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Una “libellula” su Titano per scoprire cosa nasconde sotto la sua densa atmosfera. È il nuovo programma della Nasa, annunciato in diretta streaming dall’amministratore Jim Bridenstine, per dare vigore al programma scientifico dell’agenzia. La missione, denominata Dragonfly (appunto, libellula), dovrebbe partire nel 2026 e giungere a destinazione nel 2034. Allora inizierà la versa sfida: l’esplorazione robotica della più grande luna di Giove. Sarà condotta da un drone, dotato di ben otto rotori a propulsione nucleare, capace di volare e poggiarsi sulla superficie. È questo uno degli elementi più interessanti della missione, ci ha raccontato Nichi D’Amico, presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf): “Un velivolo del genere può eseguire manovre e riprese eccezionali, con a bordo tutti gli strumenti utili a catturare i dati relativi alla composizione chimica”.

LA MISSIONE

L’obiettivo è infatti proprio quello di raccogliere dati utili sulla composizione chimica del suolo e dell’atmosfera di Titano, un mondo che ha da sempre affascinato gli studiosi del settore per la sua somiglianza con le caratteristiche primordiali della Terra. “Questo mondo oceanico – ha detto Bridenstine svelando il programma – è l’unica luna all’interno del Sistema solare dotata di atmosfera densa; per questo siamo così entusiasti di vedere cosa scoprirà Dragonfly”.

IL PROGRAMMA NEW FRONTIERS

Dopo una lunga attesa è stata dunque svelata la quarta missione del programma New Frontiers della Nasa, progetto scientifico mirato alla scoperta del Sistema solare e alla ricerca di tracce di vita, passata o presente, esterna alla Terra. Le prime tre missioni del programma, New Horizons, Juno e Osiris-Rex, sono state lanciate rispettivamente nel 2006, nel 2011 e nel 2016. La prima ha portato al sorvolo di Plutone nel 2015. La seconda, ancora in corso, è indirizzata a indagare Giove, mentre la terza conserva l’ambizioso obiettivo di riportare sulla Terra i campioni dell’asteroide 101955 Bennu.

ALLA RICERCA DI TRACCE DI VITA

“Titano – ci ha spiegato il professor D’Amico, presidente dell’Inaf – è un satellite naturale di Saturno, roccioso e dotato di densa atmosfera”. Queste due caratteristiche, ha aggiunto, “indicano che potrebbe esserci stata, o esserci tutt’ora, una forma di vita seppur primordiale”. Se si considerano anche gli studi meno recenti sulla composizione chimica dell’atmosfera, “ci sarebbero tutti gli ingredienti per poter facilitare la presenza di vita”. Visti i dettagli dell’annuncio da parte della Nasa, “mi sembra che la missione sia già ben avviata”, ha notato D’Amico.

UN VIAGGIO POSSIBILE

Il viaggio sarà lungo, ma non rappresenterà la parte più difficile. “Siamo già stati intorno a Saturno – ha ricordato il presidente dell’Inaf – anche con la missione Cassini che, prima di tuffarsi tra gli anelli del Pianeta, ha compiuto diversi passaggi ravvicinati proprio su Titano”. D’altra parte, nell’ambito di quella missione, nel dicembre del 2004 la sonda Huygens si staccò dalla nave madre per immergersi nell’atmosfera della luna. Eppure, l’ipotesi di arrivare a quelle distanze con equipaggi umani resta ancora molto remota. “Si parla di esplorazione umana Marte, ma ancora non è chiaro quando ci arriveremo”, ha notato D’Amico.

SIAMO SOLI NELL’UNIVERSO?

Di fondo, come in molte delle missioni esplorative, c’è la ricerca di tracce di vita al di fuori del nostro Pianeta, un’inclinazione “probabilmente insita nel genere umano”, ha spiegato il professore. “Lo facciamo attraverso potenti sistemi di osservazione rivolti verso eso-pianeti, rintracciando quelli che si trovano nella cosiddetta fascia abitabile e cercando di capire la composizione chimica delle atmosfere”. Ciò, ha aggiunto D’Amico, potrebbe addirittura portare a scoprire “se ci siano tracce di sostanze inquinanti, le quali indicherebbero la presenza di civiltà piuttosto sviluppate”. Una cosa diversa riguarda invece le missioni interne al Sistema solare, “poiché possiamo inviare delle sonde verso destinazioni, Marte compresa, in cui non possiamo escludere che ci siano forme di vita, passata o presente, seppure primordiale”.

UNA VISIONE FILOSOFICA

D’altra parte, “sarebbe sconvolgente arrivare alla certezza che siamo soli nell’Universo”, ha chiosato D’Amico. “Ci troviamo in un angolo sperduto, attorno a una di miliardi di stelle e all’interno di una di miliardi di galassie”. In tal senso, “sconvolgerebbe constatare che, tra tanta arte e cultura, tutto quello che abbiamo sviluppato sulla Terra rappresenti come una fase accidentale, per lo più destinata in un futuro piuttosto lontano a finire”. Certo, “è vero che la vita è un fenomeno molto complesso, che richiede circostanze particolarissime per potersi sviluppare”. Eppure, ha detto il presidente dell’Inaf, “vista la numerosità di stelle e di galassie, ritengo probabile che la vita esita da qualche altra parte”. Tutt’altra cosa, ha aggiunto concludendo, “è pensare di potersi mettere in contatto”.

(Foto Nasa via Twitter)

 

Cercasi tracce di vita su Titano. Svelata Dragonfly, la nuova missione della Nasa

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