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L’Italia non è in una crisi e questo già fa quasi notizia in tempi di revisione al ribasso del Pil. Ma potrebbe finirci molto presto. C’è del cauto ottimismo nell’ultimo rapporto di Credit Suiss, dedicato alle prospettive economiche di alcune delle principali economie globali. In un capitolo del documento intitolato Se l’Italia può evitare la crisi, la banca elvetica pone quattro questioni che se affrontate col giusto polso, possono evitare il burrone.

Tanto per cominciare la crescita. Bisogna a tutti i costi rimettere in moto il motore della crescita, perché senza Pil qualunque speranza diventa vana. “La crescita economica pro-capite in Italia è stata la peggiore rispetto a qualsiasi membro della zona euro dal 2000”, scrive Credit Suisse. Un fattore secondo gli esperti della banca svizzera è benzina per il populismo e le sue politiche. Seconda buccia di banana su cui scivolare, il mattone. “I prezzi delle case stanno ancora diminuendo, il che crea un effetto negativo anche sulle banche e sull’erogazione dei mutui”.

Un terzo viatico per una nuova crisi del Paese è l’enorme stock di crediti deteriorati nei bilanci bancari. “L’Italia ha ancora il più alto livello di npl in Europa”, spiegano dal Credit Suisse. Infine, quarto fattore di rischio, il costo del lavoro. Ancora troppo alto, visto che andrebbe ridotto almeno del 10% per rendere il Paese davvero competitivo. Tuttavia “finora ci sono stati pochi segnali di riforma da parte dell’attuale governo” gialloverde. E “senza un ripristino della competitività, è difficile immaginare la ripresa della crescita”.

Chiariti i rischi da evitare, la conseguenza di tutto questo sarebbe solo ed esclusivamente una: un aumento esponenziale dello spread. E si tornerebbe al punto di partenza.

Così l'Italia può ancora evitare la crisi. Report Credit Suisse

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