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Che le elezioni amministrative locali abbiano una loro logica rispetto a quelle politiche nazionali e europee, è indubbio. Intanto, sono elezioni “di prossimità”: chi vota è chiamato a dare giudizi su cose e persone che conosce spesso direttamente. Le idee generali contano senza dubbio, ma esse hanno una declinazione specifica che va ponderata attentamente. C’è poi anche il sistema elettorale che fa la sua parte: il ballottaggio impone le coalizioni e favorisce il bipolarismo.

CHI SOFFRE E CHI NO

In queste condizioni, a soffrirne, fra le due forze governative, è senza dubbio il M5S, la cui scelta di correre isolato, prima ancora che il trend generale che lo vede in declino, l’ha tenuto fuori dalla spartizione dei posti di sindaco di tutti i maggiori centri in cui si votava ieri (eccezion fatta per Campobasso). La Lega ha potuto invece far valere tutta la sua “politica dei due forni”, coalizzando attorno a sé le residue forze berlusconiane e tutto l’elettorato di destra o a cui è comunque invisa la sinistra. Alla fine sia le coalizioni di destra a guida leghista sia quelle di sinistra più o meno di area piddina, possono dirsi soddisfatte, quasi (non proprio in verità visto il leggero predominio della destra) spartendosi in qualche modo il bottino.

IL CAMBIAMENTO, L’ALTERNANZA

Da un punto di vista simbolico, l’effetto maggiore lo fa lo sfondamento del centrodestra nell’Emilia profonda (a Bologna era già avvenuto precedentemente), in particolare a Forlì e soprattutto a Ferrara. È un risultato storico che non può che suscitare il plauso di chi, come il sottoscritto, guarda alla politica con uno sguardo metapolitico e liberale. Come diceva Lord Acton in pieno Ottocento, “se il potere corrompe, il potere assoluto corrompe assolutamente”. Era quello che era successo a Ferrara, ove, avendo governato per settant’anni, la sinistra aveva avvolto in una cappa di conformismo, anche e soprattutto culturale, la città. Il cambiamento e l’alternanza delle classi dirigenti sono sempre positive. Significativo è anche il caso di Rovigo, ove il Pd ha conquistato il governo di una città in piena area leghista.

CONFERME E CONQUISTE

Finite le appartenenze forti di un tempo, nulla può essere dato come scontato: l’elettore cerca il buon governo e premia o punisce a partire da questo elemento base. Resta confermata la dimensione ormai nazionale della Lega, che conquista con i suoi alleati un capoluogo di regione come Potenza. Livorno ritorna alla sinistra, dopo l’esperimento pentastellato di Filippo Nogarin. La formula dell’alleanza con le liste civiche funziona soprattutto a sinistra, e questo ci sembra un chiaro segnale anche per il Pd nazionale: rinchiudersi nella cinta della sinistra classica non è sufficiente per poter non dico governare, ma nemmeno raggiungere un Risultato apprezzabile.

L'elettore cerca il buon governo, Ferrara e Rovigo insegnano

Che le elezioni amministrative locali abbiano una loro logica rispetto a quelle politiche nazionali e europee, è indubbio. Intanto, sono elezioni “di prossimità”: chi vota è chiamato a dare giudizi su cose e persone che conosce spesso direttamente. Le idee generali contano senza dubbio, ma esse hanno una declinazione specifica che va ponderata attentamente. C’è poi anche il sistema elettorale…

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