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Gli Stati Uniti hanno deciso di aumentare la pressione contro il regime di Nicolás Maduro in Venezuela, chiudendo il rubinetto del petrolio venezuelano.

Il governo di Donald Trump ha deciso nuove sanzioni, questa volta contro la compagnia petrolifera statale venezuelana, Petróleos de Venezuela.

Il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, ha annunciato che le sanzioni hanno impedito a Maduro di distogliere ulteriori risorse dal Paese in crisi. Ha chiarito che la filiale americana di Pdvsa, Citgo, continuerà ad operare, perché i suoi redditi saranno depositati in un conto bloccato negli Stati Uniti.

“L’attuale designazione di PdVSA – ha dichiarato Mnuchin – contribuirà a prevenire ulteriori deviazioni dei beni del Venezuela da parte di Maduro e preservare tali beni per il popolo del Venezuela. Il percorso per l’eliminazione delle sanzioni per la PdVSA passa attraverso il rapido trasferimento del controllo [del paese] al Presidente ad interim o un successivo governo democraticamente eletto”.

Il segretario del Tesoro ha sottolineato che “con effetto immediato, per qualsiasi acquisto di petrolio venezuelano, il denaro dovrà essere trasferito a conti bloccati […] Gli Stati Uniti responsabilizzano chi ha provocato la tragica débâcle del Venezuela”.

In questo modo, gli Usa mantengono l’acquisto del petrolio venezuelano – di cui è uno dei principali consumatori – ma collocherà i fondi in altri conti, con l’obiettivo di trasferire i benefici al governo ad interim di Juan Guaidó.

Le sanzioni riguardano circa 7 miliardi di dollari di Pdvsa, secondo i dati dichiarati dal consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Bolton. Entro la fine dell’anno, il regime di Maduro avrà perso altri 11 miliardi di dollari.

Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha voluto chiarire con un comunicato che le sanzioni a Pdvsa “non sono dirette contro il popolo innocente del Venezuela e non sarà vietata l’assistenza umanitaria, anche con l’invio di medicine e apparecchiatura medica”.

È molto diffuso il timore che le sanzioni contro la petrolifera statale – principale fonte di reddito del Paese – possano essere controproducenti. Con effetti devastanti non solo sui portafogli dei funzionari del governo socialista di Maduro, ma anche sulla vita quotidiana dei venezuelani, già stremati dalla mancanza di cibo e medicine e l’iperinflazione.

Nel 2017, quando questa opzione – oggi concreta – cominciava a prendere forma, l’analista internazionale Moisés Naim pubblicò un articolo a riguardo intitolato “Così Trump potrebbe salvare Maduro”. Naim, membro dell’International Economics Program del Carnegie Endowment for International Peace, ed ex direttore della rivista Foreign Policy, scriveva che “il calcolo della Casa e altri al Congresso è che la sanzione (di Pdvsa, ndr) toglierebbe il fiato all’economia venezuelana e potrebbe condurre alla caduta del regime di Nicolás Maduro. Io non sono così sicuro. Vedo la possibilità che questa misura finisca fortificando il governo di Caracas, indebolendo l’opposizione e aggravando la crisi umanitaria che sta devastando i venezuelani”.

Naim ricorda che l’esperienza storica dimostra che gli embarghi economici generali quasi mai raggiungo l’obiettivo: “Fanno soffrire di più la popolazione, ma non affettano i governi e le élite che li appoggiano […] Il caso cubano è il miglior esempio”.

Il blocco petrolifero, secondo l’analista, non è necessario perché i suoi terribili effetti sono già stati procurati dallo stesso Maduro: “L’economia venezuelana è al collasso e, per disgrazia, in caduta libera […] E questa tragedia l’hanno creato Chávez, Maduro e i loro alleati cubani… da soli. Senza l’aiuto di Washington.

“Un blocco petrolifero imposto da Donald Trump – aggiungeva Naim – sarebbe una meravigliosa e opportuna tavola di salvezza politica per Maduro. Trump sarebbe presentato come il responsabile della fame dei venezuelani. Maduro aveva già denunciato ‘la guerra economica’ […] come la causa dei mali. Il blocco petrolifero gli darebbe l’alibi perfetto”.

Tuttavia, lo scenario venezuelano è ben diverso da due anni fa. In un’intervista con la Bbc, l’analista Mark Feierstein, già direttore di Affari emisferici del Consiglio di Sicurezza Nazionale durante il governo di Barak Obama, ha ricordato che all’epoca erano ben presenti le preoccupazioni per gli effetti sulla popolazione venezuelana di una sanzione contro Pdvsa: “Adesso probabilmente c’è la sensazione che il regime di Maduro potrebbe essere contro il muro e che questo tipo di sforzo potrebbe contribuire ad un cambio di regime”.

Inoltre, c’è il fattore militare. “Gli attori più importanti adesso in Venezuela sono i militari – conclude Feierstein – e, nella misura che si riducano le loro risorse, ci potrebbe essere un incentivo in più per farli cambiare di posizione”.

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