Skip to main content

Nell’ambito di un imponente conflitto geostrategico ed economico tra Cina e Stati Uniti, la questione del 5G sta acquisendo un’importanza primaria, soprattutto per quanto concerne i presunti rischi alla sicurezza nazionale americana e dell’area atlantica. Oltre alle tensioni che circondano lo sviluppo della rete ultraveloce, negli ultimi mesi si sono sollevate anche numerosi voci circa i rischi della catena di approvvigionamento globale delle telecomunicazioni, in particolare dalle agenzie di intelligence americane, come la National Security Agency.

Questi dubbi circondano in primo luogo le compagnie di telecomunicazioni cinesi più importanti, ovvero Huawei e ZTE (la seconda di proprietà statale), le quali secondo quanto contenuto dell’articolo 7 della legge cinese sull’intelligence emanata nel 2007, hanno – come tutte le aziende – l’obbligo di fornire ai servizi segreti di Pechino qualsiasi informazione ottenuta nell’esercizio del proprio lavoro all’estero. Gli Stati Uniti in particolare temono una rete globale o in larga parte controllata dalla Cina, considerandola un forte rischio per la propria sicurezza nazionale e per quella dei propri alleati. In primo luogo, dopo la scoperta di alcune backdoor inserite dai produttori cinesi nelle supply chain di alcuni prodotti della Super Micro28, dal quale vengono assemblati devices di notissimi colossi tech USA, Washington ha accusato la Cina di perpetrare attività di spionaggio attraverso dispositivi tecnologici. Per questa ragione – a prescindere dallo sviluppo della rete 5G – le tecnologie hardware prodotte dai colosso tech cinesi sono state vietate da qualsiasi utilizzo istituzionale e governativo, nonché agli appaltatori governativi. Oltre alla questione dello spionaggio politico perpetrato attraverso backdoor, una delle maggiori critiche mosse all’affidabilità delle aziende cinesi nell’area delle telecomunicazioni è il fatto che il progetto della rete di nuova generazione collegherà centinaia di dispositivi contemporaneamente, andando senza dubbio ad aumentare le vulnerabilità degli stessi.

Il dibattito sta coinvolgendo progressivamente sempre più Stati, dai Paesi in via di sviluppo (che grazie ai bassi costi delle aziende cinesi hanno l’opportunità di abbracciare queste nuove tecnologie) fino alle grandi potenze mondiali, europee e non, interessate a proficue collaborazioni con la Cina, ma allo stesso tempo preoccupate per la propria sicurezza nazionale. Non sono da sottovalutare le remore statunitensi circa il traffico di dati sensibili che si ritroverebbero a viaggiare su una rete internet di progettazione cinese. Nei Paesi NATO (soprattutto Italia e Germania) queste preoccupazioni si accentuano a causa della presenza di basi militari e statunitensi e dell’Alleanza. Comunicazioni riguardanti informazioni militari o di intelligence potrebbero essere messe a rischio da una rete vulnerabile, un rischio che gli Stati Uniti (soprattutto secondo quanto dichiarato dal segretario di Stato Mike Pompeo) non sono intenzionati a correre e che si potrebbe tradurre nell’interruzione dei rapporti informativi tra funzionari militari e di intelligence.

L’approccio end-to-end della Huawei al 5G, ovvero quello per il quale l’azienda si propone di fornire sia componenti hardware sia software, rende l’azienda cinese attraente dal punto di vista del prezzo, ma problematica dal punto di vista delle vulnerabilità. A tal proposito, rientrerebbero nelle sue competenze anche aggiornamenti e patch attraverso il quale – anche tramite backdoor – la Repubblica Popolare potrebbe prelevare un imponente flusso di informazioni. Ciò potrebbe costituire un grosso problema, soprattutto dopo le numerose accuse di furto di proprietà intellettuale, spionaggio economico e industriale. Alcune nazioni occidentali si stanno trovando di fronte all’eventualità di implementare una tecnologia estremamente rilevante e invasiva tutta completamente ideata e gestita dalla Cina, e questa circostanza potrebbe tradursi in un prezzo da pagare in termini di sicurezza nazionale.

A tal proposito, attraverso la rete 5G, la Huawei potrebbe avere accesso anche ai dati sensibili di milioni di cittadini in tutto il mondo. La sicurezza dei dati e la privacy dei cittadini, altro grande pilastro della sicurezza dei Paesi occidentali, andrebbe a scontrarsi inevitabilmente – secondo i più critici – con la preponderanza assoluta della legge sull’intelligence cinese. Le aziende che – come Huawei – si faranno promotrici di una rete internet ultraveloce «Made in China», andrebbero quindi non solo a disporre della capacità di estrarre informazioni classificate nei confronti dell’Alleanza Atlantica e dei suoi Stati Membri, ma anche di dati e informazioni sensibili riguardanti la cittadinanza qualora richieste dai Servizi segreti cinesi.

USA VS AZIENDE CINESI

Sebbene con l’amministrazione Trump il pressing degli Stati Uniti per convincere i Paesi alleati ad escludere la Huawei e la ZTE dalla realizzazione della rete 5G sia notevolmente aumentato, già con l’amministrazione Obama le agenzie di intelligence americane avevano messo nel mirino le due aziende cinesi, accusate a più riprese di spionaggio e furto di proprietà intellettuale. Una prima avvisaglia si era verificata nel 2011, quando su pressione del Cfius (Comitato per gli investimenti stranieri negli Stati Uniti), organo incaricato di valutare l’impatto degli investimenti esteri sulla sicurezza nazionale, la Huawei aveva volontariamente fatto un passo indietro dall’acquisizione dell’azienda di server 3Leaf. Un anno dopo, nel 2012, un report della Commissione Intelligence del Congresso indagava sui legami fra le due aziende cinesi e il Partito Comunista Cinese, rinfacciando in particolare alla Huawei di aver rifiutato «di fornire dettagli sulle sue operazioni commerciali negli Stati Uniti, sui suoi accordi con l’esercito e l’intelligence cinese e di non aver dato risposte chiare sui suoi processi decisionali».

Lo scrutinio su Huawei e ZTE da parte del governo statunitense ha subito un’accelerazione durante il secondo anno di mandato della presidenza Trump. In un’audizione di fronte alla Commissione Intelligence del Senato nel febbraio 2018 sei alti funzionari, fra cui l’allora direttore dell’NSA Michael Rogers, il direttore del FBI Chris Wray, l’allora direttore della CIA Mike Pompeo e il direttore della National Intelligence Dan Coats hanno espresso preoccupazione per la presenza di Huawei e ZTE nel mercato americano delle telecomunicazioni. Wray ha sottolineato il rischio «di permettere a qualsiasi compagnia o entità di proprietà di governi stranieri che non condividono i nostri valori di guadagnare posizioni di potere dentro alla nostra rete di telecomunicazioni».

Tra gli elementi di preoccupazione citati dai vertici delle agenzie la Legge nazionale sull’intelligence cinese approvata nel 2017, che prevede espressamente il dovere per le organizzazioni e i cittadini cinesi di «sostenere, cooperare e collaborare al lavoro di intelligence nazionale»36. Accuse prontamente smentite dai vertici Huawei, che tuttavia hanno attirato l’attenzione dei legislatori. Nell’agosto 2018 il Congresso ha approvato, nell’ambito del più ampio Defense Authorization Act, un pacchetto di misure volte a vietare l’uso di dispositivi Huawei e ZTE per i dipendenti del governo federale e i suoi fornitori. È nel novembre del 2018 che il governo statunitense tiene i primi colloqui informali con rappresentanti dei Paesi alleati chiedendo di escludere le compagnie cinesi dalla fornitura della rete 5G. A destare particolare preoccupazione, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, la presenza dei cinesi nel mercato delle telecomunicazioni di Paesi alleati che ospitano basi americane come Italia, Giappone e Germania.


 

QUI IL REPORT COMPLETO

Usa vs Cina. Le tappe e tutte le cifre di uno scontro globale che l'Italia non può sottovalutare

Di Francesco Bechis e Rebecca Mieli

Nell’ambito di un imponente conflitto geostrategico ed economico tra Cina e Stati Uniti, la questione del 5G sta acquisendo un’importanza primaria, soprattutto per quanto concerne i presunti rischi alla sicurezza nazionale americana e dell’area atlantica. Oltre alle tensioni che circondano lo sviluppo della rete ultraveloce, negli ultimi mesi si sono sollevate anche numerosi voci circa i rischi della catena di…

Cosa faranno gli Usa dopo la caduta dell'Isis in Siria e perché la minaccia resta alta

Secondo gli Stati Uniti e le Forze democratiche siriane (Sdf), lo Stato islamico (Isis, per semplificazione) non controlla più nemmeno un centimetro di territorio in Siria: "Barghuz è libera e la vittoria militare contro l'Isis è stata raggiunta", ha scritto su twitter Mustafa Bali, portavoce di Sdf. E questo significa che la dimensione statuale della più importante organizzazione terroristica della…

L'ultimatum di Pompeo a Israele: stop scambi intelligence se fate affari con la Cina (Roma è avvertita)

"Quando la Cina è impegnata a spiare attraverso le sue imprese commerciale di proprietà statale e presenta un rischio attraverso i suoi sistemi tecnologici, società come Huawei, che sono un vero problema per il popolo d'Israele; quando queste cose succedono, noi vogliamo essere sicuri che i Paesi lo sappiano, siano al corrente dei rischi e poi prendano le loro decisioni sovrane".…

parigi, commissione tav

Tav, quel treno che si chiama desiderio e le mosse del governo italiano

Oggi 23 marzo è dedicato a San Turibio de Mogrovejo. Chi fu costui? Ignoto ai più in Italia, Benedetto XIV lo paragonò a san Carlo Borromeo e lo definì "instancabile messaggero d'amore". Turibio, nacque in Spagna nel 1538, e nel 1579 era ancora un laico. Filippo II, tuttavia, sapeva che nel nuovo mondo gli Indios erano spesso sfruttati fino a…

forza italia

La campagna elettorale di Forza Italia per le Europee 2019 parte da Tajani

In Forza Italia fervono i lavori per la preparazione dell’Assemblea nazionale, prevista il prossimo 30 marzo, allo scopo di festeggiare i 25 anni di vita del partito di Silvio Berlusconi e di porre le premesse per un “nuovo inizio”, in vista delle prossime competizioni elettorali europee e regionali. Un grande evento celebrativo del partito politico e di compattamento della base…

imballaggi economia circolare legno

L’economia circolare nell'industria del legno e dell'arredamento

Un giro d’affari di circa 1 miliardo e mezzo di euro, 6 mila posti di lavoro, un risparmio nel consumo di CO2 di quasi 1 milione di tonnellate: sono questi alcuni dei risultati conseguiti dall’industria del riciclo del legno e contenuti in una ricerca del Politecnico di Milano, “Il sistema circolare della filiera legno per una nuova economia”. Tutto questo…

Elezioni in Thailandia, chi sono e cosa propongono i candidati

Domenica 24 marzo ci saranno le elezioni generali in Thailandia. Si tratta del primo appuntamento elettorale dopo il colpo di Stato del 2014. I partiti si contendono il voto degli elettori indecisi con promesse che riguardano soprattutto le riforme economiche. Le tre principali formazioni politiche nei sondaggi sono Pheu Thai, il Partito democratico e Palang Pracharath, partiti che molto probabilmente…

Il rapporto di Mueller è pronto. Dopo due anni il Russiagate è a un punto di svolta

Dopo due anni di indagini (e polemiche) sulle interferenze di Mosca nelle presidenziali Usa, l’indagine sul cosiddetto Russiagate - condotta dal procuratore speciale Robert Mueller - è giunta a un punto di svolta. IL DOSSIER Il dossier - racconta la stampa d’oltreoceano, qui il Washington Post - è stato consegnato al procuratore generale (il ministro della Giustizia) William Barr che…

reddito

Sicurezza nazionale, Di Maio sponsorizza il modello Usa ma per Salvini "Italians do it better"

È tempo che Roma cambi alcuni aspetti di gestione della sua sicurezza nazionale? Il dibattito sul tema è nato oggi, a seguito di una intervista rilasciata dal vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio, secondo il quale l'Italia dovrebbe "iniziare a dotarsi di una National Security Strategy sul modello Usa". Una proposta che ha trovato 'tiepido' l'altro vice premier, Matteo…

acea

Difendiamo l'acqua, l'iniziativa di Acea Scuola dedicata alla sostenibilità e al risparmio

La giornata mondiale dell'acqua di Acea passa dalla scuola. Dalla capitale d'Italia sono stati circa diecimila gli studenti, prevenienti da 180 istituti scolastici, a partecipare alla manifestazione volta a trasmettere, a raccontare il ciclo dell'acqua attraverso un approccio ludico-didattico. Il progetto chiamato "Difendiamo l'acqua", si è svolto all'Auditorium della Conciliazione alla presenza della presidente di Acea Michaela Castelli e di…

×

Iscriviti alla newsletter