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L’incandescenza della situazione libica delle ultime ore ha smosso la comunità internazionale, fino ad arrivare ad una decisione importante: l’invio da parte degli Stati Uniti di un ambasciatore straordinario e il probabile, anche se è ancora in forse, rinvio della conferenza nazionale. Il generale Khalifa Haftar, attraverso l’appello ad entrare a Tripoli lanciato alle proprie truppe ieri, ha dato effettivamente luce verde per un attacco alla capitale. Da Tripoli, comunque, non sembrerebbe esserci nessun segnale di resa. All’interno del governo internazionalmente riconosciuto guidato da Fayez al Serraj, infatti, il fronte è compatto a respingere l’avanzata del generale. Il vice presidente del Consiglio di presidenza Ahamed Maitig ha dichiarato a riguardo: “Non permetteremo al signor Haftar di avere il controllo militare su Tripoli. Siamo in grado di confrontarci”.

Intanto la Russia, attraverso le parole di Lavrov “conferma il suo fermo sostegno all’unità, all’integrità territoriale e alla sovranità della Libia e all’instaurazione di un dialogo continuo intra-libico con un ruolo di coordinamento affidato al rappresentante speciale per la Libia dell’Onu Ghassan Salamè”. Una preoccupazione unanime, dunque, che non arresta gli scontri in corso sul territorio: secondo quanto riferito dall’emittente televisiva Libya al Ahrar, circa 128 soldati del battaglione 106 delle forze del generale Haftar sarebbero stati fatti prigionieri ieri dalla Forza di protezione di Tripoli.

“Haftar ha violato l’accordo con la comunità internazionale quando ha cercato di invadere la regione occidentale. – ha proseguito Maitig – Abbiamo abbastanza forza per rispondere a questa escalation militare, anche in modo maggiore, e abbiamo deciso di rispondere con la forza, non i può tornare indietro”.

Anche il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi, che partecipa oggi e domani a Dinard, in Bretagna, alla riunione dei ministri degli Affari Esteri del G7, ha sottolineato l’importanza del dossier libico, cercando di invitare alla collaborazione. Nel frattempo il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha affermato: “Sto andando da Tripoli a Tobruk e Bengasi: il mio obiettivo resta lo stesso, evitare un confronto militare”.

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