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In un contesto economico e sociale sempre più complesso, veloce, a volte schizofrenico, il rapporto tra principi etici e pratiche finanziarie si presenta come una sfida cruciale per costruire un futuro sostenibile, giusto e inclusivo. Fatto di buona finanza, economia al servizio dei consumi e della crescita, salari al passo del costo della vita e zero speculazione. Ovviamente, il punto di partenza è una distribuzione della ricchezza il più equa possibile. Temi questi finiti al centro del dibattito a Palazzo Altieri, sede dell’Abi, Dialogo su etica e finanza, organizzato dalla medesima associazione dei banchieri e dalla fondazione Cortile dei Gentili, guidata dal cardinale Gianfranco Ravasi con Giuliano Amato.

A confronto, oltre allo stesso Ravasi, l’ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero, Stefano Lucchini, presidente di Feduf, Marco Magnani docente della Luiss, Antonio Patuelli, presidente dell’Abi e Gianni Franco Papa, ceo di Bper. Tutti coordinati da Fiorenza Sarzanini, vice direttore del Corriere della Sera. Un incontro dunque, nato dalla volontà di riflettere insieme per promuovere una nuova cultura economica e finanziaria al servizio della società civile, orientata al benessere collettivo, nel rispetto e nella promozione dei diritti delle persone e della tutela dell’ecosistema. Questo stimolando una riflessione multidisciplinare tra professionisti e personalità di spicco del mondo della cultura e dell’impresa su alcune questioni fondamentali del nostro tempo. Per esempio, è possibile coniugare profitto e responsabilità sociale? Quale ruolo possono svolgere i principi etici nelle decisioni finanziarie quotidiane? Come possiamo garantire che la finanza supporti lo sviluppo umano?

Il là lo ha dato il padrone di casa Patuelli. “Il risparmio va sempre difeso, va sempre messo al centro. La finanza, come l’economia, non possono essere sganciate dai principi etici, ovvero trasparenza e responsabilità sociale. Le esperienze e gli abusi che abbiamo visto nell’universo delle criptovalute rendono necessario rimettere al centro l’etica e una regolamentazione che tuteli da tutti i punti di vista il risparmio. Occorre, nella sostanza, rifiutare sempre il cinismo e l’assenza di memoria, privilegiando invece la moralità. Una sfida che vale per l’intero universo finanziario, banche incluse”, ha spiegato il presidente dell’Abi. “Nella Repubblica italiana l’etica è nei principi fondamentali della Costituzione. Doveri e diritti sono inscindibili. L’economia e la finanza, se sottratte all’influenza del diritto e della morale, se disgiunte dai principi, portano all’egoismo”.

Patuelli ha poi spostato l’attenzione sull’Intelligenza Artificiale. Per la quale “occorrono innanzitutto principi etici, trasparenza, responsabilità sociale per la sicurezza e la protezione dei dati. Necessita il controllo umano ed etico degli algoritmi, a tutela di libertà e responsabilità. Di fronte all’intelligenza artificiale occorre innanzitutto spirito critico, come ha detto Papa Leone XIV. Non deve esserci concorrenza sleale di operatori economici e finanziari non regolamentati: l’esperienza e gli abusi nelle pseudo criptovalute evidenziano l’indispensabile necessità che le tecnologie, anche il Metaverso, non siano estranee alle regole che, come la tassazione, debbono essere uguali per tutti. La cultura, lo spirito critico, il coraggio razionale e la determinazione sono indispensabili difronte alle sempre nuove sfide che il mondo bancario deve affrontare con lungimiranza, per la sostenibilità nelle complessità, per la maggiore certezza del diritto anche prospettica, per la semplicità delle norme, per la sempre maggiore solidità patrimoniale e di liquidità delle banche, nella concorrenza del pluralismo dei modelli bancari, nella prevenzione delle crisi”.

La parola è poi passata al cardinal Ravasi, il quale ha subito puntato dritto al cuore della questione. “Pensiamo alla tecnologia, alla strumentazione che abbiamo oggi. Oggi più che mai dobbiamo applicare una distinzione tra quello che è il mezzo e tra quello che è il fine. L’economia, oggi deve comprendere qualcosa di più grande, di più alto. Il distacco dell’economia dall’etica, d’altronde è una forma di impoverimento della stessa economia”, ha sottolineato Ravasi. “Se si vuole che la finanza abbia senso, bisogna collocarla nell’alveo dell’economia e l’economia va a sua volta collocata nell’alveo della moralità. Ecco, senza questa interconnessione, l’economia non rende un buon servizio alle persone. E nemmeno la finanza”.

E ancora, “in un’epoca segnata da profonde crisi e fratture, economiche, sociali e spirituali, è essenziale riscoprire la cultura del dialogo, anche tra imprese, istituzioni e società, nello spirito del Cortile dei Gentili. Prendendo spunto dalla parabola evangelica dei talenti, il Cardinale ha evidenziato come lo stesso Gesù nel Vangelo di Matteo abbia utilizzato un linguaggio finanziario, non come fine a se stesso, ma come metafora di fecondità e responsabilità sociale: “Oggi viviamo in un’epoca in cui abbiamo una strumentazione potentissima, ma abbiamo perso di vista l’orizzonte. È fondamentale distinguere nettamente tra il mezzo, la finanza, e il fine, l’economia. Non sono la stessa cosa. L’economia deve comprendere molto di più della semplice situazione finanziaria e della legge dei mercati; deve includere le persone, considerate non come oggetti ma come il vero cuore della società. Il distacco dell’economia dall’etica rappresenta un grave impoverimento per tutti”, ha ammonito Ravasi.

La finanza etica, però, la si fa in due e anche le banche, che della finanza sono la massima espressione, debbono fare la loro parte. E qui la parola è passata a Papa. “Oggi uno dei temi etici per eccellenza è la questione demografica. Parliamo di nuovi bisogni che si affacciano alla nuova demografia. Come settore bancario, per esempio, dobbiamo affiancarci ai clienti lungo tutto il ciclo di vita. In tal proposito, voglio ricordare come la stessa associazione bancaria abbia costituito un comitato che ha al centro proprio l’adattamento del mondo bancario alla nuova demografia. D’altronde, dobbiamo risolvere questo problema, da una duplice prospettiva: primo, che cosa dobbiamo fare noi imprese? Secondo, che cosa comporta la nuova demografia per la popolazione? Partendo da questi due punti di vista, ecco che si arriva alla consapevolezza, in primis da parte di noi banche, di doverci adattare a nuovi equilibri della società”.

Di risparmio ha poi parlato l’ex ministro Fornero. “La contraddizione oggi esiste nella finanza, sotto forma di truffe ai risparmiatori. Abbiamo dimenticato come in questi decenni si siano susseguite truffe ai danni delle persone, a cominciare da quella del 2007-2008. Mi riferisco ai cosiddetti mutui subprime, soldi dati a famiglie la cui affidabilità finanziaria era bassa”, ha spiegato Fornero. “Certa finanza ha illuso la gente, quando si millantava di dare soldi a tutti, una casa a tutti. Non era vero e alla fine il disastro si è compiuto. Ecco, in quel caso, l’etica è mancata. Non possiamo illuderci che basti la consapevolezza finanziaria delle persone a impedire queste truffe, serve qualcosa di più. Ci vuole il comportamento, l’insegnamenti, le regole, anche se non sono convinto che queste ultime bastino a imporre buoni comportamenti in finanza”.

A tirare un po’ le somme ci ha pensato infine Lucchini, il quale ha messo al centro l’educazione finanziaria. “Parliamo di una necessità, che va portata avanti, nel nome dell’etica. Noi dobbiamo pensare oggi a quello che accade domani, voglio dire in questi 30 anni dobbiamo immaginare il futuro dei prossimi 30 anni. Faccio un esempio, oggi le donne non hanno sempre un cultura finanziaria e questo la espone a delle potenziali oppressioni in famiglia. Dunque, l’educazione finanziaria non è una materia in più, ma una forma di abilità: come si imparano le lingue, bisogna imparare anche l’educazione finanziaria, che serve alla vita di tutti i giorni. I giovani, anche loro, hanno diritto a una formazione finanziaria, per tutelare quello che la stessa Costituzione italiana tutela: il risparmio. Ma anche gli investimenti. L’educazione finanziaria, d’altronde, non deve servire a creare investitori più capaci, bensì ad aumentare la consapevolezza delle persone e ridurre le disuguaglianze”.

 

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