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Gli stessi hacker russi incriminati negli Stati Uniti dal procuratore speciale statunitense Robert Mueller per aver interferito nelle elezioni presidenziali del 2016, avrebbero colpito anche la Chiesa ortodossa.

GLI OBIETTIVI

Nel mirino, riporta Associated Press in una sua inchiesta, ci sono stati assistenti e uomini di fiducia del patriarca ecumenico Bartolomeo I, uno dei più importanti leader ortodossi orientali al mondo.
L’anziano 78enne non userebbe direttamente la posta elettronica, dunque i suoi collaboratori sono le figure più vicine da colpire per carpire informazioni sul suo conto.

LE RAGIONI

Una delle cause più plausibili dietro queste cyber intrusioni, rivela l’analisi, è il fatto che il Patriarca di Istanbul sta attualmente riflettendo sulla richiesta di Kiev per separare la chiesa dalla dai legami con la Russia, una questione spinosa alimentata dal conflitto armato tra le forze militari ucraine e separatisti sostenuti dalla Russia.

LE INTRUSIONI DEGLI HACKER RUSSI

Per giungere a queste conclusioni, l’Ap ha analizzato 4700 indirizzi e-mail forniti lo scorso anno da Secureworks – una sussidiaria di Dell Technologies – dalle quali si evincono diversi tentativi di intrusione negli account di diversi metropoliti (equivalenti agli arcivescovi nella tradizione cattolica), tra cui Bartolomeo Samara, un confidente del patriarca; Emmanuel Adamakis, estremamente influente nella chiesa; e Elpidophoros Lambriniadis, che dirige un prestigioso seminario situato sull’isola turca di Halki.

ATTIVITÀ ESTESA

Nella stessa maxi-operazione, tra le altre cose il gruppo di hacker russi Fancy Bear (noto anche come Apt28 e con altri nomi) avrebbe cercato di penetrare nelle e-mail non solo dei democratici, ma anche di diversi appaltatori della Difesa, funzionari dell’intelligence, giornalisti di fama internazionale e persino di mogli di militari statunitensi. A luglio, nell’ambito delle indagini in corso da parte del procuratore Mueller sull’interferenza russa nelle elezioni statunitensi del 2016, un gran giurì statunitense ha identificato 12 agenti segreti russi dietro l’attacco contro la campagna presidenziale di Hillary Clinton.

COLPIRE L’ORTODOSSIA. QUALI OBIETTIVI

La scelta di colpire figure religiose di alto profilo dimostrerebbe, secondo gli esperti che hanno analizzato i dati, quanto ampio sia il raggio d’azione delle cyber spie. Il patriarca Bartolomeo rivendica il diritto esclusivo di concedere la piena indipendenza ecclesiastica ricercata dagli ucraini. Sarebbe – ha spiegato ad Ap Vasilios Makrides, esperto di Cristianità ortodossa presso l’università di Erfurt in Germania, un passo importante, poiché potrebbe dividere la più grande realtà ortodossa orientale del mondo, e erodere gravemente il potere ed il prestigio del Patriarcato di Mosca, protagonista nella comunità ortodossa globale.

LA SFIDA ALLA RUSSIA

Mosca, ha aggiunto l’esperto, riveste anche un importante ruolo transnazionale esercitato negli stati di confine anche grazie alla Chiesa ortodossa. La Russia, insomma, accetterebbe poco volentieri l’erosione del tradizionale ruolo del patriarca russo Kirill come capo della Chiesa ortodossa (i cui vertici ecclesiastici, secondo alcuni analisti, intratterrebbero rapporti stabili con l’intelligence di Mosca). E questo potrebbe aver reso necessaria l’attività del gruppo di hacker.

Gli hacker russi non si fermano neppure davanti la Chiesa. Lo svela Ap

Gli stessi hacker russi incriminati negli Stati Uniti dal procuratore speciale statunitense Robert Mueller per aver interferito nelle elezioni presidenziali del 2016, avrebbero colpito anche la Chiesa ortodossa. GLI OBIETTIVI Nel mirino, riporta Associated Press in una sua inchiesta, ci sono stati assistenti e uomini di fiducia del patriarca ecumenico Bartolomeo I, uno dei più importanti leader ortodossi orientali al…

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