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Il posto della Macedonia è nella comunità euro-atlantica. A dirlo nella sua prima visita a Skopje, e in generale nei Balcani, è stato il ministro della Difesa Elisabetta Trenta. L’esponente dell’esecutivo gialloverde guidato da Giuseppe Conte ha voluto esprimere l’appoggio dell’Italia al percorso di avvicinamento alla Ue e alla Nato intrapresi dalla nazione dell’ex Jugoslavia, che vivrà un momento cruciale in un prossimo referendum a sostegno del quale sono passati dalla capitale diverse personalità di spicco della politica occidentale.

CHE COSA STA ACCADENDO

In particolare, il 30 settembre nel Paese balcanico, finora riconosciuto da alcune nazioni come Fyrom (acronimo di Former Yugoslav Republic of Macedonia), si voterà per approvare la nuova definizione di Repubblica della Macedonia del nord in conformità all’intesa siglata a luglio con la Grecia, chiudendo una disputa di tre decenni con Atene.
L’appuntamento, tuttavia, non è solo carico di significati storici ma anche di ripercussioni politiche, perché una vittoria del “sì” aprirebbe la strada all’integrazione di Skopje nella Nato e all’inizio dei negoziati di adesione all’Ue.

LA SFIDA EURO-ATLANTICA

Durante un colloquio con la sua omologa Radmila Shekerinska, la titolare del dicastero di palazzo Baracchini ha definito i Balcani “una regione alla quale l’Italia, tradizionalmente e storicamente, guarda con un sentimento molto forte di vicinanza ed amicizia”. E per questo, ha detto ancora riconoscendo a Skopje “indubbi” progressi, “soprattutto nel campo delle riforme interne e dei rapporti di buon vicinato”, la visita di oggi non è affatto casuale. “L’Italia, ha sottolineato il ministro Trenta, “da sempre è convinta che il nostro futuro sia insieme nella comunità euro-atlantica, che significa appartenenza agli stessi valori e principi di democrazia, stato di diritto e solidarietà rispetto alle sfide comuni che fronteggiamo”.

IL SOSTEGNO DELL’ITALIA

Roma, ha sottolineato, si augura che si possa “avanzare verso il traguardo finale della piena partecipazione” della Macedonia “alle istituzioni europee e atlantiche” e conferma “pieno e continuo sostegno del governo italiano alle aspirazioni euro-atlantiche macedoni”. Nell’ambito della Difesa, ha aggiunto la Trenta, “vogliamo rafforzare la collaborazione bilaterale, che già parte da un’ottima base. Le forze armate macedoni potranno sempre più contare sulle forze armate italiane quale partner disponibile ad accompagnare il processo di trasformazione e modernizzazione nel quadro della Strategic Defence Review. Vogliamo sviluppare insieme, in questo contesto, una interazione più stretta, sul piano operativo, sul piano industriale, sul piano della formazione e dell’addestramento, come anche della collaborazione nei teatri di crisi. A questo proposito”, ha concluso, “siamo lieti della partecipazione macedone alla missione UnifiL in Libano, di cui l’Italia ha recentemente assunto il comando, e spero che la nostra collaborazione possa estendersi anche ad altre missioni”.

LA VISITA DI MATTIS

L’importanza dell’appuntamento macedone e della necessità, finora soddisfatta, di fare quadrato attorno alla scelta di Skopje è segnalata dalle tante personalità politiche che, assieme al ministro Trenta, hanno visitato il Paese per sostenere il “sì” al referendum: dal segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg all’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Federica Mogherini (che oggi si sono incontrati a Bruxelles), passando per la cancelliera tedesca Angela Merkel e il segretario alla Difesa Usa James Mattis giunto oggi nella capitale e preoccupato della “campagna di influenza” russa sul voto.

LE ACCUSE A MOSCA

Uno dei rischi di questa tornata elettorale, infatti, ha detto a Formiche.net l’analista politico e strategico Alessandro Politi, direttore della Nato Defense College Foundation, risiede proprio nelle interferenze di Mosca, online ma non solo.
Forte dell’esperienza in patria – dove procede l’indagine sul cosiddetto Russiagate che ha al centro proprio le interferenze di Mosca – il timore di Washington è che Mosca possa colpire il referendum per osteggiare il malvisto allargamento della Nato.
Prima di atterrare a Skopje, riporta il Washington Post, Mattis ha detto di non avere “alcun dubbio” sul fatto che la Russia starebbe “finanziando alcuni gruppi politici filo-russi” nella Fyrom. “Ha trasferito denaro e sta portando avanti ampie campagne di influenza”, ha aggiunto il numero uno del Pentagono.

LE ANALISI DEL DFRLAB

Ad analizzare i movimenti online in questi giorni è, tra gli altri, il Digital Forensic Reaserch Lab, gruppo di esperti informatici del think tank Usa Atlantic Council. Il collettivo guidato da Graham Brookie ha pubblicato i risultati di alcune analisi dalle quali è emerso che, in vista del referendum, ha preso piede su Twitter e Facebook una campagna di estrema destra denominata #Бојкотира (che si traduce in #boicottare).
L’hashtag, spiega un articolo dedicato alla vicenda, aveva raccolto fino al 14 settembre circa 23mila e 800 menzioni, di cui 19mila e 300 erano costituite da retweet (l’80.9% del totale). Ciò, a detta degli esperti del DfrLab, suggerirebbe che il messaggio è stato fortemente amplificato, ma senza sviluppare molti messaggi originali, almeno su Twitter.

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