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Sulle scelte che il Capo dello Stato farà in materia di nomina del Presidente del consiglio dei Ministri e su quelle dei componenti del Governo incombe una data che, durante la lunga trattativa per il “contratto di governo” è parsa molto lontana, ma che è diventata terribilmente vicina: il 28 giugno quando i Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea (Ue) dovranno fare scelte profonde e fondamentali sul bilancio comunitario per i prossimi sette anni. Nelle prospettive iniziali, il Consiglio Europeo avrebbe dovuto anche iniziare il processo di revisione della governance dell’unione monetaria. A riguardo 14 economisti, sette francesi e sette tedeschi avevano anche formulato proposta dettagliate e, su questa base, Berlino e Parigi avevano intavolato un negoziato per presentarsi uniti al tavolo del 28 giugno. Ma un documento di otto Stati, principalmente nordici, guidati dall’Olanda ha posto un veto ad iscrivere questo argomento all’ordine del giorno: i Trattati (leggesi quello di Maastricht) e gli accordi intergovernativi (quali il Fiscal Compact) non si toccano., almeno per il prevedibile futuro.

È in questo contesto che si situa la formazione del nuovo Governo. Alla discussione del bilancio comunitario, l’Italia si pone come uno Stato che ha sempre contribuito più di quanto non abbia ricevuto; ciò, però, è avvenuto anche in quanto – come è noto- non siamo stati in grado di utilizzare a pieno i fondi comunitari. Chiedere un riassetto per i prossimi sette anni richiede grande esperienza nelle intricate regole comunitarie ed esperienza nella diplomazia Ue (sapere utilizzare i toni giusti al momento giusto), senza ignorare che la riforma della governance dell’eurozona, anche se per ora bloccata dalla netta opposizione a ritoccare alcunché da parte degli otto Stati nordici, è sempre nel fondale delle trattative comunitarie.

È noto, anzi notorio, che Germania e Francia – che mesi fa si erano posti alla guida della riforma della governance dell’eurozona – hanno pilotato i richiami più o meno indiretti inviati dall’Europa, al Governo in formazione tra M5S e Lega, sul rispetto dei vincoli Ue di bilancio. In aggiunta, le bozze con le proposte di severe “raccomandazioni tecniche” all’Italia per il mancato contenimento del debito e del disavanzo strutturale, che la Commissione europea ha in programma di concordare oggi 23 maggio a Bruxelles, sono state fatte trapelare da euroburocrati in sintonia con commissari del Nord impegnati a farle appesantire per scoraggiare l’attuazione di promesse elettorali che potrebbero non essere in linea con gli impegni europeo. Il livello decisionale dei Ministri finanziari non ha ufficialmente in agenda il caso Italia nell’Eurogruppo di domani 24 maggio e nell’Ecofin di venerdì 25 maggio, a Bruxelles, per la presenza ancora del membro uscente Pier Carlo Padoan. Secondo la stampa di questa mattina, fonti interne dell’Ue hanno anticipato la conferma che “le regole Ue valgono anche per l’Italia” e che richieste di sfondamenti non rientrerebbero nei previsti margini di “flessibilità” già utilizzati ampiamente. All’Ecofin, Padoan non è in una posizione forte in quanto in carica per l’ordinaria amministrazione e pronto principalmente a congedarsi dai colleghi.

Il Capo dello Stato è consapevole di questi nodi e guarda non tanto alle scadenze immediate (oramai quel che è fatto, è fatto) quanto al 28 giugno. E si chiede se i nomi indicati in questi giorni siano i più adatti ad una trattative fondamentale per l’Italia dei prossimi anni. Il 28 giugno è molto vicino, anche se è sembrato lontano quando Lega e M5S lavorano sul contratto di governo.

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