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Come promesso, lunedì sera in un “drammatic speech” il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha diffuso informazioni pesanti sull’Iran. Bibi, che nella mattinata aveva avuto una riunione con il gabinetto militare, ha rivelato dettagli raccolti dalla sua intelligence — potentissima e iper informata attraverso i contatti umani e le analisi tecnologiche  — che dimostrerebbero che “l’Iran ha ingannato il mondo”.

Uno show, non una dichiarazione di guerra. Netanyahu, che ha parlato in inglese (aiutato a rendere efficace la presentazione dall’ambasciatore israeliano nel Regno Unito) dalla sede del ministero della Difesa, ha mostrato foto (anche datate), video, mappe, documenti che dimostrerebbero come l’Iran, nonostante l’accordo del 2015, abbia continuato a sviluppare il proprio programma atomico, mentendo alla Comunità internazionale e studiando sofisticati metodi per tenerlo nascosto.

L’israeliano ha annunciato che passerà i dati all’Agenzia atomica internazionale e ai governi occidentali, così da dimostrare come l’Iran ha mantenuto il suo obiettivo, mentendo.

Si tratta di un pacco di informazioni enorme, dozzine di migliaia di file, anche se in parte già note: gli esperti sottolineano che gli aspetti più rilevanti mostrati erano già noti prima del 2011, e dunque teoricamente a conoscenza di chi ha stretto il deal quattro anni dopo. Ma forse ci sono altri dati in quei 55mila file che il premier ha preferito non divulgare.

È probabile che Washington le considererà comunque molto interessanti, soprattutto perché confermano platealmente quello che il presidente Donald Trump e alcuni dei suoi più stretti collaboratori (non tutti, in realtà, come non tutto lo staff di Netanyahu crede che l’Iran stia imbrogliando sull’accordo) sostengono da sempre: l’accordo è “il peggiore di sempre”, l’Iran ci sta fregando. Trump è accontentato.

La presentazione di Netanyahu era già arrivata alla situation room della Casa Bianca — il premier dice tra l’altro che gli americani hanno confermato la bontà delle analisi israeliane già da un po’ — qualche ora prima che diventasse ufficiale, probabilmente anticipata da Mike Pompeo, inviato (appena confermato segretario di Stato) a testare l’umore degli alleati a proposito del Nuke Deal iraniano.

Pompeo ha parlato con gli alleati Nato — che vorrebbero cercare di tenere in piedi l’accordo con la Repubblica islamica, pure ritenendolo perfettibile (è la visione della Francia, per esempio, che in questo momento è il Paese con più feeling con gli Stati Uniti) — poi con i sauditi e gli israeliani, due Paesi che avevano quasi interrotto negli anni passati le relazioni con Washington proprio perché l’amministrazione Obama aveva messo in piedi il sistema multilaterale che era arrivato a chiudere l’intesa con Teheran.

Uno dei motivi per cui il canale americano con i partner mediorientali si è riaperto è anche la postura aggressiva presa da Trump con l’Iran e con l’accordo, per questo il Presidente americano potrebbe non volerli deludere (anche perché il nemico comune iraniano ha catalizzato contatti inediti tra Tel Aviv e Riad via Washington). E viceversa.

Le rivelazioni di Netanyahu sono dunque destinate ad aver un grosso peso nella decisione che Trump dovrebbe prendere il 12 maggio, quando dovrà scegliere se confermare l’impegno iraniano nel rispetto dell’accordo (che finora, sia dipartimento di Stato che Pentagono dicono: c’è stato) e sollevare alcune sanzioni oppure riconfermarle, dando un colpo duro al deal — che, è vero che si basa su un accordo internazionale che coinvolge altre nazioni, l’Ue e l’Onu, ma è altrettanto logico pensare zoppo senza gli Stati Uniti.

L’Iran tuona vendetta, dice che se gli americani usciranno dal deal allora tutto salta e il programma nucleare sarà ripreso. Con conseguenze incrociate: gli israeliani continuano a colpire postazioni iraniane in Siria per evitare che gli ayatollah si allarghino troppo, ragioni di sicurezza nazionale per prevenire che il regime Assad diventi il terreno che ospita una piattaforma di attacco iraniana affacciata sul Mediterraneo.

Durante la conferenza stampa congiunta con Pompeo, Netanyahu ha detto che il peggiore degli incubi del mondo sono i fanatici islamici con in mano una bomba nucleare. Senza deal la strada per uno scontro diretto tra Israele e Iran potrebbe essere più aperta.

 

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