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“Il buonismo dei salotti di una certa sinistra ha lasciato il campo al cattivismo degli estremisti”. Con queste parole (oggi su il Corriere della Sera) il sindaco di Firenze Dario Nardella squarcia il velo d’ipocrisia che da anni caratterizza l’approccio “di sinistra” sui temi della sicurezza e dell’immigrazione. Lo fa con onestà intellettuale (la stessa di Marco Minniti, ottimo ministro dell’Interno che ha ben lavorato con spirito simile), lo fa cercando una via di riscossa (o di salvezza) per una sinistra che appare smarrita, inconcludente e pasticciona.

Firenze però non è un posto qualsiasi per la sinistra italiana. Intanto perché è una città dove gli altri non hanno mai vinto le elezioni, men che meno da quando si elegge direttamente il sindaco. E poi è la città di Matteo Renzi, che proprio da sindaco fa la galoppata vincente che lo porta nel 2013 a conquistare la segreteria del PD e nel 2014 alla guida del governo.

Ecco allora che le elezioni comunali del prossimo anno diventano un passaggio molto rilevante, direi non meno importante di quello per il Parlamento europeo. Infatti sarà proprio a Firenze che la sinistra dovrà misurare il suo stato di salute, dopo avere preso innumerevoli mazzate elettorali in quella che fu regione rossa per eccellenza (oggi il Pd governa in tre capoluoghi toscani su undici).

Nardella capisce tutto questo e fa una doppia operazione, rivendicando da un lato di avere sempre sposato la sicurezza come tema centrale della sua amministrazione e dall’altro criticando con parole per certi versi inedite e sorprendenti l’atteggiamento di molta parte del suo partito. Un Pd che nell’abbracciare una linea dell’accoglienza senza se e senza ma ha finito per perdere gran parte della fiducia dei ceti popolari in tutte le regioni d’Italia.

Sarà Firenze l’inizio della riscossa, peraltro con un voto previsto nei dintorni del congresso nazionale del partito, che però non si riesce a capire davvero che data avrà? È presto per dirlo, anche perché Renzi appare ancora incerto sulle mosse da fare, probabilmente fiducioso in un autunno difficile per Salvini e Di Maio come leva per un suo autentico ritorno sulla scena.

Quello che è certo però è che a Firenze si vota tra meno di un anno. Nardella ha battuto un colpo, aprendo ufficialmente le danze.

Nardella

A Firenze si vota. E Nardella squarcia il velo del “buonismo” di sinistra

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