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Da un lato vuole coinvolgere Merkel e annuncia un tandem ideologico su migranti e sicurezza con la cancelliera “necessario nell’interesse del partito”. Dall’altro piazza con un risultato mediocre rispetto alle attese (solo il 62%) un suo uomo alla Segreteria Generale della Cdu, Paul Ziemiak.

Il primi giorni da leader della Cdu sono densi di scelte conservatrici per Annegret Kramp-Karrenbauer (battezzata con l’acronimo Akk), fresca vincitrice del congresso di Amburgo alla guida dei cristiano democratici tedeschi. Ma che celano alcune insidie, perché non sanano quel vulnus manifestatosi con il crollo di consensi alle regionali che sta togliendo il sonno agli industriali e alle pmi che tifavano Merz.

QUI CDU

Non compleamente nuova e, ad oggi, disunita: ecco la Cdu nella prima era post Merkel. All’orizzonte, mormora la base del partito più desiderosa di cambiamenti, c’è il rischio che la mancata discontinuità, sommata a mosse che sono state già indigeste all’elettorato cristiano democratico (come quelle su migranti e grande coalizione) possano far perdere alla Cdu altri voti dopo il calo alle regionali in Baviera e Assia.

In questo senso va letta la reazione della base alla doppia mossa di Kramp-Karrenbauer. Nessuno in Germania si sogna minimamente di procedere ad una sorta di rottamazione del leader (non è nella loro cultura politica), ma non è passata inosservata la “curva” tattica di Kramp-Karrenbauer che intende coinvolgere la cancelliera.

CHANGE?

Infatti quel 48% di delegati che hanno votato per Merz avevano manifestato una precisa voglia di cambiamento. Per cui molti sono gli osservatori che comunque mettono l’accento su un partito praticamente spaccato, dove poco più della metà ha scelto per una forma di continuità e poco meno della metà vorrebbe evitare il trend nato dopo il risultato mortificante delle regionali.

Il quesito di oggi nel partito è come non smarrire il sostegno di quel 48% che ha votato Merz, perché in quel caso si aprirebbero praterie per gli avversari della Cdu: non solo i nazionaisti di Afd che hanno un dignitoso 10%, ma anche i Verdi che sono riusciti a incamerare anche alcuni voti centristi. E adesso puntano ad una nuova stagione in chave GroKo.

ZIEMIAK

La nuova generazione dei 30enni di Germania trova principale incarnazione in questo deputato nato in Polonia, ma che vive in Germania sin da tenera età. Dal 1999 è organico al partito, mentre si laureava e continuava a formarsi tra Osnabrück, Münster e Iserlohn per poi affermarsi nella comunicazione aziendale con la PricewaterhouseCoopers. Ha fatto carriera nella Young Union, fino ad esserne eletto presidente nel 2014. La sua nomina è una scelta innovativa che presenta un elemento positivo nella sua età (quindi in chave di rinnovamento), e uno negativo perché non si raccorda con il pezzo del partito meno conservatore.

Il 40% delle persone coinvolte nel voto (tra cui Carsten Linnemann, numero 1 dell’Associazione delle Pmi) non è stato così entusiasta della sua candidatura, fortemente voluta da Kramp-Karrenbauer, perché in fondo non solo la Junge Union era più orientata a sostenere Merz nella lotta alla leadership della Cdu, ma anche il mondo delle imprese avrebbe preferito il ricco 63enne che parla la stessa lingua delle multinazionali.

Senza dimenticare che a Ziemiak più di qualcuno avrebbe preferito il giovane ministro della salute Spahn, che comunque ha ipotecato “il prossimo giro”.

SCENARI

Per cui il frutto del trentunesimo congresso della Cdu, al momento, è un ircocervo di sensazioni e decisioni, che sembrano discostarsi dal motto dell’assemblea “fondere e guidare assieme”. Non mancano voci critiche e rumors di malumori diffusi dopo il voto di venerdì scorso, soprattutto all’interno del mondo che sosteneva Merz e, particolarmente, nella zona del Baden-Württemberg, dove si moltiplicano i capannelli e gli incontri per riflettere sulle potenzialità del nuovo corso del partito.

Lo stesso Linnemann dal palco di Amburgo ha usato parole esplicative (“Caro Friedrich, resta con noi”), in riferimento alle voci che vorrebbero alcuni membri di peso del partito pronti a lasciare la Cdu. Dopo l’elezione di Akk, la delusione per la sconfitta di Merz era stata manifestata anche in molti gruppi Wattsup, convinti che lo stesso Merz possa scegliere di non essere coinvolto in prima persona in questa nuova fase che però nasce con vecchie logiche e in continuità con le scelte dell’ultimo biennio.

All’orizzonte le nuove sfide elettorali su cui si misurerà Akk sono ormai prossime: le elezioni europee del prossimo maggio, le elezioni regionali in Sassonia, Turingia, Brandeburgo e Brema, oltre alle amministrative in molti stati federali.

 

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