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Due agenti operativi del Gru, il servizio militare russo, sono stati arrestati a marzo in Olanda, mentre erano diretti in Svizzera. Bloccati da un’operazione congiunta tra l’intelligence inglese, olandese e svizzera, perché si pensa avessero intenzione di compiere un attacco informatico contro i laboratori Spiez, dove i tecnici stavano eseguendo analisi chimiche sui campioni rinvenuti addosso a Sergei Skripal (ex agente del Gru doppiogiochista reclutato dall’Mi6 inglese) e sua figlia, avvelenati il 4 marzo a Salisbury.

Sugli zaini dei due russi, secondo quanto rivelato da fonti anonime allo svizzero Tages-Anzeiger e all’olandese Handelsblad, c’erano strumenti per l’hacking, che secondo gli 007 europei sarebbero serviti per entrare nei computer del laboratorio e poi manomettere i risultati delle analisi.

Lo Spiez si trova a sud di Berna ed è parte dell’istituto statale sul controllo degli armamenti nucleari, chimici e biologici. Le sue analisi  sono state quelle che hanno confermato i primi test fatti dal laboratorio inglese di Porton Down, e hanno detto, per conto dell’Organizzazione per il controllo delle armi chimiche (Opcw), che l’agente nervino ritrovato a Salisbury era Novichok, ossia un composto di fabbricazione militare (perché instabile, e dunque è necessario un procedimento piuttosto delicato e di alto livello tecnico per la sua preparazione) di epoca sovietica, prodotto quasi esclusivamente dalla Russia.

Ad aprile, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, disse di aver ricevuto informazioni riservate dal laboratorio Spiez secondo le quali il nervino usato contro gli Skripal sarebbe stata una molecola diversa, non prodotta né prima dall’Unione Sovietica né adesso dalla Russia. Lavrov parlava di un composto chimico, noto come BZ, di produzione occidentale: il ministro non ha mai dichiarato la sua fonte, ma ha detto che queste ricostruzioni erano state omesse dal report dell’Opcw in una campagna russofoba. Le sue accuse furono rapidamente respinte come false, dato che la sostanza BZ viene usata solo in laboratorio come contro-campione nell’analisi per individuare il Novichok.

Il Servizio federale di informazione svizzero, l’intelligence interna, ha confermato attraverso una portavoce di aver preso parte a “con i partner olandesi e britannici” all’operazione che ha portato all’arresto dei due russi; le stesse conferme ufficiali sono arrivate al Guardian e al Telegraph. Il responsabile delle comunicazioni dello Spiez ha detto al Tages di non poter commentare, ma ha confermato che il laboratorio a giugno e luglio ha subito attacchi hacker da un gruppo, Sandworm, che si ritiene collegato a operazioni clandestine del governo russo (gli hacker avevano organizzato una falsa conferenza, invitando esperti internazionali che hanno risposto visto l’importanza dello Spiez, finendo sotto hacking loro stessi). Anche il Tribune de Genève ha avuto informazioni anonime dal governo svizzero che parlano dei laboratori come obiettivo degli 007 russi.

I due sono stati arrestati e detenuti all’Aia (dove tra l’altro si trova la sede dell’Opcw, che in passato ha incaricato lo Spiez di analizzare i reperti degli attacchi chimici siriani sempre negati dai russi). Poi sono stati espulsi dall’Olanda ed estradati in Russia: i giornali specificano che non si tratta degli stessi uomini accusati dalla Gran Bretagna di aver cercato di uccidere Skripal. Tuttavia anche i due accusati da Londra di aver eseguito materialmente l’avvelenamento sempre per conto del Gru, Alexander Petrov e Ruslan Boshirov, hanno viaggiato in Svizzera almeno sei volte tra novembre 2017 e febbraio 2018, e gli arresti in Olanda possono fornire un pezzo in più sul network usato dagli uomini del Gru per la loro missione.

Ieri, l’emittente pagata dal Cremlino Russia Today, ha mandato in onda un’intervista surreale a Petrov e Boshirov. Il presidente russo, Vladimir Putin, aveva esplicitamente chiesto che ciò accadesse, e la direttrice del media outlet governativo, Margarita Simonyan, ha subito fatto in modo di metterli davanti alle telecamere. Nell’intervista hanno giustificato i loro viaggi dicendo che erano parte delle loro attività lavorative (legate al mondo del fitness) e spiegato che erano a Salisbury, proprio nei giorni dell’attacco agli Skripal, semplicemente perché affascinati dalla famosa cattedrale neogotica; hanno anche detto che il 3 marzo, il giorno prima dell’avvelenamento, volevano andarla a visitare, ma c’era la neve (anche se in realtà non ha nevicato) e dunque hanno rinunciato (per tornare il giorno dopo), e mentre tornavano in hotel si sono ritrovati casualmente proprio davanti il portone di Skripal, da cui secondo le analisi dei periti inglesi è stato introdotto l’agente nervino.

RT non ha chiesto ai due come mai nella stanza dell’albergo dove hanno soggiornato a Slaisbury sono state rinvenute tracce di Novichok.

 

Tutte le strade del caso Skripal conducono alle spie russe. Ecco come

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