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Botta e risposta al veleno tra Mitt Romney e Donald Trump. Il deputato repubblicano dello Utah e candidato alla presidenza statunitense nel 2012, sulle pagine del Washington Post ha esposto una precisa critica all’attuale inquilino della Casa Bianca: “La presidenza Trump ha fatto una profonda discesa a dicembre”, ha dichiarato Romney. E tra i punti principali che hanno segnato la presidenza negativamente, quest’ultimo ricorda le defezioni illustri del segretario alla Difesa Jim Mattis e del capo di stato maggiore della Casa Bianca John F. Kelly, a causa dei cambi di rotta improvvisi su terreni fondamentali per gli Usa come quello siriano, dal quale The Donald ha dichiarato di volersi ritirare.

Ad essere precisi, infatti, ad aver infastidito maggiormente l’ex candidato alla Casa Bianca, sono stati soprattutto i cambi di poltrone eccellenti nelle fila dell’amministrazione americana, proprio come quelle di Mattis e Kelly. Insomma le uscite, tra gli altri, di Rex Tillerson, Jeff Sessions, Nikki Haley, Gary Cohn, H.R. McMaster sarebbero state, secondo Romney, la prova madre che la condotta di Trump, “specie negli ultimi due mesi, non è stata in grado di elevarsi alla dignità del suo ufficio”.

Nel lungo articolo, poi, Romney ritorna sul ritiro delle truppe Usa dalla Siria, aggiungendo come il capo della Casa Bianca avrebbe “abbandonato alleati che lottano al nostro fianco” ed esposto gli Usa al rischio di attentati terroristici.

“Non è che tutte le politiche del presidente sono state fuorvianti – ha poi affermato il repubblicano, che giovedì assumerà la carica di senatore -. (Trump ndr) Ha fatto bene ad allineare le imposte societarie degli Stati Uniti con quelle dei concorrenti globali, a eliminare le norme eccessive, a reprimere le pratiche commerciali sleali della Cina, a riformare la giustizia penale e a nominare giudici conservatori. Queste sono politiche che i repubblicani mainstream hanno promosso per anni. Ma le politiche e le nomine sono solo una parte di una presidenza”.

Dal canto suo, Donald Trump non è rimasto in silenzio, twittando la sua risposta piccata alle critiche rivoltegli: “Preferirei che si dedicasse (Mitt Romney ndr) alla sicurezza del confine e ad altri temi su cui può essere utile. Io ho vinto, lui no. Dovrebbe essere contento per tutti i repubblicani”.

L’editoriale, comunque, non vuole lasciare adito a dubbi sull’opinione di chi lo scrive. Romney, che pure rivendica di non aver sostenuto la candidatura di Trump nel 2016, punta dritto al punto, accusando il Presidente di alimentare divisioni interne al Paese (e dello stesso partito repubblicano, si potrebbe aggiungere) attraverso la propria retorica.

“In gran parte, una presidenza modella il carattere pubblico della nazione. Un presidente dovrebbe unirci e ispirarci. Un presidente dovrebbe dimostrare le qualità essenziali di onestà e integrità, ed elevare il discorso nazionale con cortesia e rispetto reciproco. Come nazione, siamo stati benedetti da presidenti che hanno fatto appello alla grandezza dello spirito americano. Con la nazione così divisa, risentita e arrabbiata, la leadership presidenziale in qualità di carattere è indispensabile”, ha aggiunto il senatore in pectore.

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