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Migliorare le istituzioni, aumentare l’efficienza del Parlamento e avvicinare i cittadini alle istituzioni. Sono queste le ragioni che hanno spinto Riccardo Fraccaro, ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, a proporre alcune modifiche al testo costituzionale riducendo drasticamente il numero dei parlamentari e inserendo il nuovo istituto del referendum propositivo con l’eliminazione del quorum per dare maggiore voce – e responsabilità – ai cittadini. “Quanto al Def – spiega ancora il ministro a Formiche.net – siamo in piena sintonia sulle risorse e le misure da adottare”.

La proposta di riforma costituzionale presentata gli scorsi giorni prevede il taglio dei parlamentari: perché questa scelta?

La riduzione dei parlamentari risponde all’esigenza di migliorare le istituzioni, aumentando l’efficienza del Parlamento e l’iter di approvazione delle norme. È una riforma che punta ad ottenere una maggiore qualità legislativa da cui dipende, in ultima istanza, anche la qualità della vita dei cittadini. Oggi l’Italia ha il più alto numero di rappresentanti eletti in Europa, con questa misura ci adeguiamo agli standard degli altri Paesi. Soprattutto dimostriamo la capacità delle istituzioni di autoriformarsi accogliendo le istanze dei cittadini che chiedono istituzioni più sobrie ed efficienti.

Secondo il professor Lippolis (qui l’intervista di Formiche.net), la bontà di una riforma non può essere solo legata al risparmio economico, insomma la democrazia ha un costo. Il taglio, però, quanto potrebbe far risparmiare alle casse dello Stato?

Con il taglio di 345 parlamentari si risparmieranno 500 milioni di euro per ogni legislatura, che peraltro si aggiungerà ai risparmi ottenuti dal M5S con gli interventi su affitti d’oro, vitalizi e Air Force Renzi. Tuttavia solo una visione parziale e semplicistica della questione può ridurre la riforma agli obiettivi di una minor spesa. La bontà della riforma risiede nella necessità di valorizzare il Parlamento nell’ottica di una funzionalità rinnovata all’interno del quadro istituzionale. Il nostro obiettivo è: meno poltrone, più democrazia.

La sua proposta prevede l’introduzione del referendum propositivo senza quorum: un istituto di democrazia diretta che si innesta in quella rappresentativa. Il parlamento, allora, è ancora fondamentale?

Il cambiamento che vogliamo realizzare è di metodo e di merito. Anzitutto difendiamo la centralità delle Camere, per questo abbiamo presentato proposte di riforma distinte e separate, tutte di iniziativa parlamentare. Nel merito, proprio il referendum propositivo prevede un ruolo essenziale del Parlamento: sulla base del modello svizzero, alla proposta elaborata dai cittadini può affiancarsi la controproposta dei parlamentari. Se quest’ultima è ritenuta soddisfacente dal comitato promotore il referendum non ha neppure luogo. Questo strumento dinamizza quindi il dibattito politico e istituzionale dimostrando che democrazia diretta e democrazia rappresentativa si integrano a vicenda.

L’eliminazione del quorum, però, non è un rischio? Una minoranza di cittadini potrebbe decidere per la maggioranza…

È ciò che accade anche per le elezioni politiche, dove non è previsto alcun tipo di quorum. In realtà è il principio stesso della democrazia quello per cui decide chi partecipa. Peraltro nello scenario internazionale sono pochi i Paesi nei quali è previsto un quorum per le consultazioni referendarie e lo stesso Consiglio d’Europa, per il tramite della Commissione di Venezia, ha sottolineato la necessità di eliminare la soglia minima di partecipanti. Il quorum scoraggia la democrazia ed è usato sistematicamente per affossare i referendum, eliminandolo non facciamo altro che recepire le migliori pratiche a livello internazionale.

Cosa pensa della possibile criticità, riscontrata dal prof. Lippolis, che tra le proposte di legge dal basso si possono anche introdurre leggi di spesa che andrebbero inevitabilmente a modificare la legge di Bilancio approvata dal Parlamento?

Il referendum propositivo non si potrà utilizzare per le leggi di Bilancio, poiché a iniziativa vincolata del governo, ma per le leggi che comportino nuovi o maggiori di spesa. Detto questo noi partiamo dall’assunto che il popolo sia l’organo politico più qualificato, è la Costituzione a prevedere che sia il depositario della sovranità ed è giusto che possa esercitarla diffusamente. I cittadini devono quindi poter proporre anche norme che abbiano dei costi per lo Stato, ma devono anche indicare le relative coperture esattamente come fanno i parlamentari. In questo modo non solo si garantirà il diritto dei cittadini di partecipare attivamente alle decisioni pubbliche, ma si promuoverà anche un maggior senso di responsabilizzazione verso il bilancio dello Stato.

Con quali tempi pensa di iniziare il dibattito sulla riforma in Parlamento? C’è il pieno sostegno della Lega, considerato il procedimento rinforzato di cui necessitano le leggi di riforma costituzionale? Sulla destinazione delle risorse previste dal Def, dopo settimane di trattative, ancora non avete trovato un accordo…

I disegni di legge sul taglio dei parlamentari e il referendum propositivo sono stati depositati e quindi già nei prossimi giorni inizierà l’esame nelle Commissioni. A seguire presenteremo anche le proposte di riforma per l’abolizione del Cnel, il cui ruolo propositivo in materia legislativa e di raccordo con le categorie economiche e sociali del Paese può essere più efficacemente svolto dagli strumenti di democrazia diretta, e per l’abolizione del quorum che consentirà di arginare l’astensionismo e valorizzare la partecipazione. Tutte le proposte sono assolutamente condivise dalla maggioranza e auspichiamo un ampio consenso anche dalle altre forze politiche. Quanto al Def siamo in piena sintonia sulle risorse e le misure da adottare.

Ci saranno, quindi, i 10 miliardi per il reddito di cittadinanza?

Come abbiamo detto il reddito di cittadinanza sarà finanziato con 10 miliardi di euro per una platea di 6 milioni e mezzo di persone. Questa misura è a sua volta una manovra economica perché consentirà di aumentare la forza lavoro e rilanciare la produttività, mentre dal lato della domanda consentirà di aumentare i consumi. Abbiamo voluto fortemente anche il superamento della legge Fornero, con l’introduzione della quota 100, che consentirà a chi ha lavorato tutta la vita di andare in pensione favorendo così il ricambio generazionale. Oltre alla riduzione delle tasse per le imprese e il taglio Ires per chi assume e investe, destiniamo 1,5 miliardi di euro ai truffati dalle banche. È una manovra del popolo, finalmente espansiva e orientata alla crescita, che rilancerà il sistema-Paese.

Tra le proposte storiche del Movimento 5 Stelle – anche votate su Lex Iscritti di Rousseau – c’è l’introduzione del vincolo di mandato. Pensate di introdurlo in futuro o è una proposta ormai accantonata?

L’obiettivo è scoraggiare ogni fenomeno di trasformismo, nella scorsa legislatura ci sono stati oltre 500 cambi di casacca ed è doveroso porre un freno a questo malcostume. La volontà popolare va rispettata se vogliamo recuperare la piena dignità delle istituzioni. Pensiamo di procedere con una modifica dei regolamenti di Camera e Senato per affermare un principio: si viene eletti su mandato del popolo e questo mandato va rispettato fino in fondo, non è una delega in bianco ma un onore che va conquistato ogni giorno. Nella Terza Repubblica al centro ci sono gli interessi dei cittadini.

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