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Solo a nominarla evoca sospiri: spending review, se ne parla da almeno una decina di anni ma senza mai riuscire ad arrivare a meta. Di piani per la revisione della spesa ne sono transitati tanti per Palazzo Chigi, ma tutti senza mai sortire l’effetto sperato, fin dai tempi di Mario Monti. Oggi il Centro studi di Confindustria diretto da Andrea Montanino è tornato sull’argomento, proprio nel giorno in cui il premier Giuseppe Conte ha inserito nella lettera di impegni con cui evitare la procedura di infrazione (qui l’articolo) un robusto taglio alla spesa pubblica.

TEMPO DI SPENDING REVIEW

Non c’è un minuto da perdere. La revisione della spesa può fornire al governo quelle risorse necessarie per contenere il deficit e iniziare a intaccare il debito pubblico. Proprio quello che l’Europa ci chiede. “Ora è tempo di avviare una nuova revisione della spesa, che inizi oggi e finisca con la legislatura, estesa anche agli enti territoriali“, si legge nell’analisi (qui il documento) di Viale dell’Astronomia. Secondo gli economisti la spesa pubblica aggredibile, cioè quella che potrebbe essere sottoposta a revisione, ammonta a circa 290 miliardi di euro, dagli 850 miliardi di euro di spesa totale. Il coordinamento, secondo il Csc, “dovrebbe essere affidato alla presidenza del Consiglio con un sottosegretario ad hoc per dare un forte input politico“. Per Confindustria si tratta finalmente “di impostare un approccio di tipo generale e replicabile, che modifichi radicalmente le modalità di definizione dei programmi di spesa pubblica e il loro monitoraggio. Un investimento organizzativo e metodologico di questo tipo ha infatti senso se mira alla costruzione di un approccio permanente, piuttosto che ad un esercizio di valutazione una tantum”.

ANNI BUTTATI

Gli economisti di Confindustria se la prendono anche con il tempo perso in questi anni alla ricerca di fantomatiche ricette per ridurre la spesa. “L’esame delle esperienze presentate mostra che una vera analisi e revisione della spesa, in Italia, non è stata mai fatta, nonostante i molteplici riferimenti legislativi e la lunga serie di attività alle spalle”. Sono state cioè “esperienze complessivamente non soddisfacenti che non sono riuscite a ridurre le risorse pubbliche a parità di servizi pubblici offerti, e nemmeno a ridefinire il perimetro dell’azione pubblica”.

UN SUGGERIMENTO

A proposito di una nuova revisione, gli esperti di viale dell’Astronomia danno dei suggerimenti. “Si tratta finalmente di impostare un approccio di tipo generale e replicabile, che modifichi radicalmente le modalità di definizione dei programmi di spesa pubblica e il loro monitoraggio“. Fissati obiettivi quantificabili e verificabili ex-post e condivisi questi con cittadini e imprese, “occorre una delivery unit, a cui riportano dei team specializzati, che dovrebbero dettagliare la metodologia in un apposito manuale in modo da consentire l’applicazione di pratiche uniformi”.

Per Confindustria è tempo di un sottosegretario alla spending review. Il report

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