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UN CAMBIO DI STRATEGIA

In questo conflitto a media intensità, ma di fatto permanente, la Casa Bianca ha deciso da qualche tempo di mutare strategia, adottando – come ha recentemente ricordato il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton – un approccio più offensivo, a fini di deterrenza, che vedrebbe in prima linea cyber soldati e Pentagono, investiti di maggiore libertà di movimento e azione nello spazio cibernetico.

OBIETTIVO: RETI ELETTRICHE

Di questo cambio di passo fa parte l’incremento di incursioni digitali che le unità cibernetiche degli Stati Uniti starebbero conducendo nelle infrastrutture critiche di Mosca, soprattutto nella rete elettrica. Una modalità di azione che da un lato raccoglie consensi (visti i numerosi avvertimenti di questi anni da parte di intelligence e Fbi, secondo i quali Mosca avrebbe inserito malware in reti, oleodotti e altre infrastrutture americani); dall’altro attira i timori di chi teme una pericolosa escalation dalla conclusione imprevedibile.

L’AVVERTIMENTO A PUTIN

Queste mosse, evidenzia il New York Times, servirebbero a lanciare un preciso avvertimento al presidente russo Vladimir Putin, indicato dell’intelligence americana come il “mandante” dell’attività disinformativa che avrebbe colpito le elezioni del 2016 e che ha poi dato vita alla lunga e intensa indagine sul cosiddetto Russiagate, i cui strascichi proseguono ancora.

COME SI MUOVE IL CYBER COMMAND

Ma Mosca, rammentano i media d’oltreoceano, avrebbero tentato anche di condizionare le recenti Midterm di fine 2018. E nell’occasione, Washington – che ha reso permanente la sua Task Force anti Russia -, e in particolare il Cyber Command, spensero l’Internet Research Agency (Ira), la “fabbrica dei troll” di San Pietroburgo ritenuta dai servizi segreti americani l’epicentro delle campagne di influenza condotte a suon di fake news che vengono attribuite a Mosca dagli Usa. Proprio nell’ambito di questi attacchi, Washington avrebbe inserito nella rete elettrica russa diversi cyber tools che, all’occorrenza, potrebbero privare il Paese dell’energia (un tipo di offensiva del quale, tra l’altro, il Cremlino è stato accusato diverse volte, ad esempio in relazione ai ben noti blackout in Estonia e in Ucraina).

I sostenitori della strategia più aggressiva hanno affermato che era in ritardo da tempo, dopo anni di avvertimenti pubblici da parte del Dipartimento della Sicurezza Nazionale e della F.B.I. che la Russia ha inserito malware in grado di sabotare le centrali elettriche, i gasdotti e gli oleodotti americani in qualsiasi futuro conflitto con gli Stati Uniti.

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