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Il governo americano ha dato il via libera a Elon Musk per realizzare la prima mega costellazione da 4.425 satelliti per fornire a tutto il mondo connessione Internet a banda larga. Per il visionario proprietario di SpaceX, il programma Starlink potrebbe rappresentare il nuovo Eldorado dopo gli sforzi (forse poco remunerativi) per realizzare lanciatori low cost.

L’AUTORIZZAZIONE DELL’FCC

L’autorizzazione è arrivata dalla Federal Communications Commission (Fcc) che ha comunicato “il primo via libera a una costellazione di satelliti con licenza Usa per la fornitura di servizi a banda larga utilizzando una nuova generazione di tecnologie per satelliti in orbita bassa”. L’obiettivo, specificato dalla Commissione, è “aumentare la disponibilità di banda larga e la concorrenza negli Stati Uniti”. Per questo, l’Fcc ha approvato il lancio dei primi 4.425, destinati ad abitare la bassa orbita terrestre (Leo) a circa 1.000 chilometri di altezza. I piani di Musk sono però molto più ambiziosi e puntano ad arrivare a 12mila satelliti per fornire connessione a banda Ka/V a tutto il pianeta. Intanto, il primo passo consisterà nel lancio di 1.600 satelliti per la copertura degli Stati Uniti, un numero comunque impressionante considerando che supera abbondantemente ogni costellazione satellitare esistente. Basti pensare che nello stesso round di valutazione, aperto nel 2016, l’Fcc ha autorizzato altri tre operatori a lanciare nuove costellazioni di satelliti non-geostazionari, tutte ben lontane dai numeri di SpaceX: OneWeb (per 720 satelliti in Leo), Telesat Canada (per 117 satelliti in Leo) e Space Norway (per 117 satelliti in alta orbita ellittica).

LE CONDIZIONI DELLA COMMISSIONE

La Commissione ha comunque voluto porre alcune condizioni al piano Musk. Prima di tutto, è stata negata la richiesta dell’azienda di allentare la scadenza entro cui dovrà avere in orbita l’intera costellazione. SpaceX avrà nove anni per lanciare l’intera costellazione: una deadline che la società considera ancora “poco pratica” avendo richiesto l’ok per lanciare 1.600 satelliti (circa un terzo) in sei anni. In secondo luogo, l’Fcc ha condizionato l’autorizzazione all’aggiornamento di un piano di de-orbita considerato essenziale per una costellazione che, ad oggi, è valutata poco gestibile. In tal senso, SpaceX ha fatto sapere che farà deorbitare i suoi satelliti entro un anno dal completamento della loro missione, ben prima dei 25 anni suggeriti dalla Nasa. Resta comunque alta la preoccupazione, condivisa da diversi operatori delle orbite basse, per l’effetto che la mega costellazione potrà avere sul traffico spaziale e in termini di space debris.

I PRIMI DUE SATELLITI

Intanto, il progetto Starlink è già iniziato. Lo scorso 22 febbraio sono partiti dalla base di Vandenberg, in California, i primi due prototipi, denominati Tintin A e B. Lanciati con un Falcon 9 di SpaceX come missione secondaria rispetto al satellite radar spagnolo Paz, i due payload hanno dato il via al progetto del patron della Tesla. “Se avrà successo, la costellazione Starlink servirà i meno serviti”, aveva twittato Musk dopo il lancio. “Sebbene vi sia ancora molto da fare per questo complesso progetto”, il via libera della Fcc, “rappresenta un passo importante verso la costruzione da parte di SpaceX di un network di satelliti di nuova generazione in grado di collegare il mondo con banda larga affidabile e accessibile, soprattutto connettendo coloro che ancora non sono connessi”, ha invece rimarcato il presidente dell’azienda, Gwynne Shotwell, dopo l’autorizzazione dell’Fcc.

IL NUOVO ELDORADO

Il progetto Starlink potrebbe fare la nuova fortuna di Elon Musk e giustificare un programma di lanciatori che più di qualche volta ha fatto storcere il naso per l’ipotesi di prezzi di lancio addirittura inferiori ai costi sostenuti. “Può darsi che la selling proposition sia volutamente tenuta borderline, e che per un singolo lancio commerciale il rapporto prezzo/costo possa talora essere inferiore a uno, in modo da sbaragliare comunque la concorrenza e rompere gli equilibri consolidati”, ha spiegato sull’ultimo numero di Airpress Marcello Spagnulo, ingegnere ed esperto aerospaziale. “Musk sa benissimo che il business dei lanci spaziali difficilmente remunera gli ingenti investimenti richiesti” e forse ha deciso di investirvi in vista di conquistare un settore ben più redditizio. “Usando i razzi Falcon come cash-cows, SpaceX sta orientando i suoi sforzi per sviluppare un lanciatore ancora più grande (e forse anche più economico) noto come BFR, ma soprattutto per realizzare e mettere in orbita una costellazione di migliaia di satelliti per le comunicazioni, un’impresa che sfrutterà appieno la sua capacità di lancio low-cost nello spazio, così da fornire l’accesso Internet ad alta velocità in tutto il mondo”, ha rimarcato Spagnulo.

“Secondo la Cisco Corporation – spiega ancora l’esperto – gli utenti di Internet nel 2021 saranno 4,6 miliardi, il 58% della popolazione globale, i dispositivi personali e le connessioni machine-to-machine passeranno da 17 a 27 miliardi, con una velocità media della banda larga di 53,0 Mbps. Il tutto porterà il turnover del mercato delle telecomunicazioni wireless nel 2020 a oltre un trilione di dollari. È per raggiungere quell’Eldorado che Elon Musk sta approntando i suoi lanciatori? L’idea di quattromila satelliti che ci connettono a Internet oggi ci appare fantascientifica, ma potrebbe rivelarsi realistica quanto l’immagine dello scorso febbraio, quando i razzi della SpaceX (del nuovo super lanciatore Falcon Heavy, ndr) sono rientrati intatti a terra dallo spazio, pronti a decollare di nuovo”.

IL LANCIO DI OGGI

Nel frattempo, si appresta a partire oggi un altro Falcon 9 per la missione Iridium-5. L’obiettivo è portare in orbita altri dieci satelliti della costellazione Iridium NEXT, realizzata da Thales Alenia Space (joint venture tra Thales 67% e Leonardo 33%) che opera come prime contractor. Completamente indipendente da qualsiasi network di terra, Iridium NEXT fornisce capacità senza pari nelle telecomunicazioni in movimento e assicura una copertura completa in tutto il mondo, inclusi gli oceani. Dopo i quattro lanci del 2017, con il primo di quest’anno la costellazione arriverà a 50 satelliti. Quando sarà pienamente operativa ne conterà 66, più nove di riserva in orbita e altri sei a terra. Da notare che il lancio di oggi sarà a bordo di un Falcon 9 con un primo stadio riutilizzato, lo stesso che ad ottobre dello scorso anno aveva condotto la missione Iridium-3.

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