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La crisi del 2008, immortalata nella foto dei dipendenti di Lehman Brothers che lasciano la banca con lo scatolone in mano, è lontana. Almeno secondo il presidente Donald Trump, all’epoca magnate immobiliare con qualche incursione in televisione. La prova? Sta tutta nella recente decisione del Congresso, su spinta della Casa Bianca, di smantellare la riforma finanziaria varata all’indomani del crack Lehman dall’allora amministrazione Obama.

La legge Dodd Frank per l’esattezza, verrà progressivamente depotenziata a partire dai prossimi mesi. Via lacci e lacciuoli che finora hanno impedito a molti istituti di fondersi con altri e più disinvoltura nella vendita di prodotti finanziari. In fin dei conti la crisi iniziò proprio così, con la concessione di mutui (i famosi sub-prime) a chi non era in grado di rimborsarli. Ma forse, dieci anni di Purgatorio, sono serviti agli Usa per farsi gli anticorpi. E allora tanto valeva tentare.

Dopo l’ok del Senato, anche la Camera ha approvato in via definitiva la revisione fortemente voluta dalla Casa Bianca, con 259 voti favorevoli e 159 contrari. Numeri dai quale emerge con chiarezza come anche parte dei democratici abbia votato al favore del provvedimento. A questo punto manca solo la firma di Trump, che dovrebbe arrivare nel giro di pochi giorni.

Che cosa cambia? Nel dettaglio, le nuove norme prevedono che le banche di piccole e medie dimensioni non debbano sottoporsi ai severissimi controlli previsti dalla Dodd Frank e debbano rispettare requisiti meno severi rispetto alle big. Secondo i repubblicani, questo cambiamento favorirà la crescita economica e il credito bancario, esonerando gli istituti da oneri iniqui.

La cosiddetta Dodd Frank sulle banche è, o forse sarebbe meglio dire era,  la più grande riforma di Wall Street degli ultimi decenni, che imponeva delle regole ben precise alle banche, limitando per esempio l’uso di derivati e fondi privati e istituendo il Financial Stability Overisght Council. Nel gennaio del 2017 però, l’aria aveva cominciato a cambiare, visto che Trump aveva liquidato le norme contenute all’interno della legge definendole un autentico disastro.

Attenzione però, perché non tutta la riforma targata Obama verrà smantellata. Per esempio, rimangono in piedi i poteri d’emergenza in mano al governo, che potrà in qualsivoglia momento intervenire sul sistema bancario, attraverso, per esempio, l’amministrazione straordinaria, il cosiddetto chapter 11.

Cambia invece la soglia oltre la quale le banche vengano ritenute sistematicamente a rischio andando incontro a controlli più severi. Il limite viene aumentato di 5 volte: passando da 50 a 250 miliardi di asset.  Ora resta da capire il peso che avrà la mossa di Trump sul sistema bancario statunitense. Secondo il Financial Times, per esempio, l’allentamento della riforma voluto da Trump, apre la strada a una nuova ondata di fusioni e acquisizioni nel settore bancario americano. Le norme approvate liberano le Banche piccole e medie dai limiti imposti alle grandi Banche come JPMorgan e Citigroup, favorendo un possibile consolidamento.

 

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