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L’Egeo trasformato in una macro scacchiera, con mosse dirette e indirette che interagiscono su due quadranti assolutamente nevralgici come quello euromediterraneo e quello mediorientale. Nel mezzo la Grecia, diventata centrale non più per questioni finanziarie legate alla crisi, ma per via dei mille dossier che proprio da quel bacino transitano (gasdotti, petrolio, difesa e utilities). Con il primo round della partita con la Turchia che vede Tsipras uscire sconfitto.

NATO

In occasione del vertice Nato, Tsipras ed Erdogan si sono incontrati per un one to one: al centro del dialogo i mille fronti caldi aperti tra Grecia e Turchia. In primis il caso dei due militari greci detenuti in Turchia ormai da sei mesi che, nonostante vari appelli tra cui quello di lady Pesc Federica Mogherini, non vedono una via di uscita. In secundis le rivendicazioni turche su alcuni atolli nell’Egeo in polemica con il Trattato di Losanna e le pretese turche sul gas a Cipro, nonostante l’assenza di un appiglio legislativo.

Me àdia chèria” titolano oggi i giornali greci, ovvero a mani vuote. Così il premier torna a casa da quello che lui stesso ha definito uno degli incontri più difficili a cui abbia partecipato. Per i due militari il premier ha precisato che “non chiediamo la grazia, ma solo di seguire le procedure”, a cui pare che il presidente turco abbia replicato “non onorerò il mio vicino per mantenere a titolo gratuito due militari di un membro Nato”. Non proprio una dichiarazione di amicizia.

Della conversazione Tsipras ha informato subito il Presidente della Repubblica di Cipro, Nikos Anastasiades, per via dei problemi che permangono sulla risoluzione del caso cipriota, con la parte dell’isola occupata dai militari turchi e autoproclamatasi Repubblica di Cipro Nord riconosciuta solo da Ankara e non dalla comunità internazionale.

Secondo il portavoce del governo cipriota, Prodromos Prodromou, i due leader hanno discusso anche del prossimo arrivo a Cipro del consigliere del Segretario generale delle Nazioni Unite, Jane ChilLout, con l’obiettivo comune di riprendere i negoziati, anche se le premesse turche non sono incoraggianti.

MOSCA MUOVE ALFIERI E CAVALLI?

C’è un altro aspetto che segue il fatto che su tutti i punti Erdogan non abbia fatto alcuna concessione a Tsipras. Mosca insiste (anche con Atene) nel considerare un errore il nuovo nome Macedonia e il suo ingresso in Nato e Ue. E lo fa presente alla Grecia per bocca del ministro degli esteri Lavrov: “L’ingresso in Nato della Macedonia con la forza conferma che la politica delle porte aperte è diventata fine a se stessa e uno strumento per l’influenza geopolitica”.

Una dichiarazione che si inserisce nel solco di un rapporto che pare stia mutando, dopo gli assist anche economici dell’ultimo lustro. Si dice che qualche grosso investitore russo possa abbandonare la Grecia.

L’influenza “ibrida” della Russia in Grecia è stata principalmente condotta attraverso il finanziamento di organizzazioni culturali anche con l’intermediazione della Società ortodossa imperiale “Palestine Society”, uno strumento operativo di soft power in Europa sud-orientale e in Medio Oriente. Il capo dell’organizzazione è Sergey Stepasin, già ai vertici della Fsk.

Le nuvole sulle relazioni greco-russe non erano ancora state avvistate a metà giugno quando il ministro degli Esteri Nikos Kotzias visitò Mosca e incontrò il suo omologo russo, Sergey Lavrov, in un clima molto caldo. Fu allora che la visita programmata di Lavrov ad Atene fu confermata e in preparazione della visita di Tsipras a Mosca alla fine dell’anno e del suo incontro con Vladimir Putin.

Ora la visita di Lavrov è stata congelata, così come il viaggio di Alexis Tsipras. Ad Atene si segnala l’iper attivismo dell’ambasciatore Usa, Jeoffrey Pyatt, il cui precedente incarico è stato a Kiev e molto esperto sulle materie energetiche e geopolitiche.

Due gli elementi di criticità. La freddezza con cui Mosca pare abbia letto il trasferimento Usa di mezzi e uomini dalla Turchia alla Grecia, con le nuove basi “concesse” da Tsipras al Pentagono e la sorpresa di Atene (ma di Washington) sulla cooperazione militare russo-turca, sfociata nell’acquisto da parte di Erdogan del sistema missilistico russo S-400.

L’accordo di Prespa sul nome Macedonia del nord è l’ultimo segnale di una contrarietà politica che vede le due superpotenze confliggere proprio nell’Egeo e, quindi, sull’intera partita che investe Ue e Nato. Nel mezzo Grecia e Turchia.

twitter@FDepalo

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