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Un patto nazionale che permetta di tracciare nuovi sentieri per un nuovo Brasile: ovvero meno restrizioni ideologiche, rispetto per la tradizione giudeo-cristiana, no all’ideologia di genere. Questo in sintesi il pensiero del 38esimo Presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, insediatosi con una cerimonia in pompa magna.

Trova le differenze: cosa ha in comune con la nuova Lega salviniana? C’è un fil rouge che unisce i principi ultraconservatori sudamericani con quelli padani? Un viaggio-focus, dalla Padania a Copacabana, nella consapevolezza che premesse e valori sono anche il frutto dell’ultimo decennio (fatto di recessione e scandali) e che le strategie economiche potrebbero finire per non coincidere affatto.

VALORI

Brazil first and God first. Il mantra di Bolsonaro inizia da questo astratto, che offre la cifra rispetto alle politiche che saranno (di matrice economica, sociale e culturale). E continua con “legge e ordine”, riprendendo esattamente il trend portato avanti durante l’intera campagna presidenziale. Il neo presidente ha promesso di “rompere il sistema” e di abbandonare lo status quo dopo anni tumultuosi che hanno caratterizzato il Brasile con una profonda recessione.

La crisi economica verdeoro è stata accompagnata da numerose e spesso incontrollate turbolenze politiche, con le vicende giudiziarie che hanno interessato anche l’ex presidente Lula (condannato a più di 12 anni di carcere nel 2017, poi ha perso il suo primo appello nel gennaio 2018 e ora deve presentarsi in tribunale per affrontare altre sei capi di imputazione).

STORIA

Uno spaccato in cui si è fisiologicamente incuneato il crimine, come una costante sociale, che ha spinto l’elettorato a cercare una risposta nella soluzione destrorsa incarnata da Bolsonaro e dal suo status di ex ufficiale.

Con le cautele del caso, anche l’Italia giallo-verde è il frutto di una serie di fattori oggettivi: il ventennio berlusconiano, la crisi sistemica del 2011 (con l’avvento del governo Monti), la battaglia giudiziaria che ha prodotto tre lustri di processi e di contrapposizioni ideologiche, l’aumento esponenziale del debito pubblico con la contrazione di occupazione e ripresa, la crisi del bipolarismo muscolare che si è trascinata nella retorica anti Ue.

TREND

Bolsonaro, come Salvini, non è esattamente un outsider politico, anche se ha certamente provato a dipingersi come tale. Si tratta di un ex ufficiale militare reduce da sette mandati nel congresso federale del Brasile. Anche il vicepremier italiano non è nuovo nella politica: ricopre cariche da 25 anni. Nel 1993 fu eletto consigliere comunale a Milano, poi europarlamentare, deputato e senatore ma sempre nelle fila della Lega.

Bolsonaro invece è stato membro di diversi partiti nel corso degli anni: di recente ha aderito al Social Liberal Party (Psl) e da lì ha avviato la sua campagna presidenziale.

Bolsonaro ha fatto molto affidamento sui social media per promuovere la sua candidatura e far veicolare il suo messaggio. Salvini procede con un uso quotidiano e mirato dei social, alternando post enogastronomici a quelli personali, con foto mescolate al messaggio politico del giorno.

In Brasile si registrano polemiche per le frasi utilizzate da Bolsonaro nei confronti di comunità straniere e omosessuali.

Ha definito pigre le comunità indigene e Quilombolas, discendenti di schiavi afro-brasiliani (“Penso che non riescano nemmeno a procreare”, ha detto). Ha aggiunto che se avesse avuto un figlio gay, non sarebbe stato in grado di amarlo e avrebbe “preferito che morisse in un incidente”.

Nel 2011 Bolsonaro ha risposto così a una domanda su cosa avrebbe fatto se suo figlio si fosse innamorato di una donna di colore: “Non corro questo rischio perché i miei figli sono molto ben istruiti”.

PROGETTI

Uno dei motivi principali per cui molti elettori brasiliani hanno sostenuto Bolsonaro è la sua promessa di porre rimedio ai mali del paese: criminalità, incertezza economica, corruzione. Nel programma della Lega si scorge la lotta al terrorismo, il blocco degli sbarchi immigrati e respingimenti assistiti, il rimpatrio di tutti i clandestini, l’ampliamento della legittima difesa, la nascita del poliziotto e del carabiniere di quartiere, la riforma della Giustizia (separazione delle carriere e giusto processo), il codice di difesa dei diritti delle donne, il codice a tutela degli animali domestici, la nuova disciplina per intercettazioni e custodia cautelare.

Non solo partiti e politica: tra Brasile e Italia spicca anche la nuova sinergia industriale per Leonardo e Fincantieri in campo militare.  Il riferimento è a 4 nuove corvette per una commessa complessiva di 1,6 miliardi di euro. L’offerta da parte del gruppo guidato da Bono è attesa in queste ore e dovrebbe contenere il contributo di Leonardo come fornitore del sistema di combattimento integrato e come design authority.

ECONOMIA

Come guru economico Bolsonaro ha utilizzato Paulo Guedes, un economista dell’Università di Chicago che ha redatto il manifesto elettorale traendo spunti dagli idoli del libero mercato come Milton Friedman e Friedrich Hayek. Un tratto diametralmente opposto a quello imboccato da Salvini, che si è affidato al duo anti euro Borghi-Bagnai che sul tema liberismo sono apparsi differenti. Borghi in una recente intervista al Foglio ha detto: “Non c’è un vestito per tutte le stagioni. Con la crescita, sono liberista. Se c’è recessione, keynesiano”.

Guedes, ministro dell’economia, ha illustrato proprio in queste ore il suo progetto: il Brasile ha bisogno di fare riforme per risolvere la crisi fiscale e inoltre il paese smettendo di crescere ha innescato un eccesso valore di spesa.

Per cui ecco creato un superministero con tre macro obiettivi: riforma delle pensioni, privatizzazioni e semplificazione fiscale. E ha ripetuto più volte che il più grande male oggi è la crescita incontrollata della spesa pubblica. Il contrario della strategia giallo-verde basata su più spesa per reddito di cittadinanza e quota 100.

twitter@FDepalo

(Foto: Creative Commons)

 

Dalla Padania a Copacabana alla ricerca del fil rouge tra Salvini e Bolsonaro

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