Skip to main content

Il più grande teorico militare cinese dell’antichità, Sun Tzu, scrisse, nel suo capolavoro “L’Arte della Guerra” che “ci sono strade da non percorrere, truppe da non attaccare, città e fortezze da non assediare, territori da non conquistare, “ordini del sovrano da non eseguire”. Aveva assolutamente ragione. Questo principio dovrebbe essere applicato anche alla Libia. Troppi errori sono stati fatti sino ad oggi, causati da una certa tendenza allo strafare e da manie di protagonismo dei vari politici di turno legati, volenti o nolenti, a quello scacchiere.

La conferenza di Palermo è uno di questi. Nata sicuramente sotto il segno di buoni propositi da parte del nostro attuale primo ministro Giuseppe Conte, entusiasta del suo incontro con il presidente americano Donald Trump, ha dimostrato quanto il file libico possa essere di difficile gestione. Territorio complesso, naturalmente scabro, è da sempre stato, proprio per la sua asprezza, pressoché disabitato. I libici, che i nostri soldati quasi un secolo fa impararono a conoscere e a rispettare, non sono altro che il riflesso di quella terra che ha inspessito i rapporti famigliari, tribali, e che nulla ha fatto per lenire odi ormai atavici. Proprio per questo la Libia è una questione estremamente complessa e per nulla semplice, nonostante l’esiguo numero di chi la abita. Chiunque, prima di approcciare quel territorio, dovrebbe aver quantomeno presente questo, soprattutto noi italiani, a causa del nostro passato colonialista.

La conferenza di Palermo è stata sotto molti aspetti un errore strategico non irrilevante. Eppure i due fallimentari esperimenti francesi del 2017 e del 2018 avrebbero dovuto essere studiati per fare esattamente il contrario. Non basta una conferenza per ottenere prestigio internazionale. Macron ha dimostrato di non aver capito nulla di Libia, insistendo nell’indicare per il 10 dicembre 2018 la data delle elezioni. Questo in un paese straordinariamente diviso, in cui il processo di riforme politico-costituzionali è ancora ad uno stato embrionale e, particolare non da poco, con 20 milioni di armi leggere e pesanti in mano a sei milioni di abitanti, se contiamo anche i bambini nella culla. Non è stato difficile prevedere che le elezioni non ci sarebbero state nella data auspicata dai francesi, così come ora non è difficile avere molti dubbi sul desiderio di tenerle nella primavera del 2019, ovverosia – se la matematica non è un opinione – tra 4/7 mesi. Troppo presto.

Le elezioni sono l’apoteosi della democrazia, il momento ultimo e finale di un lungo, accurato – e spesso assai faticoso – processo. Un popolo deve essere adeguatamente maturo perché tale processo possa essere definito positivo . Nulla può essere fatto all’insegna della fretta, soprattutto nel caso della Libia che è un paese che sta faticando a trovare la propria identità, un paese storicamente denso di conflitti e contraddizioni.

Tutto ciò a Palermo non ha trovato una soluzione, anzi: certe tensioni sono addirittura state esasperate. Da una parte un gruppo di una decina di movimenti politici libici – alcuni anche di una certa rilevanza – che non sono stati chiamati al tavolo delle contrattazioni hanno urlato allo scandalo, dicendosi profondamente delusi perché sentitisi messi ingiustamente da parte, dall’altro un paese come la Turchia, fondamentale per la buona riuscita della stabilizzazione libica, ha abbandonato indispettita la conferenza dopo che alla sua delegazione era stato negato l’accesso in un colloquio tra Serraj (primo ministro del governo in Tripolitania sostenuto dall’Onu) ed Haftar (il maresciallo di campo della Cirenaica). In questo tipo di meeting internazionali c’è sempre qualcuno che ne esce deluso – come noi italiani dovremmo ben sapere guardando al nostro passato – e questo è qualcosa che quando si parla di Libia non dovrebbe succedere.

Il lavoro da fare è altro, a livello locale, favorendo un processo inclusivo dove anche le minoranze non siano lasciate a casa, facendo tutto il possibile per una riconciliazione reale – cosa difficilissima in Libia – spingendo per nuove riforme economiche (così come si è finalmente iniziato a fare da qualche tempo a questa parte) e lavorando ad un serio progetto sul disarmo delle milizie. Tutto il resto non solo è superfluo, ma può risultare estremamente dannoso.

libia

Non basta una conferenza per ottenere prestigio internazionale. Tutti gli errori strategici sulla Libia

Di Federica Saini Fasanotti

Il più grande teorico militare cinese dell'antichità, Sun Tzu, scrisse, nel suo capolavoro "L'Arte della Guerra" che "ci sono strade da non percorrere, truppe da non attaccare, città e fortezze da non assediare, territori da non conquistare, "ordini del sovrano da non eseguire". Aveva assolutamente ragione. Questo principio dovrebbe essere applicato anche alla Libia. Troppi errori sono stati fatti sino…

palermo

Successo, insuccesso e incognita Haftar. Girotondo sulla Conferenza di Palermo

Che la stampa italiana abbia sollevato dubbi e perplessità riguardo la riuscita dell'evento è indubbio, ma come avranno analizzato la questione all'estero? Quale impatto ha avuto oltre i confini italiani? Primi tra tutti Stati Uniti e Russia, la cui assenza dei leader ha pesato di più, ma che, nonostante questo hanno avuto comunque la capacità di incidere sul corso della…

Niente di nuovo sul fronte nordcoreano (ma lo stallo continua). L'analisi di Frassineti (Ispi)

"La storia del New York Times sulla Corea del Nord in fase di sviluppo di basi missilistiche è imprecisa. Siamo pienamente a conoscenza dei siti in discussione, niente di nuovo e nulla accade fuori del normale. Solo altre notizie false. Io sarò il primo a farvi sapere se le cose vanno male!" ha twittato il presidente americano, Donald Trump. E…

Chi è (e cosa pensa) il nazionalista Moshe Lion, nuovo sindaco di Gerusalemme

A Gerusalemme vincono gli anti-laici e perde il candidato del premier Benjamin Netanyahu: è Moshe Lion il nuovo sindaco. Nazionalista e ultra ortodosso ha vinto la battaglia (anche religiosa, oltre che politica) con Ofer Berkovicz. Ma al di là delle fazioni in campo, delle scelte dei grandi leader e della prospettiva che adesso si apre per Lion, è Gerusalemme stessa a…

Opportunità e lati oscuri della Blockchain. Il report della Casaleggio Associati

Blockchain è la parola del momento. Sul tema puntano forte i pentastellati, che in Finanziaria hanno inserito un fondo di 45 milioni di euro dedicato a interventi in nuove tecnologie. Ma la "catena di blocchi", alla base di una popolare criptovaluta come il bitcoin, è da tempo nei pensieri di Davide Casaleggio che ha più volte auspicato pubblicamente che venga…

Nato golfo muro

Scontri interni alla Casa Bianca. Ecco chi rischia le ire di Trump

Alcuni funzionari della Casa Bianca hanno raccontato al Los Angeles Times che i risultati delle elezioni di metà mandato hanno spinto il presidente americano Donald Trump "in un bozzolo di amarezza e risentimento". Altri testimoni, e dunque stretti collaboratori della Casa Bianca, hanno parlato al Washington Post di una telefonata dura tra l'americano e il primo ministro inglese, Theresa May, avvenuta…

A cent'anni dalla Grande Guerra la Chiesa usa le stesse armi. Parla don Regoli

Quale legame tra la Santa Sede ed eventi storici come la Grande Guerra? E quali sono gli insegnamenti da trarne oggi? In occasione del Centenario della conclusione della Prima guerra mondiale il Pontificio Comitato di Scienze Storiche ha organizzato a Roma, in due sedi distinte, un convegno per discuterne: i primi due giorni presso la Pontificia Università Lateranense e il terzo…

Come cogliere la sfida della geopolitica del digitale. I consigli di Elettronica e Ambrosetti

Investire in ricerca e sviluppo, puntare sui settori più innovativi (a partire dall’aerospazio, difesa e sicurezza, anche nel cyber) e costruire una strategia nazionale per la digitalizzazione che sia chiara, organizzata e comprensiva di tutti gli attori coinvolti. Sono i consigli firmati da Elettronica e The European House Ambrosetti al sistema-Paese e alla politica in particolare, finalizzati a rendere l’Italia attrezzata…

Digital transformation e lavoro. Sfide e difficoltà

Qualche settimana fa abbiamo analizzato il posizionamento della nostra nazione nell’Unione Europea attraverso l’indice Desi. Il confronto è stato impietoso ed evidenzia una bassa propensione all’investimento nel settore dell’innovazione e delle tecnologie. Proprio l’arretratezza evidenziata nei diversi ambiti di analisi è sicuramente una delle cause del principale problema nazionale: la scarsa crescita economica. Mentre gli altri Paesi, sebbene con diversa…

5 Stelle, stelle reddito, Pd

Di Maio e i Tre Moschettieri (che sono quattro)

Mettiamo in fila alcuni fatti di queste ultime ore (o giorni). C’è il Fatto Quotidiano che oggi dedica maliziose attenzioni a Davide Casaleggio (che nel pomeriggio smentisce) in materia di Blockchain, adombrando un certo qual conflitto d’interesse visti i nuovi provvedimenti del governo (con stanziamento di 45 milioni). Poi c’è Beppe Grillo che (sempre sul giornale diretto da Marco Travaglio)…

×

Iscriviti alla newsletter