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L’unico sopravvissuto delle rivolte della Primavera Araba, la Tunisia, è leader del femminismo nel mondo arabo. In Tunisia circa 4000 donne guidano comuni e consigli municipali. La cifra rappresenta il 47,5 della totale gestione locale. Dopo la “Rivoluzione dei gelsomini” del 2010-2011, la politica tunisina è cominciata a tingersi di rosa grazie all’azione delle donne durante la formazione dell’Assemblea Nazionale Costituente del 2012 e il processo di trasformazione democratica nelle piazze e nel nuovo Parlamento.

L’apice di questo fenomeno, unico nei Paesi arabi, è stata la dichiarazione dell’articolo 6 della Costituzione, che determina l’uguaglianza tra donne e uomini, nonostante le critiche dei settori più conservatori del Paese. La Costituzione tunisina approvata nel 2014 è una delle più evolute in quanto a libertà democratiche e diritti civili nel mondo arabo.

Nelle elezioni del 6 maggio, i primi comizi municipali post-regime, la parità nelle liste elettori era garantita dalla legge. I partiti politici sono stati costretti ad alternare il genero per dare la stessa posizione a donne e uomini. Tuttavia, la Lega Elettorale Tunisina ha confermato diversi casi di violenza, intimidazione e discriminazione. La mentalità sessista ha radici molto profonde in Medio Oriente.

L’aumento delle attività di rivendicazione, denuncia e azione sociale hanno aumentato il protagonismo delle donne nella vita politica tunisina negli ultimi anni, sia tra laici, sia tra islamici moderati. Il femminismo in Tunisia sembra essere una questione trasversale.

Negli ultimi due anni il Codice di Statuto Personale Tunisino è stato modificato più volte per soddisfare le richieste della società, in speciale le donne. A settembre del 2017, il Parlamento cancellò la legge che vietava alle donne musulmane di sposarsi con uomini non musulmani ed è stata approvata una Legge contro la violenza di genere. A maggio è stata introdotta la parità di genere in questioni di eredità, sfidando così alcuni principi della sharia. In Tunisia oggi è possibile accedere al diritto di aborto in maniera anonima senza l’autorizzazione di un maschio.

Uno dei volti più noti della rivoluzione femminile tunisina è stato quello di Maya Jribi, una delle prime donne a guidare una formazione politica nel mondo arabo, il Partito Progressista Democratico. Jribi è morta il 19 maggio. Il New York Times l’ha ricordata come “un difensore tenace della democrazia anche durante i regimi, molto prima della Primavera Araba”.

Nel 2014 Khalthoum Kennou è stata la prima candidata donna alla presidenza della Tunisia. Ma resta ancora molto da fare, come ricorda Salwa Kennou, presidente dell’Associazione di Donne Tunisine per la Ricerca sullo Sviluppo (Afturd). La Tunisia si conferma così in un grande laboratorio democratico.

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