo opposto, ovvero quello di tenere assieme storie, culture ed esperienze politiche riformiste di segno diverso: quelle appartenenti alla sinistra italiana e quelle appartenenti al popolarismo italiano e al cristianesimo sociale. Così come nel Pd si ritrova il riformismo laico e azionista. Abbiamo dato vita al Pd proprio per andare oltre le storie politiche del Novecento, in nome di comuni valori riformisti e credo che questo disegno non solo non sia venuto meno, ma abbia la sua validità. La forza di un grande partito come il Pd è quella di avere un consenso largo, con vocazione maggioritaria e dall’ampio riscontro.

Anche al netto dell’uscita di ItaliaViva?

Il problema di ItaliaViva è che dice di collocarsi dentro un orizzonte riformista. Il punto vero è capire se IV allarga il fronte del centrosinistra o sottrae voti alla coalizione. E’questa una questione non ancora risolta. Allo stato attuale guardando le indicazioni dei sondaggi parrebbe un’operazione che sottrae, più che aggiungere. Ma naturalmente saranno i fatti a dimostrarlo.

twitter@FDepalo

Rigore e diritti: la lezione (anche per l'Italia) del Portogallo secondo Fassino

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