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Un accesso allo Spazio tutto italiano. L’Aeronautica militare ha pubblicato oggi l’avviso per la raccolta di manifestazioni d’interesse per collaborare su ricerca, sperimentazione e sviluppo di un lanciatore che sia in grado di trasportare in orbita piccoli satelliti da una piattaforma aerea. L’obiettivo è coinvolgere enti di ricerca e industria (sia i big, sia le tante Pmi del comparto) e assicurare al Paese l’autonomia in un segmento in forte crescita e dai molteplici ambiti applicativi, dalle telecomunicazioni all’osservazione della Terra.

LA LETTERA D’INTENTI

Tutto ha avuto inizio a metà dicembre, quando l’Aeronautica militare, il Cnr, La Sapienza, il Cira e Sitael (azienda leader nel segmento dei mini-satelliti) hanno firmato a Roma una lettera d’intenti propedeutica a un accordo quadro. Quest’ultimo, a sua volta, sarà destinato a dare il via a uno studio di fattibilità per la realizzazione di un avio-lanciatore, la cui funzione sarà quella di mettere in orbita bassa piccoli, nano e micro satelliti, uno dei settore in più rapida ascesa nel contesto della New Space Economy. Sulla base della lettera di dicembre e prima della definizione dell’accordo quadro, si apre ora la fase di adesione, quella “dell’inclusività” e delle manifestazioni di interesse, affinché altre realtà possano aderire.

“UN SEGNO DI TRASPARENZA”

Già la firma di dicembre, spiegava allora il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Alberto Rosso, ha rappresentato un passaggio “simbolico ma significativo in termini di inclusività della rete di eccellenze nell’ambito aeronautico, spaziale e tecnologico, con l’obiettivo di coinvolgere non solo le grandi, ma soprattutto le medie e le piccole imprese di cui è ricco il Paese, e tutte le professionalità del comparto accademico nazionale”. Ora, nota l’Arma Azzurra, “l’avviso pubblico rappresenta un altro passaggio importante”, sempre nel segno del “sistema-Paese” e della chiamata a raccolta delle eccellenze nazionali.

IL PROGETTO

Una volta che verrà siglato anche l’accordo, lo studio di fattibilità stabilirà costi dell’impresa, peso massimo dei satelliti da portare a bordo e le dimensioni necessarie del razzo che accompagnerà le micro costellazioni in orbita. La durata dello studio sarà con ogni probabilità di sei mesi, mentre il primo prototipo potrebbe decollare entro due anni. Ad accorciare i tempi c’è il fatto che non sarà necessario sviluppare un velivolo ad hoc, poiché potrebbe toccare all’Eurofighter il compito di portare in quota il lanciatore con i relativi mini-satelliti. Una volta raggiunta l’altezza utile, le due parti si dividerebbero: il caccia tornerebbe a terra, mentre il razzo raggiungerebbe la bassa orbita concertata. In questo modo, si potrebbero programmare lanci e rientri in autodistruzione, giusto il tempo di ottenere l’obiettivo desiderato.

LE APPLICAZIONI POSSIBILI

In ogni caso, in attesa dei risultati dello studio di fattibilità, la strada intrapresa dall’Aeronautica militare segue il solco della New Space Economy (di cui la collaborazione tra pubblico e privato è cifra stilistica) e delle linee programmatiche del ministro Elisabetta Trenta, che ha fatto del “dual use” una delle due parole-chiave del suo dicastero (l’altra è “resilienza”). Non a caso, il progetto è destinato ad avere applicazioni in molteplici campi, dalle telecomunicazioni alla sorveglianza, passando per la ricerca scientifica. Utilizzare piattaforme aeree permetterebbe di aumentare il numero di lanci, affrancandosi dall’utilizzo di complesse infrastrutture di terra e determinando una significativa riduzione dei costi di lancio.

IL RUOLO DELL’AERONAUTICA

“Quello dell’aviolancio di piccoli satelliti – ricorda l’Arma azzurra – costituisce un campo di ricerca e approfondimento di forte interesse per la comunità scientifica internazionale, che vede l’Aeronautica militare, nell’ambito del Piano spaziale della Difesa, competente per lo sviluppo e la promozione di studi di settore per il lancio di satelliti da piattaforme aeronautiche”.

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