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A leggere la stampa internazionale, l’impressione è quella di un grande campo di battaglia. Con le truppe confederate dell’Europa che assediano il fortilizio dei “barbari” per riprendere le tesi del Financial Times sull’Italia. Pagine e pagine su Les Echos – ne riferiamo secondo l’ordine con cui li abbiamo letti – Expansión, Le Figaro, il Financial Times, Le Monde, El Pais. Elenco tutt’altro che esaustivo.

Motivi di preoccupazione: la formazione del governo, a partire dai titoli accademici vantati dal Presidente del Consiglio in pectore. La ventilata presenza di un ministro dell’economia noto per le sue posizioni anti euro. E comunque con uno standing tale, rispetto al resto della compagine governativa, da garantirgli una posizione di assoluto rilievo, destinata a prevalere sullo stesso primo ministro. Poi i propositi annunciati nel famoso “contratto per il governo del cambiamento”: conti in rosso, debito alle stelle e mancato rispetto dei parametri europei.

Quest’ultimo è l’aspetto che più preoccupa l’Europa. Non interessano tanto le vicende interne italiane quanto il riflesso che le decisioni annunciate potrebbero avere sugli equilibri complessivi. Significativo, ad esempio, il titolo di Les Echos: “Tassi italiani, l’Europa di fronte allo spettro del contagio”. Si ritorna – secondo il principale quotidiano economico finanziario francese – ai pericoli del 2011. Ma con una differenza: non è più la piccola Grecia il motore della crisi, bensì un’economia 5 volte tanto, come quella dell’Italia. Una catastrofe che trasformerebbe l’acquazzone di allora in una vera e propria tempesta tropicale.

Se questo è il contesto, ci si può meravigliare del repentino crollo in borsa, dopo le turbolenze dei giorni precedenti? Già in apertura, la caduta degli indici era stata superiore all’1 per cento, per poi crescere progressivamente. Fino a raggiungere l’1,6 per cento, quando è stato comunicato che il Presidente Mattarella avrebbe convocato il Prof. Giuseppe Conte. Calo che faceva da controcanto alla crescita degli spread. Sopra i 190, con una crescita media dell’8 per cento e punte che hanno superato i 200 punti base.

Le turbolenze internazionali, a partire dalle incertezze relative all’andamento del commercio internazionale e dalla crescita del prezzo del petrolio, che rilancia il tema dell’inflazione, hanno trascinato al rialzo anche gli spread di altri Paesi. I Bonos spagnoli, termine di paragone privilegiato delle vicende italiane, oscillano intorno ai 90 punti di base. Ma la differenza dei BTP italiani rispetto a quel tallone è progressivamente aumentata: raggiungendo il valore simbolico dei 100 punti base. Si vendono titoli italiani e si comprano quelli spagnoli o portoghesi. Un’altro segnale che può essere il preludio di una catastrofe annunciata.

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