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“Col nuovo governo vogliamo lavorare per avere uno Paese dove lo Stato è forte e serve per tutelare la libertà dei cittadini. Possiamo dirci sia conservatori sia liberali, ma soprattutto siamo i portavoce di una politica del buon senso”. Lo ha detto a Formiche.net l’onorevole Simone Billi della Lega, a margine del dibattito “Conservatori e liberali nell’era di Trump e del governo Conte”, tenutosi ieri al Centro Studi Americani e organizzato in collaborazione con Nazione Futura e il Centro Studi Machiavelli. L’evento ha coinciso con l’uscita in libreria della prima edizione italiana, di Giubilei Regnani editore,  del libro “Il pensiero conservatore” del celebre politologo americano Russell Kirk.

“Un testo che ha influenzato la storia della politica americana”, lo ha definito Francesco Giubilei, il fondatore della casa editrice, “nonché un’occasione per riflettere sul termine di conservatore, che in Italia non gode di buona stampa, forse perché si tende a confonderlo con quello di reazionario. I conservatori non rifiutano il cambiamento, a patto che esso tenda a migliorare la società”. L’opera di Kirk è invece, per Dario Citati del Centro Studi Machiavelli, “un’opera di rara virtù che può stare bene sulla scrivania capo governo così come all’interno della bibliografia di un esame di scienza politica”

Al dibattito hanno partecipato anche il senatore Maurizio Gasparri, l’onorevole Daniele Capezzone e il professor Alessandro Campi dell’università di Perugia. L’iniziativa, ha ricordato il Direttore del Centro Studi americani Paolo Messa nei suoi saluti iniziali, “è utile per nutrire quel dibattito culturale che, partendo dagli Usa, ha negli ultimi anni coinvolto la galassia liberale e conservatrice”.

Secondo il senatore Gasparri, compito dei conservatori deve essere quello di “opporsi al politically correct”. A volte la destra italiana “sembra soffrire di una certa sudditanza psicologica e mancare dell’orgoglio e della consapevolezza necessari per definirsi conservatori”. Secondo Gasparri, “dobbiamo avere il coraggio di affermare le nostre idee su vari temi, e il libro di Kirk ci richiama proprio a questo orgoglio identitario”.

Anche l’onorevole Simone Billi ha voluto ricollegare i temi del libro alla più stretta attualità politica. “Le categorie di destra e sinistra sono ormai superate – ha chiosato – oggi assistiamo a un duello tra globalisti e sovranisti, tra un élite cosmopolita e un popolo attaccato invece alle sue tradizioni. La Lega – ha aggiunto – ha certamente un’eredità storica di tipo conservatore, che mira ad avere tanto Stato quanto è necessario e tanta libertà quanto è possibile”. Due i temi chiave a cui si applica questa filosofia: l’immigrazione e il fisco. “Lo Stato deve tornare ad essere forte sui temi di sua competenza, come l’immigrazione, e deve farsi sentire a livello internazionale”. Sulla politica economica, invece, è vero l’opposto. “I governi precedenti hanno soffocato i cittadini – ha spiegato Billi – noi vogliamo abolire il redditometro, lo spesometro e gli studi di settore, che opprimono le persone, per questo possiamo dirci liberali”.

Capezzone, dal canto suo, si è detto più attratto da “un conservatorismo incentrato sulle libertà più che da uno incentrato sulla tradizione”. Del momento attuale coglie invece “l’assoluta incapacità della classe dirigente internazionale di vedere negli scorsi anni che c’era un immenso ceto medio impaurito e impoverito, preoccupato per la stagnazione dei propri standard economici”. Da qui, un suggerimento al governo, “nella cassetta degli attrezzi conservatrice e liberale ci sono molte soluzioni e molti anticorpi”, utili per evitare il pericolo di “culture stataliste che propongono ricette incapaci di affrontare efficacemente i problemi”.

Di stampo più accademico la riflessione del professor Campi. “Da 15 anni – ha notato il professore – si parlava di tradurre in italiano il testo di Kirk, questa iniziativa colma un vuota importante nel panorama culturale italiano”. “Il testo – ha continuato Ciampi – si caratterizza per il tentativo di sistematizzare il pensiero conservatore. Il Conservatorismo si distingue dagli altri –ismi nel ‘900 per la sua natura per non dogmatica, per la sua adattabilità storica e per la sua apertura al cambiamento, che non deve però essere fine a sé stesso.

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