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La Lega attacca, il credito cooperativo risponde. A quasi un mese dall’insediamento del governo gialloverde arriva il primo altolà del mondo bancario a un’iniziativa dell’esecutivo. Dalle banche cooperative, per la precisione. Piccola cronistoria. Una delle prime sortite dell’esecuitvo legastellato ha riguardato il blocco della riforma del credito cooperativo (qui l’articolo di Formiche.net), varata dal governo Renzi nel 2016, tra i mugugni delle stesse Bcc.

Una prima bordata era arrivata lo scorso giugno da Alberto Bagnai, economista e deputato in quota Lega oggi presidente della commissione Finanze, sull’onda di quanto affermato quasi contemporaneamente dal premier Giuseppe Conte. Da quel momento ha preso corpo tra le fila dell’esecutivo la volontà politica di ribaltare la riforma renziana.

Il tutto messo in calce dall’uscita di giovedì scorso del neo presidente dalla commissione Bilancio, Claudio Borghi, che ha anticipato addiritura a luglio l’arrivo di una moratoria per neutralizzare gli effetti della riforma cooperativa, così come quelli di un’altro provvedimento discusso, quello sulle popolari. Solo che a differenza delle prime, le seconde sembrano apprezzare o quanto meno non respingere l’orientamento del governo.

E così il mondo delle Bcc, o quantomeno le rappresentanze ufficiali, alla fine ha deciso di schierarsi compatto per andare avanti nel progetto di riforma del settore. “È interesse di tutti, e in particolare delle banche affiliate, dei soci, delle imprese e delle comunità territoriali, che la riforma parta nei tempi attualmente previsti dalla normativa, con l’avvio dei gruppi bancari cooperativi programmato al più tardi per il 1 gennaio 2019”, hanno scritto in un duro comunicato congiunto  Confcooperative, Federcasse e i tre gruppi Bancari Cooperativi (Cassa Centrale, Iccrea e le casse altoatesine Raffeisen) dicendosi tuttavia “disponibili al dialogo con Parlamento e governo”.

Ma il messaggio è chiaro, the show must go on, soprattutto ora che la vigilanza europea e italiana ha preso in carico l’esame delle istanze per la creazione delle capogruppo, presentate rispettivamente da Cassa e Iccrea. Difficile spiegare a Francoforte che tutto andrà messo nel freezer.

La prospettiva di una moratoria promossa dalla Lega d’altronde potrebbe preludere ad un definitivo colpo di spugna sul riassetto delle Bcc. Le Bcc ricordano che “la riforma del credito cooperativo, avviata dalle autorità all’inizio del 2015, è divenuta legge nella primavera 2016. L’interlocuzione e il coinvolgimento del credito cooperativo sono stati talmente intensi che si è arrivati a definirla ‘autoriforma’. A questo punto la costituzione di tre capogruppo viene considerata la condizione per dare forza adeguata alla necessaria riorganizzazione e modernizzazione per superare le inefficienze di un elevato frazionamento del sistema”.

Vale la pena però ricordare un particolare. Finora, al netto delle uscite leghiste, manca ancora la posizione ufficiale del diretto interessato, il ministro dell’Economia Giovanni Tria. A lui e solo a lui infatti spetterà valutare la fattibilità o meno dello stop alla riforma.

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