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Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti. Specialmente se si parla di banche, magari quotate in Borsa. Succede questo. C’è un’istituto, il terzo in Italia, Mps, impegnato in una delicata fase di rilancio, dopo essere finita a un passo dal crack a causa di alcuni contratti (Alexandria e Santorini), a dir poco pericolosi. Lo Stato, per evitare guai più seri, ha fatto la sua parte, acquisendone per 5,4 miliardi di soldi pubblici la maggioranza, oggi al 68%, fino al 2021.

E poi c’è la Lega, azionista al 50% del prossimo governo che non ancora entrata a Palazzo Chigi (o al Tesoro), che per bocca del suo responsabile economico, Claudio Borghi, già mette le mani avanti e annuncia che no, la banca rimarrà pubblica e non tornerà in mano al mercato come si dovrebbe in un Paese membro dell’Ue e sì, l’attuale ceo Marco Morelli dovrà presto fare le valigie. Di più, il governo giallo-verde, se davvero vedrà la luce, andrà dritto a Bruxelles a dire che l’attuale piano di rilancio può tranquillamente essere considerato carta straccia.

Risultato? Ieri titolo, da poco riammesso alla Borsa (novembre), a -8,8% e questa mattina, dopo due sospensioni in crollo verticale al -4%. Queste le parole incriminate, ieri, pronunciate da Borghi e bollate dal ministro dell’Economia Piercarlo Padoan come un attacco a un investimento fatto con soldi pubblici: “Il cambio della governance di Mps non entra nel contratto ma è abbastanza probabile, quasi naturale pensarlo, ma è inutile metterlo nel contratto. E poi cambiamo amministratore delegato”.

Oggi, se possibile, ancora di più. “Non mi pento di quello che ho detto. L’istituto deve rimanere pubblico. Noi andremo a Bruxelles e ridiscuteremo il Piano di ristrutturazione della banca che prevede l’uscita dello Stato dal capitale nel 2021”. Confermata l’intenzione di sostituire l’attuale amminstratore delegato, posizione già espressa dall’esponente leghista lo scorso 16 febbraio proprio a Siena in occasione di un appuntamento della campagna elettorale per le politiche. “Quasi naturale pensarlo quello che c’è (di ad, ndr) è stato scelto da un governo che sta per andarsene” chiosa Borghi.

Ma è giusto affermare tutto questo quando c’è di mezzo un titolo quotato, peraltro in ripresa dopo settimane di buio, e i soldi di migliaia di correntisti? Non si discute l’opionione ma forse sulla modalità e la tempistica c’è molto da rivedere. Formiche.net ha chiesto il parere di Stefano Micossi, economista di lungo corso con un passato in Bankitalia e un presente e direttore generale di Assonime.

“Quello su Mps è un atto grave, irresponsabile, se queste sono le persone che ci governeranno dobbiamo essere preoccupati. Padoan ha avuto parole durissime ieri e ha fatto bene. Perché le parole sono importanti, hanno un peso, specialmente quando da professore di provincia si diventa o ci si appresta a diventare un personaggio con delle responsabilità. Dico solo una cosa, sono state frasi sconsiderate e prive di ogni senso di responsabilità, personalmente sono parecchio preoccupato, se questa gente andrà al governo”.

 

Mps, la Lega e il peso delle parole. L'opinione di Stefano Micossi

Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti. Specialmente se si parla di banche, magari quotate in Borsa. Succede questo. C'è un'istituto, il terzo in Italia, Mps, impegnato in una delicata fase di rilancio, dopo essere finita a un passo dal crack a causa di alcuni contratti (Alexandria e Santorini), a dir poco pericolosi. Lo Stato, per evitare guai più seri,…

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