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C’è qualcosa di molto sbagliato nel recente decreto dignità approvato dal governo. Ma non per questo bisogna tagliare i ponti con l’esecutivo gialloverde, anzi. Per l’industria del gaming (6 mila imprese in Italia), ritrovatasi oggi per l’assemblea di Sistema gioco Italia (qui l’intervista di Formiche.net all’esperto e docente Luiss Marco Spallone che per l’occasione odierna ha aggiornato le stime sul mercato del gioco), l’associazione di categoria in seno a Confindustria è tempo di dialogare con Palazzo Chigi per trovare insieme un punto di caduta.

Della serie, promuovere il mercato legale e combattere quello illegale, senza continuare a sparare nel mucchio colpendo indistintamente gioco sano e non. Col rischio nemmeno così poco remoto di piegare un’industria che piaccia o no garantisce ogni anno svariati miliardi di introiti all’erario, 9,5 per l’esattezza.

Partendo dalla risposta degli operatori del gioco al divieto di pubblicità, contenuto nel provvedimento caro a Luigi Di Maio e considerato alla stregua di un attacco frontale al settore, il presidente di Sistema gioco, Stefano Zapponini ha respinto la norma inserita nel decreto dignità. “La decisione del governo di inserire il divieto di pubblicità nel Decreto Dignità è per noi un segnale molto negativo e auspichiamo che il Parlamento intervenga per migliorare questa norma. Questa misura, così come gli interventi di Regioni e Comuni sui territori, stanno facilitando un ritorno del gioco illegale, molto spesso in mano alla criminalità organizzata e che sfugge a qualsiasi tipo di controllo”.

Non è tempo però di alzare barricate, soprattutto quando si ha dinnanzi un esecutivo in carica da un mese o poco più. Meglio tentare la via della trattativa e del confronto, purché alla fine giovi agli imprenditori del gioco. “Ribadiamo”, ha aggiunto Zapponini, “la nostra disponibilità a una discussione anche franca con tutte le istituzioni e in particolare col ministro del Lavoro e dello Sviluppo Luigi Di Maio. Ma, se si vogliono veramente tutelare i cittadini, è necessario intervenire non sui singoli aspetti ma con una riforma complessiva di tutta la filiera che non può essere raggiunta con la decretazione d’urgenza”.

Sponda pronta del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, anche lui per la linea del confronto. “Il settore ha bisogno di una riforma profonda – economica e sociale – che vada nella direzione della sostenibilità superando quanto prima la divaricazione tra la normativa nazionale e quelle regionali. Confindustria si augura che il governo voglia vararla al più presto, tenendo conto dei suggerimenti della categoria tesi a garantire allo stesso tempo certezza del diritto e agibilità a garanzia degli investimenti e dell’occupazione”.

Per dimostrare di voler fare sul serio, l’associzione di Confindustria ha predisposto un ventaglio di idee da condividere, al più presto, con il capo politico del Movimento e in generale con il governo legastellato. “Noi siamo pronti a presentare le nostre 10 proposte che vanno nell’ottica di una maggiore regolamentazione di tutta la filiera con l’obiettivo di rafforzare le tutele per i cittadini. Il nostro settore ha bisogno di una riforma organica, ci sono 150.000 famiglie e milioni di investimenti privati che sono a rischio se non si interviene”, ha aggiunto il numero uno di Sistema Gioco.

Proposte partono dalle soluzioni alternative al distanziometro per evitare l’espulsione del gioco legale dai territori. Ci sono poi gli interventi di razionalizzazione dell’offerta, l’innalzamento qualitativo dei punti gioco, la riqualificazione della filiera e formazione degli operatori. Tra gli altri punti c’è la revisione della disciplina del prelievo erariale sui singoli giochi e il rafforzamento della regolamentazione del gioco online. Non ultima, la riforma complessiva del settore dell’ippica. Di Maio ora batta un colpo.

Dopo il grande freddo l'industria del gioco tende la mano a Di Maio

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