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Il presidente Conte volerà a Washington domani 30 Luglio con l’intento di puntellare il rapporto bilaterale con gli Usa. Trump, dal canto suo, sempre così attento perché i partner europei si assumano le loro responsabilità nel campo della difesa, è probabile chieda conferme rispetto proprio agli impegni italiani sul programma F35. Per il presidente Conte sarebbe dunque molto importante rassicurare l’inquilino della Casa Bianca su questo fronte, tenendo conto anche delle posizioni del ministro Trenta.

“Qualsiasi valutazione politica, malgrado le nostre perplessità siano tutt’oggi persistenti, rischierebbe di apparire superficiale, approssimativa e incauta”. Ha risposto così il ministro Trenta a quei parlamentari che, nel corso della sua audizione alle Commissioni congiunte Difesa di Senato e Camera, le chiedevano lumi sulla strategia del governo relativamente al piano di acquisto degli F35, i 90 caccia di quinta generazione di Lockheed Martin che l’Italia si è impegnata ad acquistare.

Insomma, il ministro della difesa prosegue con delle dichiarazioni interlocutorie, attente a non alterare i fragili equilibri della coalizione di governo e rispettose delle diverse anime dell’esecutivo, alcune fortemente critiche nei confronti del programma.

Nella “valutazione accurata” in corso sugli F35, già annunciata nelle scorse settimane, non rientra in nessun caso l’ipotesi di un’uscita in toto dal programma, che a questo punto rappresenterebbe per l’Italia un autogol politico, strategico ed economico.

Se infatti gli F35 sono gli unici areoplani che consentirebbero all’Italia di mantenere le proprie capacità operative, occorre considerare che un’uscita dal programma rischierebbe di raffreddare i rapporti con l’alleato americano, in un momento in cui il governo punta proprio sull’asse Roma-Washington per la gestione dei dossier più caldi in cui è impegnato.

Oltre ai rapporti con gli Usa, c’è un altro importante aspetto di natura più meramente economica da non sottovalutare. L’Italia infatti conta di recuperare almeno parte dell’investimento per l’acquisto dei velivoli in termini di produzione industriale. Nel programma infatti, il nostro Paese non agisce da semplice compratore, ma da vero e proprio partner di progetto e ha ottenuto partecipazioni industriali non indifferenti che andrebbero a beneficio dell’intero comparto della difesa.

Il centro di assemblaggio e di verifica di Cameri, tra Novara e Malpensa, nel quale verranno prodotti i velivoli per l’Italia e l’Olanda, è in questo senso uno straordinario successo politico e industriale. Non solo. Come ha chiarito il Generale Camporini ai nostri microfoni, le prospettive di ulteriori vendite di F35 in Europa sono tali che “se ci muoviamo con intelligenza dal punto di vista politico, si potranno assemblare anche velivoli di altri Paesi nella nostra struttura, il che porterebbe lavoro per molti anni”. Se poi Cameri diventasse, come si prevede, il centro di manutenzione degli F35 in Europa per i prossimi 20-30 anni, allora le prospettive in termini occupazionali e di indotto diventerebbero ancora più interessanti.

È chiaro che disattendere l’impegno di pianificazione che l’Italia si è presa, significherebbe perdere sia le partecipazioni industriali connesse al progetto che i posti di lavoro.

Ecco che allora appare poco probabile che il Ministro stia ragionando sulla possibilità di uscire dal programma, e stia piuttosto cercando di limare i dettagli, i tempi e i numeri della partecipazione italiana, per coordinarla al meglio con la strategia dell’esecutivo nel campo dell’industria della difesa. In particolare, sembra che sul tavolo ci sia la compatibilità del programma con i progetti di Difesa comune europea, “il budget per gli F-35 occupa quasi tutto il bilancio per l’industria – ha dichiarato il ministro, per poi aggiungere – dobbiamo finanziare il Fondo europeo di difesa (Edf) e poi dobbiamo avere altri fondi per cofinanziare i progetti, altrimenti non potremmo parteciparvi”.

Difesa Europea dunque, ma non solo. Circa quindici giorni fa abbiamo infatti appreso che Leonardo farà parte, insieme a Bae Systems, Mbda e Rolls-Royce, del team che collabora con il Ministero della difesa inglese costruire il supercaccia Tempest, per fornire una futura capacità di combattimento aereo entro il 2035.

Recentemente, in occasione della visita al salone di Farnborough, il Ministro Trentaha incontrato l’omologo britannico, Gavin Williamson. Con il collega inglese, la Trenta ha siglato uno Statement of intent che “rafforzerà ulteriormente la partnership a livello strategico tra il nostro Paese e il Regno Unito, ponendo le basi per una sempre più forte collaborazione in termini di difesa”.

Insomma, sulla difesa il governo agisce a 360 gradi, ragionando su come coordinare al meglio le diverse iniziative sul tavolo. Il programma F35 resta strategicamente ed economicamente importantissimo, e forse anche per questo il nuovo esecutivo vuole valutarlo ed analizzarlo in ogni suo aspetto.

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