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Le elezioni sono quasi una certezza, per il governo giallorosso non esiste una vera e propria trattativa tra M5S e Pd e il Presidente Mattarella, con tutto il rispetto, forse ha sbagliato. Non si intravede nessun ottimismo nelle parole di Aldo Giannuli, politologo un tempo vicino al Movimento 5 Stelle e ora completamente disincantato dallo spettacolo che le varie forze politiche hanno messo in scena nelle ultime settimane. “Siamo nelle mani di personaggi meno che mediocri. Salvini, Zingaretti e Di Maio, messi insieme, non arrivano al ginocchio di quello che dovrebbe essere un normale uomo di governo”.

Professore, oggi Sergio Rizzo sostiene che il Movimento 5 Stelle è stato ormai assimilato da quel sistema che diceva di combattere e che la sua età dell’innocenza è finita. Cosa ne pensa?

Penso che questo è successo già da tempo, non mi pare una scoperta.

Sono in corso le trattative per un possibile governo giallorosso, e i colpi di scena potrebbero essere dietro l’angolo. Come pensa che andrà a finire?

I colpi di scena sono dietro l’angolo soprattutto se non c’è nessuna trattativa in corso, quando tutti fanno finta di trattare e non tratta nessuno…

Ci spieghi meglio.

Uno dei paradossi in questa situazione iperparadossale è che la cosiddetta trattativa viene svolta dai due uomini meno convinti dei rispettivi schieramenti. Forse nel Movimento 5 Stelle i meno convinti sono Di Battista e Taverna, ma non è che Luigi Di Maio salti di gioia per questa ipotesi. Molto peggio nel Pd in cui è evidente che quel pover’uomo di Zingaretti fa quello che può, ha in testa una cosa: andare a elezioni – per perderle naturalmente – e per togliersi dalle scatole i parlamentari renziani e mettere gli amichetti suoi. Le ha provate tutte: prima ha detto no, e si è trovato spiazzato da Renzi, poi ha messo come prima condizione di bloccare la riforma del taglio dei parlamentari, poi ancora si è impuntato sul nome di Conte. Se anche dovessimo risolvere il problema del nome di Conte, il colore della giacca di Di Maio non sarebbe quello giusto. La cosa più intelligente l’ha detta Luciana Castellina: sono due partiti che parlano senza ascoltare, quindi non c’è nessuna trattativa, ma una sceneggiata indegna nella quale non puoi sperare niente e dove tutti sono impresentabili.

Secondo lei, quindi, il governo giallorosso non ha speranza di nascere?

La vedo molto compromessa come possibilità. Se ci si arrivasse, bisognerebbe vedere poi il gioco delle caselle: se faccio due vicepresidenti del Consiglio, allora mi devi dare l’economia, e così via… Per ora la coalizione giallorossa è solo un nome tutto da riempire. Ma mi sembra di capire, nelle ultime ore, che la situazione sta precipitando. Io sarei per l’opzione di fornire il Presidente della Repubblica di un robusto scudiscio.

Cosa pensa delle mosse del Presidente Mattarella?

Devo dire che forse il Capo dello Stato ha sbagliato. Con tutta la stima e tutto il rispetto, però puntare subito a una nuova maggioranza politica, solida, di legislatura addirittura, senza nemmeno un passaggio di decantazione da una maggioranza all’altra, mi sembra un’operazione molto disinvolta. Sarebbe stato più logico fare un governo del Presidente, che non è un governo tecnico, perché il Presidente non è un tecnico, per evitare l’aumento dell’Iva, per fare la finanziaria, per fronteggiare le avvisaglie della grande recessione che ci sta cadendo addosso e poi magari in primavera col clima più disteso pensare al passo successivo. Puntare subito a una maggioranza politica di colore diverso non mi sembra sia stata una grande trovata.

Quindi il rischio sono le elezioni?

No, le elezioni ormai sono quasi una certezza. Il rischio maggiore è che voglio vedere se -per una ragione o per un’altra – le elezioni si concludono senza nessuno che vinca la maggioranza dei seggi e attenzione, sia alla Camera che al Senato, e sappiamo quanto sia difficile con questo sistema elettorale, beh se la situazione fosse questa che si fa? La maggioranza gialloverde mi pare piuttosto bruciata da questa esperienza, la maggioranza giallorossa se non l’hai fatta prima perché dovresti farla dopo, altre maggioranze non so se ne vengono fuori, allora rifacciamo altre elezioni? Si sta profilando uno scenario spagnolo, per cui non andiamo semplicemente a nuove elezioni, ma a nuove elezioni ripetute.

Professore, il suo è uno scenario caotico…

La situazione è impazzita. Siamo nelle mani di personaggi meno che mediocri. Salvini, Zingaretti e Di Maio, messi insieme, non arrivano al ginocchio di quello che dovrebbe essere un normale uomo di governo. Salvini sembrava Tex Willer e si sta rivelando Paperoga, Di Maio non è mai sembrato un granché e i fatti lo confermano e Zingaretti non esiste. Siamo nelle mani di una classe politica impresentabile. Il tutto mentre ci sta arrivando addosso una recessione come quella del 2008.

Come valuta le altre forze politiche?

Forza Italia da questa crisi ne sta uscendo malissimo. Il cavalier Berlusconi si fa trattare come un vecchio rimbambito che viene convocato e sconvocato da Salvini a secondo di come va la prospettiva di una ripresa del governo gialloverde, le elezioni, un’altra coalizione… Lo conoscevamo come una persona orgogliosa.

E Giorgia Meloni?

Fratelli d’Italia, e può capire quanto mi costa questa affermazione, sono quelli che ne stanno uscendo meglio, con maggiore coerenza. Gli altri passano da una forma di alleanza all’altra, perdendo passo dopo passo la loro credibilità.

Come interpreta, invece, le mosse di Matteo Renzi?

Renzi, che io ho combattuto come ho potuto sul referendum e non solo, resta infondo l’unica persona intelligente in quel branco di oche che è il Pd. È l’unico che ha il senso della contingenza politica. Voglio dire, non è che lui è convinto e contento di andare con il Movimento 5 Stelle, però sa che il rischio è o che Salvini prenda la maggioranza da solo – e sono cavoli amari – oppure non la prende Salvini, ma non la prende nessuno e ci si ritrova nella situazione che ho detto prima. Renzi è uno che lo capisce, Zingaretti no. Evidentemente è un calcolo troppo complicato.

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